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lunedì 19 dicembre 2016

"Prometto di sposarti ogni giorno" di Pedro Chagas Freitas






" Ci sono istanti che valgono vite intere."

" I bambini non sanno cosa sia il male anche se lo praticano."

" I sogni sono la parte migliore della vita di chi non ama."

" Sei un uomo impossibile da sopportare e sarebbe impossibile vivere senza di te. Così come io sono una donna impossibile da sopportare e tu non riusciresti a vivere senza di me."

" Non voglio tu sia tutto quello che voglio che tu sia, anche perchè neppure io sono tutto quel che vorrei essere."



Esordisco ammettendo che leggere questo libro è stata una faticaccia...una vera penitenza.
Se vi aspettate un romanzo e avete voglia di leggerne uno, questo libro non fa per voi;
non c'è una trama, non ci sono personaggi se non i due protagonisti che sono poi le due voci narranti (nella prima parte a scrivere è lui, nella seconda è lei, Barbara), la narrazione è scomposta, confusa; l'unico filo conduttore è l'amore tra i due protagonisti.

Pedro e Barbara si incontrano la prima volta su un treno; si vedono e si scelgono. Così inizia un amore smisurato ma anche quotidiano, fatto di piccoli grandi gesti, di pregi e difetti, e di una parte molto fisica e passionale.
L'autore ci trasporta in un flusso di brevi pensieri, che a tratti riesce a coinvolgere il lettore, ma che alla lunga diventa pesante, ripetitivo, noioso.
Nonostante tenti di presentarcelo come un amore importante ma anche simile a tanti altri, la celebrazione di questo rapporto sfiora secondo me l'assurdo e risulta, soprattutto nella seconda parte, stucchevole e melensa ad una dose davvero eccessiva.

Pedro Chagas Freitas insegna lettura creativa e ho trovato il suo modo di scrivere simile all'italiano Antonio Dikele Distefano.
Tante le frasi da annotare e su cui riflettere, ma non sono sufficienti a promuovere un libro davvero difficile da leggere, capire ed apprezzare, soprattutto dopo averne lette un centinaio di pagine e averne davanti ancora altrettante.



lunedì 28 novembre 2016

" Piccola dea" di Rufi Thorpe




" Ed è vero: tutti ignorano una donna in travaglio.
   Era così che nascevano i bambini.
   Era così che le donne venivano appese, come carne, a ganci al muro."

" Ed eccola qui, la dea che avevo tanto glorificato, eccola qui, seduta al tavolo della mia cucina.
   Ed era una tossica.
   Volevo nasconderla al suo sguardo come fosse la parte marcia di me stessa."

" Devi fidarti delle donne.Uccidiamo raramente, tranne se proprio non vi siamo costrette. Siamo molto ragionevoli."


Un romanzo sorprendente; da copertina e trama pensavo a tutt'altro genere, a qualcosa di leggero, un pò ironico, una storia di amiche d'infanzia...quelle robe lì...da leggere per ritrovarcisi un pò.
In realtà mi sono trovata a leggere qualcosa di molto diverso, di poco classificabile...
La storia inizia con Mia e Lorrie Ann adolescenti inquiete e amiche del cuore, la voce narrante è quella di Mia che da subito svela l'ammirazione appassionata che nutre nei confronti dell'amica, che ai suoi occhi è bellissima, buonissima, onesta, sincera, priva di alcun tipo di malizia, e per di più ha una famiglia perfetta.
Contrariamente a lei Mia ha alle spalle una madre pessima, un patrigno ininfluente e un padre inesistente, oltre a due fratelli minori che pesano interamente sulle sue spalle. Mia si sente perfida, sporca, egoista, la completa antitesi dell'amica, che però ad un certo punto, inaspettatamente, si ritrova a subire il suo stesso destino; entrambe restano incinte giovanissime, ma le loro differenti decisioni segneranno in modo del tutto opposto i rispettivi destini.
Da qui le loro strade inizeranno a dividersi e le loro vite, soprattutto quella di Lorrie Ann, prenderanno una piega inaspettata e a tratti surreale, come lo saranno i loro dialoghi, i racconti dei suoi viaggi in India, del loro ritrovarsi ad Istanbul...
I racconti di Lorrie Ann sono davvero surreali, le riflessioni con Mia, una volta adulte, sfiorano la filosofia, esplorano concetti e mondi profondi, impalpabili, non incasellabili. Pian piano Mia si renderà conto di non aver mai conosciuto davvero Lorrie Ann, di averla idealizzata per anni, ma nonostante veda crollare lentamente, davanti ai suoi occhi, l'immagine perfetta che aveva dell'amica, arrivando persino a provare orrore nei sui confronti, non riuscirà mai a staccarsene completamente.
"Piccola dea" è un romanzo molto ben scritto, che riesce ad affrontare temi come l'aborto, la tossicodipendenza, la disabilità, l'eutanasia, la maternità con tutte le sue sfumature, il primo innamoramento di una ragazza che è spesso quello che la lega alla sua migliore amica, con estrema sincerità, con grande realismo, senza mai risultare pesante e soprattutto senza mai cadere nella banalità.
Condito da riferimenti mitologici (la dea Inanna e la sua storia sono un parallelismo alla storia) e di attualità, penso di poterlo definire anche un'opera colta, modernamente filosofica.
Una lettura al femminile senza essere femminista, una lettura onesta e appassionata.
Un buon libro che ti trascina nel suo vortice fino all'ultima pagina e ci incanta ponendoci una semplice domanda; "Ci meritiamo forse la primavera?".



venerdì 18 novembre 2016

" Fan della vita impossibile" di Kate Scelsa




Dal titolo e dalla copertina di questo libro si pensa subito ad un romanzo leggero, da teenager, poco impegnativo, ma dalle recensioni in cui mi sono imbattuta prima di decidermi a leggerlo ho capito che si trattava di qualcosa di più.
In effetti il libro è uno Young Adult, la storia si basa sulla vita di tre adolescenti, ma di leggero e superficiale ha molto poco.

Tre adolescenti, tre vite che si incontrano, si intrecciano, si danneggiano.
Mira vive all'ombra di una sorella perfetta ed è reduce da un periodo di profonda depressione e tendenze suicide.
Sebby è orfano e vive con una famiglia affidataria molto diversa da lui, due mondi che non si incontrano, e ha conosciuto Mira in una clinica psichiatrica. Da lì la loro amicizia si è fortificata fino a renderli quasi inseparabili, fino a quando nelle loro vite entrerà Jeremy, la cui famiglia è composta da due padri ed è stato vittima di bullismo, cosa che lo ha reso molto solitario ed insicuro.

Le recensioni che ho letto erano tutte molto positive, ma da parte mia non me la sento di promuovere questo libro, fondamentalmente perchè non ha saputo coinvolgermi e colpirmi come vorrei che un libro facesse.
La storia è molto forte, affronta tematiche serie e complicate quali l'omosessualità, il bullismo, la depressione, il difficile rapporto con la famiglia e con i compagni di scuola, ed è narrata a tre voci alternativamente, cosa che la rende a mio avviso un pò troppo confusa e tende a non approfondire il punto di vista di nessuno dei tre ragazzi.
La prima e la seconda parte mi sono sembrate prolisse, dilatate e noiose, la terza parte è la migliore ma il finale lascia con l'amaro in bocca.
Non posso però non citare alcune frasi che spiccano per la loro profondità e poesia, eccole qui...


" Con la porta chiusa al mondo esterno, Mira poteva smettere di fingere di sapersela cavare, di essere in grado di sopravvivere. Lei e la vita non sempre sembravano piacersi molto. Era bello poterlo ammettere."

" ...svitai il tappoe spremetti una perfetta striscia di colore sulla tavolozza. Volevo lasciarla lì così, meravigliosa nella sua possibilità. Non appena l'avessi trasferita sulla tela con una pennellata, sarei stato resppnsabile del risultato, delle inevitabili imperfezioni."

" - Immagino che staremo seduti qui ad aspettare che questa notte finisca. Ogni notte deve finire prima o poi.-"

" L'amore ricorda i luoghi dove si è posato."
 










martedì 25 ottobre 2016

" Rosso Istanbul" di Ferzan Ozpetek





" Mi spiegò, con calma, che non c'erano assassini, che quelle erano bugie, che non c'è da aver paura dei nostri vicini di casa, o di banco, o di confine. C'è da aver paura solo dell'odio e dei pregiudizi."

" Ho imparato che ci sono amori impossibili, amori incompiuti, amori che potevano essere e non sono stati. Ho imparato che è meglio una scia bruciante, anche se lascia una cicatrice: meglio l'incendio che un cuore d'inverno. Ho imparato, e in questo ha ragione mia madre, che è possibile amare due persone contemporaneamente. A volte succede: ed è inutile resistere, negare, o combattere."

" Ci sono momenti nella vita in cui facciamo cose senza sapere davvero perchè. Come spinti da una forza inarrestabile, da qualcuno o qualcosa."


Dopo il romanzo di Pupi Avati "Il ragazzo in soffitta", mi sono cimentata nella lettura del romanzo di un altro regista che amo molto, Ferzan Ozpetek ("Le fate ignoranti" uno dei suoi film più celebri, senza contare "La finestra di fronte", "Saturno contro", ecc.).

"Rosso Istanbul" è un romanzo molto autobiografico; il regista ritrova le sue origini in uno dei suoi viaggi di ritorno a casa, dove si reca a trovare la madre e dove sono rimasti anche i suoi fratelli e amici di infanzia.
Il suo viaggio ad Istanbul si sfiora con quello di una seconda protagonista, Anna, in viaggio di lavoro e piacere col marito ed un'altra coppia più giovane.
La permanenza di Anna nella città verrà segnata da un evento che ne stravolgerà completamente la sua vita di ordinaria moglie quarantenne in carriera.
Come Ferzan ritorna indietro nel tempo alla sua infanzia e adolescenza, al rapporto col padre ormai scomparso, alla donna che è stata sua madre, alla complicata affermazione della sua sessualità, così Anna si ritrova catapultata in una città a lei sconosciuta e denudata di tutte le sue certezze, della sua routine, dei suoi obiettivi, e Istanbul diventa per lei un forzato quanto agognato ritorno a se stessa.

Nessuno più di Ozpetek riesce a descrivere i paesaggi, le atmosfere, i colori e gli odori di una città piena di contraddizioni come Istanbul, e a trasporre sulla carta, come nei suoi film, sensazioni, ricordi, sentimenti.

"Rosso Istanbul" è un centinaio di pagine di pura poesia, di liberazione e leggerezza, di nostalgia e fiducia nel futuro, su cui il regista sta ovviamente girando un omonimo film certamente da vedere.


martedì 18 ottobre 2016

"Io prima di te" di Jojo Moyes





" La cosa che non puoi capire riguardo all'essere madri finchè anche tu non lo diventi è che quello che vedi davanti a te non è un uomo adulto, il cucciolo impacciato, irsuto, puzzolente, ostinato, con le sue multe per divieto di sosta, le scarpe sporche e una complicata vita sentimentale. Vedi tutte le persone che è stato riunite in una sola."

" -Qualche volta, Clark, sei praticamente l'unica ragione per cui desidero alzarmi al mattino.-"

" Aveva un'aria stranamente assente, come se il Will che conoscevo fosse partito per un breve viaggio e avesse lasciato soltanto il suo guscio. Per un attimo mi domandai se succedeva così quando le persone morivano."

" E tutto quello che posso dire è che tu...tu fai di me una persona che non potrei nemmeno mai immaginare di essere. Mi rendi felice anche quando sei intrattabile."

So che non si tratta di una lettura originale, dato che "Io prima di te" è un vero e proprio "best seller" e che è da poco uscito al cinema l'omonimo film, ma essendo stato consigliato tempo fa da una delle mie scrittrici preferite, non ho potuto esimermi dal leggerlo.
Confesso che non ho avuto un approccio facile ed immediato con questo romanzo. L'inizio non mi ha entusiasmata, la prima parte mi ha tenuta a debita distanza...mi rendevo conto di rimandarne continuamente la lettura e non capivo perchè. I personaggi mi spiazzavano, non mi coinvolgevano più di tanto, la storia mi pareva priva di possibili sviluppi interessanti, la condizione di Will mi sembrava troppo dolorosa.
Poi di colpo tutto è cambiato.
Di colpo è scoccata la scintilla per Louisa, protagonista e voce narrante, colei che deve trovarsi a tutti i costi un nuovo lavoro dopo che il bar per cui lavorava e a cui era eccessivamente affezionata, chiude improvvisamente i battenti. Colei che vive ancora con la sua famiglia d'origine, in serie difficoltà economiche, che ha una sorella minore votata allo studio e alla carriera nonostante ragazza madre, colei che mai si mosse dalla piccola cittadina turistica a due ore da Londra in cui nacque.
Quando l'agenzia interinale le propone un lavoro di assistente ad un uomo tetraplegico, quasi non crede alle sue orecchie; non ha nessuna esperienza in quell'ambito, non se la sente, non ha proprio nessuna voglia di ridursi a lavare ed accudire un disabile. La paga però è ottima, e Will ha già un infermiere che si occupa di quelle incombenze che la terrorizzano, inoltre si tratta di un impiego di soli sei mesi............

"Io prima di te" è un romanzo d'amore ma non nell'eccezione riduttiva del termine. E' un romanzo che narra l'amore nella sua forma più pura, più intensa, più generosa seppur nel suo intrinseco egoismo.
E' una storia che lacera, che illude, che lascia senza parole, che sconvolge, ma allo stesso tempo riesce persino a divertire, a strappare più di un sorriso, pur affrontando temi duri come la disabilità e l'eutanasia.
La scrittura, il modo di trattare certi temi, riesce a scuotere senza ferire; ecco il vero pregio di questo libro.

Non sono solita guardare films tratti da romanzi, ma credo che questa volta farò un'eccezione, mentre non credo che leggerò il seguito, che in questo caso secondo il mio punto di vista non ha ragione d'essere.

mercoledì 28 settembre 2016

"Un disastro chiamato amore" di Chiara Giacobelli


" -Viv, ricordati che l'ipocondria ti salverà la vita.- 
  Vero, nonna, in questo momento me la sta salvando eccome."

" -La verità è che ho paura di tutto e non menito niente! io...non so stare al mondo.- "

"  Se con una birra e mezza ho provato a violentare Alex davanti alla porta della mia camera, non so di cosa sarei capace dopo una degustazione completa di Vermentino."


Vivienne è una giornalista free lance e vive a Parigi. Ha una vita sentimentale inesistente e un lavoro che non la soddisfa, ma proprio grazie ad un articolo scritto da lei e riguardante la sua attrice preferita, la sua esistenza subirà una rapida ed inasepettata trasformazione; le verrà infatti chiesto da uno dei figli, di scrivere la biografia della madre. Per farlo dovrà quindi trascorrere un'estate in Liguria, nella dimora della famiglia Lennyster, tra misteri, luoghi incantevoli, oscure dinamiche famigliari e soprattutto Alex, il figlio dell'attrice, che lei immaginava felicemente sposato e uomo maturo ed impeccabile.

Questo libro, che ho letto proprio grazie alla gentilezza ed umiltà dell'autrice, è una storia inebriante, fresca, leggera senza essere superficiale.
Vivienne è un vero disastro, come solo noi donne un po' goffe e distratte sappiamo essere; impossibile non riconoscersi in lei (almeno per me!), nelle sue paure, nella sua comicità, nella sua ipocondria, nei suoi pensieri.
Alex è il vero principe azzurro, direi troppo perfetto per essere vero, ma in questa storia non poteva essere diversamente, serviva proprio un Alex bello e gentile e simpatico e misterioso e così via.

Tra esilaranti gag, momenti di pura comicità (si ride davvero, non esagero), personaggi misteriosi, Vivienne ed Alex si rconoscono; entrambi hanno alle spalle storie famigliari di sofferenza e solitudine, entrambi aspettano di trovare la propria parte mancante, e noi non possiamo che fare il tifo per loro.

Insomma una storia d'amore, come suggerisce giustamente il titolo, ma non solo quello.
Una storia ricca di colpi di scena e di paesaggi suggestivi descritti in modo impeccabile, una scrittura limpida e sincera, ed un finale che fa pensare forse ad un seguito.
Di sicuro quello di Chiara Giacobelli è un esordio brillante che potrebbe tranquillamente prestarsi alla sceneggiatura di un film, e che fa venire voglia di leggere altre sue storie in futuro.




mercoledì 14 settembre 2016

" Non aspettare la notte" di Valentina D'Urbano


" ...non la tocca mai dove è liscia e sana perchè in quei punti è come le altre, mentre tutto il suo essere, tutte le sue paure e le sue lotte, l'essenza stessa di lei, stanno lì, dentro le sue ferite."

" Non ti innamori delle cose perfette, senza segni. Le cose perfette sono di tutti. Ti innamori delle zone d'ombra, delle crepe, delle storture che vedi e senti dentro, che ti appartengono. Ti innamori di chi è riuscito a sopravvivere."


Valentina D'Urbano è per me qualcosa di più di una scrittrice di romanzi, trovare un aggettivo che la definisca è quantomeno riduttivo.

"Non aspettare la notte" è il suo quinto romanzo (grazie a Longanesi per avermene mandato una copia), ed esce dagli schemi dei racconti precedenti, motivo per cui nella prima parte mi ha un po' spiazzata; non ritrovavo gli ambienti decadenti, i personaggi ai limiti, la spietatezza della realtà in cui vivevano e si muovevano.
Superato però l'impasse iniziale, come sempre le sue storie e le sue parole prendono il sopravvento e ti trascinano con la loro foga, con la loro drammaticità, con la loro crudezza.

Angelica è giovane e molto ricca, ma è anche stata vittima della follia di sua madre, che quando lei era solo una ragazzina si è uccisa, e lo ha fatto con lei, con lei che però è sopravvissuta ma è rimasta segnata nel corpo, completamente sfregiato, e nell'anima.
Tommaso al contrario è un ragazzo allegro, vitale, casinista, ma l'ombra di una malattia degenerativa che lo sta portando alla cecità incombe su di lui sempre più velocemente.
Angelica e Tommaso si incontrano e in qualche modo si riconoscono, si sentono, si percepiscono, e la loro storia sarà una lotta contro il tempo, una storia di rivalsa ma allo stesso tempo di autodistruzione (ora, non vorrei ripetermi, ma come in Acquanera ho trovato qualche analogia con "L'amica geniale" della Ferrante), di gioia e di cupa disperazione, di speranza e di abbandono.

L'amore di cui parla questo libro va oltre le apparenze, oltre gli sfregi, ben visibili a tutti, di Angelica e oltre l'impossibilità di Tommaso di vederla con nitidezza, come gli altri possono invece fare.
A loro non serve vedersi, a loro basta sentirsi, percepirsi, esserci uno per l'altra, ma la vita non è tutta lì e quando li porterà a percorrere altre strade niente sarà più lo stesso, e sarà a quel punto che la notte tenterà di impossessarsi delle loro vite e delle loro illusioni, dei loro sogni e delle loro paure.

Dopo la feroce concretezza della Fortezza (quartiere in cui sono ambientati tre dei suoi romanzi), Valentina ci trascina in una storia quasi astratta, in cui l'ambiente perde la sua importanza per lasciare spazio a sensazioni, immagini tratteggiate, fotografie, ricordi, pensieri. E lo fa con la sua scrittura dirompente, cattiva, unica, regalandoci l'ennesima storia da non dimenticare.

giovedì 1 settembre 2016

" Quando la notte è più luminosa" di Nadia Hashimi


" Ci spostavamo verso paesi che non ci volevano, e temevamo a ogni passo di essere rimpatriati."

" Voglio una vita che non mi si sbricioli tra le mani. Un giorno tornerò polvere ma, fino ad allora, voglio vivere."

"Questo romanzo è stato ispirato dalla massa di persone di tutto il mondo che cercano un luogo da poter chiamare casa."  (parole dell'autrice nei ringrazimenti finali).

La storia di Fereiba; nata a Kabul, orfana di madre,un'infanzia difficile con la matrigna e le sue figlie, ed un padre incapace di proteggerla e di non farla sentire colpevole della morte di sua madre, morta nel darla alla luce. Poi il matrimonio, i figli, e l'arrivo dei talebani, l'inizio di una guerra feroce che li constringerà a scappare dalla loro terra, dalle loro origini, per imbarcarsi in un viaggio della speranza, un viaggio alla cieca, passando per Turchia, Grecia, Italia, Francia, nel tentativo disperato di raggiungere l'agognata Inghilterra dove vive una delle sorelle di Fereiba.

"Quando la notte è più luminosa" è un romanzo splendido che narra la fuga dall'incubo dei talebani in Afghanistan di una famiglia come tante, attraverso le voci della madre Fereiba e quella del figlio maggiore Saleem.
E' un libro che dovrebbero leggere tutti, che affronta il tema attualissimo dell'immigrazione e ci fa comprendere cosa significhi avere paura, vivere nel terrore e nella speranza continua di trovare un posto che non ti ripudi e che ti possa offrire un'altra possibilità ed un briciolo di tranquillità.
Attraverso una scrittura fluida e semplice, Nadia Hashimi riesce a descrivere situazioni atroci con grande delicatezza, a far vivere questa storia sulla pelle del lettore, a tenerlo sempre sul filo del rasoio, proprio come chi fugge ogni giorno dall'incubo della guerra e della violenza più bieca, trovando solo ulteriori, enormi difficoltà e chiedendosi ogni giorno se abbia fatto la cosa giusta.

"Quando la notte è più luminosa" è un libro pieno di speranza, è un urlo di denuncia, un inno alla solidarietà.
Un romanzo da leggere senza se e senza ma, da introdurre nelle scuole, per capire che Fereiba e Saleem, e i "profughi" che vediamo ogni giorno, potremmo essere tutti noi, e che le frontiere forse, in casi come queste, dovrebbero lasciare il posto all'accoglienza e alla comprensione.







lunedì 15 agosto 2016

" Ovunque tu sarai" di Fioly Bocca


" Penso che sono solo una piccola formica sulla crosta del mondo, innocente e colpevole, come tutti."

" Perche questa è la vita, ora lo vedo: la prova di un funambolo alla ricerca di equilibrio."

" Partire, quasi sempre, non è andare lontano, ma tornare a se stessi."

"...ogni lingua imparata è un passaporto per una vita nuova."


Anita, trentenne cresciuta in un paesino di montagna, vive da diversi anni a Torino. Ha un lavoro sicuro ed un fidanzato, Tancredi, con cui progetta matrimonio e figli.
Anita però ha anche una madre molto malata, e non vuole ammettere a se stessa che il cancro se la sita portando via per sempre, e insieme a lei una parte della sua vita.
Non vuole ammettere nemmeno, soprattutto davanti a sua madre, che la sua vita non è perfetta come sembra, e per questo ogni sera le scrive una mail mentendo accuratamente, descrivendole una realtà a dir poco edulcorata.
Sarà proprio la scomparsa della madre, e l'incontro inaspettato con Arun, scrittore di favole per bambini, a segnare una svolta, a permetterle di riappropriarsi della sua personalità e delle sue scelte.

"Ovunque tu sarai" è un romanzo delicato, commovente, saggio, femminile.
Anita è una donna in cui la maggior parte di noi si può ritrovare, una donna smarrita in una routine rassicurante da cui si lascia trascinare senza nessun tipo di soddisfazione, senza poter scegliere nulla, senza vedere alcuna via d'uscita. Persino il suo aspetto fisico le appare spento, dimesso, e proprio guardandosi allo specchio deciderà di tornare ad essere se stessa e di riprendersi la sua indipendenza restituendosi una possibilità.
L'autrice, che non conoscevo, ha una scrittura accurata ma scorrevole, e sa stupire il lettore con tante piccole, indimenticabili perle di saggezza.
Un romanzo sicuramente da leggere, un'autrice da scoprire.



mercoledì 10 agosto 2016

" Una volta nella vita" di Ahmed Dramé


" Non sopporto l'ingiustizia. L'impotenza dei deboli di fronte alla prepotenza dei forti mi dà il voltastomaco. Allora, se sono un testimone oculare, se mi riferiscono un fatto che mi disturba, provo l'impulso di intervenire. Non posso farne a meno. Intendo dire che non è per meuna questione di coraggio, ma solo di orgoglio."

" Le barriere, siamo noi a crearle. Basta negarle perchè smettano di esistere."

Questa è la storia del film che ha commosso la Francia e che è uscito proprio nel Giorno della Memoria.
E' una storia particolare perchè riguarda il riscatto di Ahmed, l'autore, nato e cresciuto nella banlieu parigina, a Creteil.
Crescere in una banlieu ed essere di colore suona come una condanna anche ai giorni nostri, ma Ahmed non si rassegna al suo destino e, grazie ad una madre tenace e dedita al sacrificio, e ad un'insegnante un pò fuori dalle righe, otterrà l'agognato riscatto. Lo farà riscoprendo, insieme alla sua scapestrata classe, una pagina terribile della nostra storia, l'Olocausto. Lui ed i suoi compagni sapranno guardare negli occhi le immagini di quelle persone solo apparentemente lontane, sapranno immedesimarsi in loro e percepire il loro dolore, e Ahmed stesso scriverà la sceneggiatura e il soggetto del film.

E' una storia di speranza, di tenacia, di riscatto, ma il libro non decolla; è molto breve (84 pagine), poco approfondito, scritto in maniera fin troppo semplice e quasi sbrigativa, non coinvolge nonostante l'argomento sia molto forte.
Probabilmente il film sarà di gran lunga migliore, per questo il libro era francamente evitabile.



sabato 6 agosto 2016

" Mess" di Ilaria Soragni


" Mavis non sapeva cosa volesse dire avere bisogno della violenza, ma poteva immaginare..."
 

Ho letto questo romanzo perchè la trama mi sembrava originale e perchè spesso gli Young Adult riservano grandi sorprese.
Ecco, non è questo il caso e mi stupisco ancora delle recensioni positive che ho letto sul web.
La trama era appunto promettente; ambientato in un riformatorio, protagonisti Mavis, finita lì un pò per sbaglio, e Niall, accusato invece di crimini piuttosto gravi. Il loro è un amore a prima vista, e a far da contorno ci sono altri giovani detenuti e le loro storie.
Detta così potrebbe anche essere una storia credibile, se non fosse per come l'autrice la tratta e la rende assolutamente priva di senso, come privi di senso sono anche i titoli in inglese che dà ad ogni capitolo.
Il riformatorio sembra un centro estivo; gente che va da una cella all'altra senza controllo, ragazzi e ragazze sempre insieme, che dormono nello stesso letto, che riescono a non prendere quasi mai le medicine prescritte. Persino Niall, che dovrebbe essere il detenuto più pericoloso, che viaggia con manette e guardie al fianco, non si sa come riesce a stare sempre in mezzo agli altri e insieme all'amata Mavis.
I motivi per cui alcuni dei personaggi scontano la loro pena sono trattati davvero in maniera assurda; uno di loro è un bravo ragazzo ma in un periodo di stress ha tentato di strangolare la sorella (????).
Il finale e la storia stessa non stanno in piedi, i personaggi si basano su stereotipi imbarazzanti, tanto imbarazzanti quanto i tentativi dell'autrice di trasformare Niall in un ragazzo quasi perfetto nonostante ciò che ha fatto.
Parlando della scrittura, ho perso il conto di quante volte ho letto le parole "fianchi" e "ridacchiò". Una morìa di vocaboli, delle descrizioni e metafore stucchevoli e prive di senso che rendono la storia poco chiara, una grammatica elementare.
Solo dopo ho scoperto che l'autrice ha diciassette anni e ha scritto questo romanzo utilizzando il telefonino e pubblicandolo poi su Wattpad, dove ha avuto un seguito molto consistente di adolescenti che le ha permesso poi di pubblicarlo. Sempre dopo ho scoperto che si tratta dell'ennesima fanfiction sui poveri One Direction.
Però io mi chiedo; ma perchè se si vuole scrivere un libro, pur essendo così giovani, non ci si informa prima molto bene dei temi che si vogliono trattare??? Va bene la fantasia ma qui si sfiora proprio l'assurdo, e l'unico merito che mi sento di riconoscere alla Soragni è quello di aver trattato il tema della violenza da parte di guardie e direttori carcerari a discapito dei detenuti.
Ecco almeno in questo si intravede uno spiraglio di realtà.


giovedì 28 luglio 2016

" Chi manda le onde" di Fabio Genovesi



"  No, non si può vivere così, questo non è vivere, è morire al rallentatore."

" - La vita è questa qui, ragazzi, è meglio che lo imparate subito. La vita è un temporale, è una burrasca. E' una tempesta di schiaffi, con dentro ogni tanto, per sbaglio, una carezza."

" Mi sa che il problema non sono le bugie. Il problema è la verità, che fa proprio schifo."

"Chi manda le onde" è un romanzo che parla di solitudini. Solitudini differenti, subite o volute, tristi o più scanzonate, ma sempre di solitudini si tratta.
La storia è narrata a voci alterne; Serena, madre di Luca e Luna, due personalità opposte. Luna, la figlia tredicenne e albina, isolata e presa in giro dai compagni di scuola, e infine Sandro, coetaneo di Serena, quarantenne che vive ancora coi genitori, nella sua cameretta, senza aver veramente mai vissuto.
Le loro vite si sfiorano e si incrociano, in una concatenazione di eventi ma soprattutto di pensieri, perchè di sicuro questo non è un romanzo basato sulle azioni; i fatti intorno a cui ruota sono pochi e anche piuttosto scontati, la forza di questo romanzo non sta negli accadimenti bensì nell'accurata introspezione che l'autore riesce a fare di ognuno dei tre personaggi principali.
Sembra di entrare nella testa di ognuno di loro, personaggi sempre sull'orlo del precipizio, sembra anche di conoscerli un pò perchè di persone come Sandro ne è pieno il mondo e forse c'è un pò di Sandro in ognuno di noi a volerlo ammettere.
Altra perla sono personaggi secondari come Zot, ragazzino che arriva da Chernobyl e parla e si comporta come un vecchio aristocratico, e Ferro, suo nonno adottivo, bagnino in pensione, che esterna la sua saggezza tramite parolacce e modi poco amichevoli.
Se si pensa ad un libro estivo, da leggere sotto l'ombrellone, si resterà delusi, perchè pur essendo ambientato a Forte dei Marmi e pur avendo il mare un ruolo centrale, simbolico e decisivo, non è un libro leggero, non lo si legge con facilità, e personalmente penso che sia un pò troppo prolisso; oltre quattrocento pagine che potevano essere molte di meno.
Detto ciò, la mole di lavoro svolta dall'autore è senza dubbio da premiare (e infatti il libro ha vinto il Premio Strega Giovani 2015), come la sua spiccata dote di analisi, e il linguaggio popolare che dà alla storia un'aura di concretezza e ironia e ti strappa più di una risata.
" Siamo tutti normali, finchè non ci conosci abbastanza.".....c'è da aggiungere altro?


venerdì 15 luglio 2016

" La lettera" di Kathryn Hughes


" Avrebbero potuto essere una famiglia, avrebbero dovuto essere una famiglia, ma la sua crudeltà gliel'ha impedito."

" Molto tempo prima, un giovane aveva scritto una lettera simile alla sua innamorata. Se non l'avesse fatto, lei non sarebbe stata lì, ora, nell'impaziente attesa di trascorrere il resto della sua vita con l'uomo che amava."


Avevo sentito parlare molto di questo romanzo uscito di recente e subito diventato un caso editoriale, e mi ero ripromessa di leggerlo perchè la storia mi incuriosiva.
Beh devo dire che ha superato le mie aspettative.
Due storie si intrecciano su due piani temporali differenti; due donne con una storia molto forte, vissute in due epoche lontane; Tina ai giorni nostri, sposata con un uomo violento e intrappolata in un amore fatto solo di illusioni e speranze. Chrissie a ridosso della Seconda guerra mondiale, travolta dal suo primo amore, ostacolato senza pietà dal severo e violento padre.
Due vite legate da una lettera, una lettera che cambierà per sempre la vita di molte persone, in una concatenazione di eventi che terrà il lettore incollato alle pagine di questo libro fino alla fine.

Il tema della violenza sulle donne irrompe con tutta la sua crudezza in entrambe le storie portando a conseguenze estreme ed irreparabili nella vita di entrambe.
Gli intrecci tra le vite di Tina e Chrissie sono curati in maniera molto minuziosa e per questo la storia risulta assolutamente credibile e coerente, riuscendo a mantenere viva la curiosità del lettore fino alla fine.

"La lettera" è secondo me un romazo d'esordio (sì l'autrice, a dispetto di ciò che si possa pensare leggendo, è al suo primo romanzo) sorprendente e da non perdere, ben strutturato e scorrevole, che ci regala due storie e dei personaggi davvero indimenticabili.





lunedì 11 luglio 2016

" Oltre l'arcobaleno" Autori vari


"Lei guardava le scarpe dell'infermiera, scarpe scure, grosse, da uomo, adatte a camminare ovunque, sulla terraferma, sulla tolda beccheggiante del traghetto, sull'acciottolato della loro isola. Le sarebbe piaciuto averne di simili per il suo cuore." - "Oltre" di Francesca Masante

" L'amore, in qualsiasi forma si manifesti, non conosce sporcizia di nessun tipo. Non avrà mai nulla a che fare col peccato." - " La spada degli ultimi" di Giada Gaudino

" Questo modo di essere lontani è forse l'unico che ci permette di non perderci del tutto." - "Lasciarsi, un giorno" di Francesco Mastinu.


"Oltre l'arcobaleno" è una raccolta di quindici racconti di autori diversi che raccontano l'amore.
Qui ci si dovrebbe fermare se vivessimo finalmente in un mondo privo di discriminazioni.
Invece tocca specificare che questi quindici autori parlano di un amore considerato quantomeno diverso, l'amore tra persone dello stesso sesso.
Lo fanno ognuno a suo modo, con originalità, con profondità, con sensibilità. Lo fanno per farci capire che l'amore è tale nonostante tutto, che non ci sono limiti, che non ci sono distanze incolmabili e differenze che possano farci pensare che un tipo di amore sia meglio di un altro, e devo dire che ci riescono benissimo.
Personalmente non amo leggere raccolte di racconti perchè perdo sempre un pò il filo del discorso, non riesco ad entrare bene nella storia se mi devo dividere in tante storie diverse, ma in questo caso ho davvero apprezzato l'impronta differente con cui viene trattato lo stesso tema, le diverse sfumature, i vari punti di vista con cui ogni autore riesce a rendere il proprio racconto totalmente diverso dagli altri.

Degni di una nota speciale sono i racconti "Oltre" di Francesca Masante (che ho già amato pazzamente nel suo romanzo "Sul lato oscuro della luna") , "La spada degli ultimi" di Giada Gaudino, "Lasciarsi, un giorno" di Francesco Mastinu.

I proventi della vendita di questo libro andranno all'Associazione Avvocatura per i Diritti LGBTI.

Come scritto nella prefazione:

"Perchè questa Antologia? Perchè viviamo in un tempo in cui il prossimo non è poi così prossimo e intorno a noi esistono esseri umani dotati di sagacia, altruismo, umanità e mille altre qualità ma che troppo spesso riscontrano nella loro quotidianità indifferenza e difficoltà."
E la conclusione che non posso che condividere "La letteratura aiuta a vivere!".
Ecco perchè leggere questi racconti, perchè è giunta l'ora di aprire la mente e fare nostro il famoso detto "Vivi e lascia vivere".


lunedì 27 giugno 2016

" Ragazze mancine" di Stefania Bertola


" A spingermi non era un particolare amore per il denaro, o il desiderio di comprarmi molte cose. Il mio obiettivo era un altro: non volevo dover mai nella mia vita lavorare, e volevo invece trascorrere la mia intera esistenza a leggere, ascoltare musica, vedere i posti e imparare cose. Volevo una vita da dedicare al piacere di studiare."

" Più ne sento parlare, di questa cognata, più mi fa venire in mente Guenda. Esisteranno anche cognate adorabili, ma certo io non ne conosco."




Adele conduce una vita agiata che è poi la vita che ha sempre sognato; non lavora, dipende da un marito ricco, e non fa nemmeno la casalinga. Adele è cinica e sufficientemente egoista da non desiderare figli, cani o qualsiasi altro tipo di legame affettivo che possa vincolare la sua libertà.
Improvvisamente però si ritroverà povera, senza casa, e obbligata a provvedere a se stessa e ad un cane.
Al culmine della disperazione, ecco che nella sua vita entra Eva con la figlia poco più che neonata, e a causa di un medaglione trovato casualmente da Eva, le loro vite prenderanno strade improbabili.

Difficile spiegare davvero un romanzo come "Ragazze mancine", difficile incasellarlo in un genere e dargli un'unica chiave di lettura.
E' un romanzo al femminile, in cui le protagoniste sembrano esattamente l'opposto di ciò che sono in realtà. Adele inizialmente è detestabile ma finisce per risultare geniale e di un umorismo irresistibile, Eva appare come una scapestrata ma alla fine risulta inaspettatamente saggia e responsabile.
L'autrice ci narra con grande maestria le vicende di una galleria di personaggi così vasta e ben assortita da non risultare mai noiose, e per farlo usa il pretesto di un equivoco legato al medaglione da cui Eva non si separa mai, e che alla fine sarà la chiave di tutto.
E' un romanzo degli equivoci, è la possibile sceneggiatura di un film; il ritmo incalzante, gli intrecci ben riusciti, i tempi perfettamente incastrati, l'originalità.
Ecco, l'originalità direi che è proprio il punto forte di questo libro, da cui le protagoniste femminili escono vittoriose a discapito di quelle maschili, in nome dell'indipendenza, dell'autostima e dell'emancipazione che non sono ancora del tutto scontate.
Insomma un bel libro, uno stile fresco e brillante, un'autrice originale e ironica, e chissà che magari prima o poi "Ragazze mancine" non diventi anche un film.




venerdì 17 giugno 2016

" Il luogo del cuore" di Emily Giffin



" -La nostra relazione è cominciata all'improvviso.- dice mentre mi concentro sulla parola "relazione". -Molto all'improvviso. Non lo conoscevo per niente e poi è diventato tutta la mia vita.-"

" Comincio a capire che non ho risposte e quanto è difficile essere genitori. Essere parte di qualunque relazione."


Marian vive la vita che avrebbe sempre voluto; celebre produttrice televisiva, ricca e con una bella casa a New York, un fidanzato potente e gentiluomo, aperitivi e cene in locali chic, abiti costosi.
Per avere questa vita però ha dovuto mettere a tacere una parte di sè e custodire un segreto molto ingombrante, almeno fino al giorno in cui la diciottenne Kirby non busserà alla sua porta, facendo riaffiorare in lei ricordi, rimpianti e quella Marian che aveva ormai dimenticato potesse esistere ancora.

"Il luogo del cuore" a dispetto del titolo banale è un bel romanzo, che affronta tematiche importanti quali l'adozione, l'aborto, la ricerca delle proprie origini, la caducità delle apparenze.
Narrato in prima persona a voci alterne, quelle della trentaseienne Marian e della diciottenne Kirby, coinvolge in un crescendo di curiosità nei confronti delle loro rispettive vite e personalità, delle storie d'amore passate e presenti che ci fanno scoprire personaggi maschili indimenticabili.
Grazie ad una scrittura fluida e mai noiosa, ad una descrizione minuziosa di New York e delle sue "manie", ad un affresco della provincia americana e ad una galleria di personaggi interessanti, nonchè ad un'attenta analisi delle dinamiche interiori femminili, risulta impossibile non lasciarsi coinvolgere fino alla fine e a non sentire la mancanza di Marian, Kirby, Conrad e tutti gli altri.

Un bestseller americano degno di questa fama.



lunedì 6 giugno 2016

" Pensavo di scappare con te" di Francesco Gungui


" Chissà se erano felici sul serio. Nelle foto sembriamo sempre tutti felici. Perchè tutti ti dicono - Sorridi- e tu sorridi. Nessuno ti dice - Ehi bella, stai ferma e tira fuori l'espressione che corrisponde al tuo stato d'animo." Ma è un peccato. Le foto ricordo sarebbero molto più veritiere."

"...io penso che se fosse un animale non si preoccuperebbe. La preoccupazione è un sentimento tutto umano, gli animali hanno paura, non si preoccupano. O forse anche gli umani hanno paura, ma preferiscono chiamarla preoccupazione."


Non tutti gli Young Adult escono con il buco; è questo il caso di quest libro di Francesco Gungui.
Ero stata fortunata, avendo letto finora Young Adult veramente interessanti, non destinati esclusivamente a lettori giovani o adolescenti, e pensavo che questo romanzo fosse altrettanto promettente, ma mi sbagliavo.

La trama sembrava originale; promette bene ma poi si perde in una leggerezza stucchevole e che sfiora l'assurdo.
La protagonista diciassettenne Alice, alle prese con una storia d'amicizia che vorrebbe essere qualcosa di più ma che lei e Luca non riescono a far decollare veramente, si ritrova da un giorno all'altro a fare i conti con la separazione dei suoi genitori e con i postumi di un gravissimo incidente stradale (in cui riponevo le mie speranze per risollevare almeno un pò le sorti della storia), a causa del quale subisce un trauma che non le permette più di filtrare ciò che le passa per la testa. All'improvviso Alice dice tutto a tutti; alla sua amica sfigata che è grassa e triste, al suo vicino di casa che è un idiota perchè vive ancora con l'anziana madre, ecc.ecc.
Questo il fulcro della storia, che si dilunga davvero troppo in oltre duecento pagine di banalità, condite da descrizioni di Milano degne di una guida turistica.

Se avete voglia di una lettura leggera e adolescenziale, questo libro fa per voi. Altrimenti, lasciate perdere.


martedì 24 maggio 2016

" La vita in meglio. Due storie" di Anna Gavalda


" E' più facile rifilare un anticoagulante che un frigorifero che ti spacca i coglioni ogni volta che entri in cucina..."

" ...ma come avrei apprezzato che insieme all'affetto mi avessero confidato quel piccolo segreto in più...Cioè che la felicità stava sulle scale e che non bisognava avere paura. Paura di fare rumore, paura di essere felici, paura di disturbare i vicini e di bestemmiare tutti gli accidentacci che si hanno sul cuore."

Due racconti; nel primo Mathilde, 24 anni e una vita fatta di feste, mojitos, un appartamento condiviso con due gemelle che sopporta a fatica. Le sue priorità e prospettive verranno bruscamente ribaltate da un incontro inaspettato, dopo aver distrattamente smarrito una borsa contenente diecimila euro.

Nel secondo Yann, ventiseienne intrappolato in una vita che non gli assomiglia, almeno finchè non incontra una famiglia che lo colpisce al cuore e che lo aiuterà a capire come poter essere finalmente se stesso.

Cosa dire di questo libro; non ho amato affatto la prima storia, che ho trovato piuttosto sgradevole e insignificante.
Ho apprezzato invece la seconda, che potrebbe essere descritta come una vera e propria storia di formazione, e in cui i personaggi sono pittoreschi e ben descritti.
In entrambi i casi ho avuto la sensazione che qualcosa in questo romanzo riportasse ad autori giapponesi come la Yoshimoto o Murakami...che ti lasciano (almeno a me) sempre un sentore di incompiuto, di poco chiaro, di distante, di impersonale.

Non ho amato la scrittura della Gavalda; l'ho trovata confusa, sopra le righe, confusionaria. Ho dovuto rileggere vari passaggi e ho perso il filo diverse volte, soprattutto nel primo racconto.
Ne ho apprezzato l'ironia e il fatto che le storie siano ambientate entrambe a Parigi, di cui si ha un affresco contemporaneo azzeccato, visto che la scrittrice vi è nata e ci vive tuttora.

Non l'ho trovata una lettura appassionante e ho faticato a finire il libro nonostante fosse piuttosto breve, ma è apprezzabile ed interessante lo spunto di riflessione che ci offre l'autrice, ricordandoci quanto spesso ci si ritrovi ingabbiati in una realtà che non ci rispecchia e non ci soddisfa, che ci rende vittime inconsapevoli di dinamiche quotidiane e di aspettative altrui, di meccanismi d'obbligo nella società e nelle città moderne.
E ci ricorda quanto può essere più semplice del previsto liberarsene.





martedì 17 maggio 2016

" Io e te all'alba" di Sanne Munk Jensen e Glenn Ringtved



" -Un giorno voglio scrivere un romanzo.- mi ha detto e il libro doveva parlare di quanto fosse tutto superficiale. E della vita ridicola che faceva la gente. Senza veri valori e senza mai veramente bruciare dal desiderio di qualcosa. E io ho pensato a mia madre e a tutti gli adulti che conoscevo, e alla scuola, e l'ho capito sul serio, e ho detto che quel libro l'avrei letto molto, molto volentieri."

" Andiamo verso Cose che accadranno
   spezzando Sogni e costeranno care
   Sapendolo da sempre, noi attendiamo.
   Le Parole non son dolci nè amare."

Louise ha diciassette anni e una vita normale come quella di tante sue coetanee, fino al giorno in cui incontra, per caso su un autobus, Liam, poco più grande di lei.
Tra loro scatta subito qualcosa, come se entrambi si riconoscessero, e da quel momento non riusciranno più a staccarsi uno dall'altra, nemmeno nella morte. Sì perchè il libro inizia proprio dal ritrovamento di due giovani cadaveri nel fiume di Aalborg, città danese in cui vivevano; i corpi sono legati da un paio di manette e tutto lascia pensare ad un suicidio volontario.
Da lì parte la loro storia a ritroso, attraverso le parole di Louise, che ripercorre quell'ultimo anno della loro vita, un anno che li ha visti incontrarsi, riconoscersi, amarsi follemente, e lentamente autodistruggersi.

Ho amato molto questo libro, scritto a quattro mani e che ha vinto prestigiosi premi in Danimarca.
Mi ha ricordato le storie di Valentina D'Urbano che adoro; è crudo, forte, profondamente realistico.
Dovrebbe essere uno Young Adult ma è molto di più, è sicuramente più adatto ad un pubblico adulto, non è una storia facile, per niente.
E' sì una storia d'amore, tra l'insicura Louise che si lascia trasportare da un sentimento fortissimo per Liam, che la ama profondamente ma la trascina lentamente nella sua follia, nei suoi progetti sempre più pericolosi.
E' però soprattutto una storia senza mezzi termini, senza nessun tipo di edulcorazione, una storia di consapevole autodistruzione che lascia il lettore interdetto, sempre sul filo del rasoio, con la speranza che davvero alla fine tutto si possa aggiustare, come dice spesso Liam.
Le fredde atmosfere danesi, le storie di solitudine ed incomprensioni dei rispettivi genitori superstiti e dell'unica amica di Louise, Cille, fanno  da contorno a questa storia tanto tragica quanto indimenticabile.




lunedì 9 maggio 2016

"Fra me e te" di Marco Erba



" Chissà se anche lei alla mia età era tanto incasinata, se anche lei provava questo desiderio di qualcosa di immenso che neanche sai cos'è ma sembra sfuggirti sempre."

" Però sappi che dagli altri non possiamo pretendere la perfezione che non abbiamo nemmeno noi. Possiamo guardare i loro difetti e arrabbiarci, oppure fare attenzione a quello che hanno di bello e fidarci, costruire qualcosa insieme."

" Perchè piangere, a volte, è la cosa più da uomini che c'è."


Era da tempo che volevo leggere questo libro di cui ho sentito molto parlare e che vedevo sempre nelle vetrine delle librerie. Solo dopo ho scoperto che si tratta di un libro prima autopubblicato in formato digitale e poi, visto il successo, edito da Rizzoli, e che l'autore è un professore quasi mio concittadino.

"Fra me e te" è la storia narrata a voci alterne, di due adolescenti dei giorni nostri, Chiara e Edoardo, che frequentano lo stesso liceo ma non si conoscono; che guardano la vita, la loro scuola, i compagni, i professori (a cui Edoardo dà dei soprannomi esilaranti), la famiglia, in due modi completamente diversi, ma che hanno in comune il fatto di non sapere che direzione prendere, e di avere certezze apparenti che si scioglieranno come neve al sole.
Edoardo ammira Hitler ed è un razzista convinto, odia la madre e adora il padre malato, va benissimo a scuola ma se ne sta sempre per conto suo, fino a quando nella sua classe non entrerà Yong, un ragazzo cinese che susciterà il suo odio e lo farà avvicinare ai bulli della scuola.
Chiara è una ragazza modello, fa parte degli scout e ha pochi amici, "bravi ragazzi" come lei. Orfana di madre, vive col padre da cui ultimamente si sente lontana anni luce. Quando deciderà di iscriversi a Facebook la sua vita inizierà a cambiare, la sua trasformazione da bruco a farfalla le permetterà di sbocciare e trovare persino un ragazzo più grande di lei.
Chiara e Edoardo pensano di avere trovato il loro posto nel mondo, anche se qualcosa non li convince mai fino in fondo, e alla fine le loro vite saranno messe nuovamente in discussione.

"Fra me e te" è un romanzo sugli adolescenti, scritto da chi dimostra di conoscere veramente bene i temi trattati, e che ci riporta un pò tutti indietro nel tempo, in quel periodo della nostra vita in cui tutto era amplificato e difficile sia da vivere che da spiegare.
Nello stesso tempo è un romanzo molto attuale perchè si parla della generazione odierna, quella che vive l'adolescenza sempre connessa ai social network ed ai telefonini, coi relativi rischi e benefici.
E' una storia appassionante, che commuove e diverte allo stesso tempo, che fa riflettere e smonta tanti preconcetti e stereotipi, che farebbe bene leggere ai ragazzi ma anche agli adulti.

Soprattutto, l'autore riesce a cogliere sfumature sia femminili che maschili, riesce ad entrare nella testa dei suoi personaggi in modo semplice e mai invadente, a dipingere in maniera nitida e disincantata l'adolescenza, che è sempre un pò la stessa, oggi come ieri.





lunedì 2 maggio 2016

" Anatomia del maschio invisibile" di Claudileia Lemes Dias


" ...precipitava come una fragile canoa da una cascata di sogni verso un abisso d'incertezze."

" - Ti guardo e sai cosa penso? che è più facile passare da maschio a femmina che da maschio a uomo.-"



Seconda opera dell'autrice di "Nessun requiem per mia madre", che con questo "Anatomia del maschio invisibile" si conferma scrittrice di tutto rispetto.

Lisa ha cinquant'anni ed una famiglia come tante; tre figli grandi che vivono ancora in casa, un marito commercialista e affettuoso, un'erboristeria da gestire nonostante la crisi, una mamma malata di Alzheimer.
Una vita che scorre tranquilla e agiata fino al giorno in cui la cronologia del computer del marito, e i suoi tabulati telefonici, le faranno capire che non è tutto come sembra, che la sua famiglia si basa sull'inganno, che suo marito, l'uomo che ha accanto da trent'anni, è un abile affabulatore e un assiduo frequentatore di transessuali.
Il mondo le crolla letteralmente addosso e la spinge ad affrontare il marito Massimo e a lasciarsi trasportare dalla rabbia ma anche a lasciarsi abbindolare dalle sue accurate e presuntuose bugie, cercando di illudersi che non sia possibile, che non può avere passato la sua vita con una persona simile.
Quella stessa persona che ora, pur di salvare la faccia, mette in mezzo i figli e ribalta le cose facendo addirittura passare la moglie per colpevole, come se fosse lei con i suoi dubbi e le sue accuse a mettere in pericolo il bene della loro famiglia.

Una storia attuale narrata con stile semplice e diretto, che si legge in pochi giorni e ci fa stare dalla parte di Lisa, sperando sempre in un suo riscatto a sfavore di un marito che non è un uomo ma una figura patetica ed insopportabile.
La capacità di analisi e descrizione dei sentimenti dei suoi personaggi è prerogativa unica dell'autrice, e ricorda per certi versi personaggi e storie pirandelliane, ricche di contraddizioni ed equivoci, alti e bassi, epifanie e nemesi.

Un libro letto in anteprima grazie all'autrice stessa, uscito il 30 aprile e che consiglio a tutti, per com'è scritto e per i temi che affronta, mai con superficialità ma sempre con un'analisi accurata e unica.


martedì 26 aprile 2016

" Splendi più che puoi" di Sara Rattaro


" Quando ci spezzano il cuore abbiamo bisogno di una sola cosa, una ragione per alzarci al mattino."

" In questo paese la violenza domestica è percepita come un affare privato e non come un reato da rendere pubblico."

" Dobbiamo dare un senso alla nostra vita. E' il nostro obiettivo. Lo troviamo nel sorriso dei nostri figli, nel conforto della fede o nel successo lavorativo. Poi ci guardiamo nello specchio e ci ricordiamo, semplicemente, di splendere. Ancora."


"Splendi più che puoi" è il primo libro che leggo di questa autrice, per la quale avevo grandi aspettative, che non sono state tradite.
E' un tema importante e difficile quello che affronta questo romanzo che si legge in pochi giorni, grazie ad una scrittura che definirei quasi scarna, essenziale, che non si perde in un linguaggio troppo descrittivo ma va dritta al sodo.
E' la storia di Emma e del suo matrimonio improvvisato con Marco, che lei conosce da poco e che sposa quasi per gioco soprattutto con l'obiettivo di dimenticare l'ex fidanzato e di rifarsi una vita. Marco è perfetto per lei, e quello che sembrava un gioco pare proprio la scelta migliore che Emma potesse fare; la loro vita insieme promette grandi cose.
Molto presto però quelle impercettibili sensazioni negative che le avevano trasmesso la casa di lui e qualche suo strano atteggiamento, si dimostreranno rivelatrici.
La vita di Emma diventa un incubo, lei stessa diviene prigioniera di suo marito; la sua dignità di donna, di moglie e successivamente di madre viene calpestata, la sua indipendenza negata, Emma diventa una donna fantasma, annullata dalle violenze fisiche e psicologiche di colui che avrebbe dovuto amarla e proteggerla.
Il mondo in cui sarà costretta a vivere per anni è un mondo folle, di quella follia in cui il marito trascorre la sua vita senza alcun obiettivo o vita sociale, quella stessa vita sociale che infatti le nega, proibendole addirittura di vedere i suoi genitori o di permettere alla figlia di frequentare l'asilo.
Proprio per il bene della figlia, Emma prenderà una decisione e cercherà di riprendere in mano la sua vita ricomponendo i pezzi della sua dignità di donna, o semplicemente tentando di tornare ad essere una persona.

L'autrice sa parlare delle donne, sa entrare nel corpo e nel cuore di Emma con naturalezza, riesce a farci sentire tutte delle possibili vittime di Marco, perchè non sempre "succede solo alle altre".
Ancora più delle violenze, la sensazione di alienazione, di isolamento è quella che si percepisce più chiaramente. Emma, come tutte le donne vittime di violenze domestiche, è profondamente e incredibilmente sola. Tutti sanno ma nessuno parla, nessuno fa nulla per aiutarla, quasi come se la colpa di quella situazione fosse sua, colpevole di averlo sposato.

E' una storia di denuncia, che ci ricorda quanto poco siano state tutelate le donne in Italia nei decenni passati ma quanto lo siano ancora oggi, nonostante le leggi siano cambiate, perchè nemmeno una legge può salvare una donna dalla solitudine, dalla paura, dalla vergogna.
E' però anche una storia di rivalsa, di speranza, di coraggio, perchè "Spendi più che puoi" non è solo un bellissimo titolo, ma anche e soprattutto una filosofia di vita che dovrebbe essere d'obbligo per ognuna di noi.



sabato 23 aprile 2016

" La ragazza delle arance" di Jostein Gaarder


" Nell'angoscia si è quasi completamente soli."

" Dare la vita a un bambino non significa solamente fare a questo bambino il grande dono del Mondo. Significa anche riprendersi lo stesso inconcepibile dono. "


Georg ha quindici anni quando i nonni gli consegnano una lettera ritrovata nel suo vecchio passeggino e scritta per lui dal padre, morto quando lui aveva solo tre anni e mezzo.
Il romanzo è incentrato proprio sulla lettura di questa lettera, in cui il padre, già malato e conscio di non avere ancora molto tempo da trascorrere col figlio, decide di raccontargli una storia realmente accadutagli quando era ragazzo, l'incontro con la misteriosa ragazza delle arance.
La lettera è in realtà un modo per risvegliare nel figlio ricordi dei giorni trascorsi insieme quando era molto piccolo, per permettergli di ricordarlo e soprattutto conoscerlo, e per suscitare in lui riflessioni profonde.

E' un libro molto riflessivo, incentrato su temi come il tempo che scorre, il destino ineluttabile, il saper godersi le piccole grandi cose della vita, i propri affetti, il saper vivere ognuno secondo le proprie regole.
La storia che racconta il padre e che inizialmente intriga perchè sembra essere molto misteriosa, si rivela essere poi piuttosto debole e banale. Le arance sono ovviamente solo un pretesto e un simbolo, la storia è  lenta e ripetitiva e non riesce a catturare l'attenzione del lettore.
La nostalgia e l'angoscia del padre in procinto di lasciare così prematuramente la propria famiglia, il proprio lavoro, la propria vita, impregnano il racconto e contagiano inevitabilmente il lettore; il risultato è che la positività che ci vorrebbe trasmettere l'autore si trasforma in realtà in tristezza, e il racconto, così lento e ripetitivo, non appassiona.





martedì 19 aprile 2016

" Prima o poi ci abbracceremo" di Antonio Dikele Distefano


" Molti credono che il contrario dell'amore sia l'odio, ma non è così. L'indifferenza è il contrario dell'amore. Perchè l'odio è un sentimento forte, un sentimento che ti fa posare gli occhi su qualcuno.
L'indifferenza no."

" I genitori mettono al mondo i figli.
  I figli rimettono al mondo i genitori."

"...si devono fare così tante cose per sopravvivere che vivere non so più com'è."


Enrico è sul treno per Milano, non sappiamo ancora il perchè ma ci arriveremo attraverso le sue parole, attraverso il racconto in versi di quella che è stata la sua storia con Irene, il fatidico primo amore che ti segna e che ti confonde idee, sentimenti, principi e scelte.
Enrico e Irene non hanno due situazioni famigliari semplici alle spalle, sono vittime di disamori differenti, e cercano di affrontarle e rielaborarle come possono; lui amando lei, e lei facendo del male a se stessa e facendone anche a lui.

Raccontare questo libro è impresa ardua, definirlo un romanzo come tanti altri lo è ancora di più.
Non ho sbagliato a scrivere "racconto in versi" perchè è proprio la sensazione che mi ha dato; forse una nuova forma di romanzo, un modo di scrivere originale, un flusso di concetti espressi in frasi brevi e significative.
Purtroppo personalmente non sono mai stata in sintonia con la poesia, e non ho trovato questo libro di facile lettura, ma si tratta obiettivamente di un mio limite personale.
Di certo è sorprendente pensare che sia stato scritto da un autore molto giovane, che scrive di amore in tutte le sue forme in maniera così disincantata e profonda, e che in parecchie frasi di questo libro si trovi una saggezza semplice e inaspettata.

Penso che di Antonio Dikele Distefano ne risentiremo parlare presto, perchè ha di sicuro qualcosa da dire e perchè pare proprio, leggendolo, che scrivere sia la cura a tutte le sue ferite.





domenica 17 aprile 2016

" La tristezza ha il sonno leggero" di Lorenzo Marone

" La prima cosa che direi a un figlio, una volta adulto, sarebbe: - Fai il possibile perchè ciò che ti piace non diventi un passatempo da coltivare solo nel fine settimana. E' la via più diretta per trasformarsi in un infelice.-"

" Inutile temprare i bambini alle prove, tanto ci penserà la vita. Meglio giocare a pallone, finché si può."

" Diciamocelo: se c'è una cosa che fa proprio paura è la felicità. Non sai mai quando arriva. E, soprattutto, quando se ne va."

Erri ha un nome strano come la sua famiglia allargata, ma è un tipo normale, fin troppo. Vive la sua ordinarietà come uno scolaro diligente, e forse gli va anche bene così, fino al giorno in cui la moglie Matilde lo sveglia dal suo torpore, comunicandogli che ha un amante e che tra loro è finita.
Da quel momento Erri dovrà riprendere in mano la sua vita, i suoi quarant'anni, e soffermarsi finalmente a fare ciò che più ha sempre temuto; guardarsi dentro e capire che cosa vuole davvero, che cosa davvero lo rende felice, scavando nei suoi ricordi e affrontando finalmente la sua ingombrante famiglia, capendo che forse è giunta l'ora di liberarsi (o ribellarsi?) da quel passato a cui ha sempre dato fin troppa importanza.

Che dire di questo libro dai capitoli brevi e dal ritmo incalzante? E' un bel libro, semplicemente un bel libro; divertente, autoironico, mai pesante, profondo e ricco di saggezza e di frasi da annotare.
Una galleria di personaggi unici, dalla madre Renata donna tutta d'un pezzo, politica di Destra, che sembra essere la causa principale dei problemi di tutti i suoi figli, al padre assente e un pò matto o solo sempre alla ricerca della sua personale felicità, all'affidabile patrigno Mario, ai fratelli cocchi di mamma fino alle sorellastre Flor e Arianna, due donne completamente diverse ma fondamentali nella sua vita.
Il racconto di Erri è un pò una confessione delle sue paure, delle sue manie, dei suoi ricordi e della sua nuova vita, che gli dà la possibilità di rimettersi in gioco, di sentirsi ancora vivo come quando si è ragazzi, togliendosi anche il fardello di quel figlio che non è mai arrivato e che ha mandato in pezzi il suo matrimonio.
E' una crescita, quella crescita che non è forse mai troppo tardi da intraprendere, di sicuro non per il nostro caro Erri, che ci diverte, ci commuove, obbliga anche noi lettori a soffermarci su quei pensieri che tentiamo di rimandare nella frenesia della vita quotidiana, e ci porta a scorpire quale sarà la sua decisione, quella che gli cambierà la vita, e che forse ci lascerà perplessi e un pò insoddisfatti, perchè la vita è anche questo.



mercoledì 13 aprile 2016

" Così dolce così amaro" di Barbara Delinsky


" Dunque, è peggio sognare quel che non si ha o vivere nel timore di perderlo?"

" - La vita non obbedisce ai nostri ordini, Nicole. Le cose non sono andate come volevi, ma devi accettarle..."


Nicole e Charlotte sono amiche dall'infanzia, da quando trascorrevano le loro estati sull'isola di Quinnipeague, ma da circa dieci anni si sono perse di vista e non si frequentano più, conducono vite completamente diverse. La riflessiva Nicole vive a Philadelphia col marito neurochirurgo Julian ed è diventata una foodblogger, mentre Charlotte è una giornalista single, con base a Brooklyn ma che viaggia continuamente per il mondo.
Quando a Nicole, il cui blog sta riscuotendo un inaspettato successo, viene chiesto di scrivere un libro, non esita a chiedere l'aiuto dell'esperta Charlotte, proponendole di passare un'estate sulla loro isola come i vecchi tempi, basando il libro sul cibo tipico di Quinnipeague ed in particolare sulle sue celebri erbe aromatiche.
Sono proprio gli aromi, la natura selvaggia ed incontaminata, le persone semplici e riservate dell'isola a far da padrone alle atmosfere di questo romanzo molto femminile, in cui l'amicizia ha un ruolo preponderante e la scrittura dell'autrice ci fa sentire parte dell'isola e ce la fa amare incondizionatamente.
Dietro a questa nuova estate insieme, si celano diversi misteri legati al passato, motivi per cui la loro amicizia si è bruscamente interrotta e che ci riportano indietro negli anni, trascinandoci anche verso un futuro altrettanto misterioso e incerto, anche a causa dello spettro di una malattia che tocca da vicino la realtà di una di loro.

Non chiedetemi perchè abbia deciso di leggere questo libro; non lo so nemmeno io.
Mi ha attirata la copertina, il titolo, in parte la trama ed ero curiosa di capire perchè fosse diventato un bestseller in America.
Purtroppo non posso parlarne positivamente; inizia male, la prima parte non ingrana, la si legge con fatica, personalmente anche con fastidio perchè troppo incentrata sul cibo (e ricordiamoci che siamo in America...) e sulla sua presentazione, Nicole ne è ossessionata (e ormai è un argomento che definirei saturo), e la storia sembra non voler portare a nulla di fatto.
La parte centrale è la migliore; Charlotte dà una sferzata di vita e svela il mistero più interessante del libro, facendoci appassionare alle sue peripezie e a quello che verrà dopo, e facendoci sperare in un finale degno...ma così non è, perchè sfortunatamente il romanzo crolla di nuovo verso un finale improbabile quanto a dir poco stucchevole.

Pentita di averlo letto? no ma se decidete di leggerlo, non esagerate con le aspettative e godetevi i paesaggi.




lunedì 4 aprile 2016

" Se chiudo gli occhi" di Simona Sparaco


" Come tutti i genitori era stato una risposta quando ero bambina, ed era diventato una domanda appena mi ero fatta donna."

" Ripensavo a lei come a qualcuno che abita la vita aspettando sempre che accada qualcosa, e intanto il tempo passa e la vita è quello che è già successo, quello a cui non abbiamo prestato la dovuta cura."

" Questo romanzo è la mia calma e la tua storia. La storia delle tue partenze e dei tuoi ritorni. Di quando sei passato a prendermi, per poi ripartire di nuovo."


Viola ha una famiglia, un marito e una figlia di quattro anni, un lavoro part-time in un negozio di fotografia, una vita ordinaria e senza sbocchi, una situazione che non le si addice e che la porta a nascondersi dietro ad abiti informi e a gesti meccanici e rassicuranti.
Tutto cambia il giorno in cui il padre, la figura che più ha latitato nella sua vita, segnandola profondamente, ricomparirà all'improvviso e la trascinerà in un breve ma intenso viaggio alla scoperta delle sue origini, tra i monti Sibillini che fanno da sfondo e sono allo stesso tempo il cuore del suo passato,e segneranno forse anche il futuro di entrambi.
Il rancore che Viola continua a provare per questo padre misterioso e sfuggevole si attenuerà man mano che Oliviero, celebre scultore, le rivelerà aspetti della sua infanzia, del suo passato, da lei del tutto ignorati, e la condurrà fino al doloroso ma per lei salvifico presente.

Una storia con risvolti magici (la leggenda delle Sibille, i "poteri" della nonna di Oliviero e della misteriosa Nora), molto introspettiva e piena di spunti di riflessione interessanti, incentrata su legami famigliari spesso delicati ed oscuri, su dinamiche dettate da orgoglio, rancore, cose mai dette, mai spiegate, molto immaginate.
Una storia di famiglia e di rinascita, di rivelazioni, di vere e proprie epifanie sullo sfondo di un paesaggio suggestivo e severo come solo quello della montagna sa essere.

La scrittura è poetica ed estremamente accurata, forse poco spontanea e troppo descrittiva per quelli che sono i miei gusti, e chi ama la mitologia apprezzerà i numerosi rimandi alle antiche leggende, di cui il libro è imperniato.
Tante le frasi da annotare e conservare, e un grande insegnamento sempre valido; guardare la realtà da diversi punti di vista, non fermarsi alle apparenze, scavare a fondo nelle storie e nelle emozioni delle persone, perchè anche le persone a noi più care possono non essere ciò che sembrano.







mercoledì 30 marzo 2016

" D' amore si muore ma io no" di Guido Catalano



" Avessi almeno un gatto, ma manco quello. Credo di soffrire, tra le altre cose, di astinenza da gatti. Ho paura, un giorno di beccarmi una crisi di astinenza di quelle brutte e di essere stroncato tipo da un infarto. Mi immagino il coroner che guarda il mio cadavere e dice: -Minchia, una crisi di astinenza da gatti di questo livello non l'avevo mai vista.-"

" ...bambini che stare quattro ore seduti al banco sembra una cosa impossibile, una tortura cinese sembra, i bambini hanno bisogno di muoversi, di correre, di fare le capriole, di dire, di fare, di baciare, mica possono stare lì incatenatialla sedia come piccoli Giacomo Leopardi studiosi."



Se avete voglia di ridere, di leggere una storia comune raccontata da un personaggio assurdamente reale (ma davvero esiste? ma davvero l'autore è proprio così come il protagonista del suo romanzo?), se avete già apprezzato Enrica Tesio come l'ho apprezzata io (e Guido Catalano potrebbe benissimo essere il suo alter ego maschile), allora dovete leggere questo libro.

Giacomo è un poeta moderno, "vivente" come ama definirsi, che spera di poter vivere presto della sua arte ma che per ora si adatta a svolgere anche un lavoro part-time piuttosto alienante. Giacomo vive da solo in un monolocale a Torino, scrive e va in giro per i locali di tutta Italia a leggere le sue poesie, riscuotendo un crescente successo, anche con le donne, nonostante non si definisca esattamente un adone, bensì "brevilineo, tendente al sovrappeso e con le mani piccole".
E' durante uno dei suoi spostamenti in giro per l'Italia che conoscerà Agata, la donna perfetta, l'aracnologa dei suoi sogni, che diventerà ben presto ispirazione principale delle sue poesie, che gli regalerà giorni di pura felicità e che gli cambierà anche concretamente l'esistenza.
Tra qualche contraddizione tipicamente maschile, tra le lettere tragicomiche de "La posta del colon" a cui Giacomo risponde per una rivista, e scambi di e-mail con l'amico bulgaro Todor. Tra scambi di battute e pensieri surreali con la cassiera di fiducia, con la madre "ultracorpo" e "padre" sempre pronto al sonnellino, tra le serate a base di pizze surgelate con l'amica psicofarmaci dipendente Francesca, e la mancanza di un gatto nella sua vita, veniamo trascinati in un mondo surreale ed esilarante che ci fa venire voglia di andare a leggere le poesie di Catalano (e ora lo farò, lo ammetto).
Un unico appunto che potrei fare è che con qualche pegina in meno sarebbe stato un libro molto più godibile; mi ha dato la sensazione di essere tirato un pò per le lunghe in alcuni punti.
A parte questo lo consiglio vivamente; un libro leggero, esilarante, un piccolo mondo a parte che merita di essere scoperto.



sabato 26 marzo 2016

" La bambina e il sognatore" di Dacia Maraini


" Quello che mi piace della nuova solitudine è il tempo che ho per leggere, che prima cercavo di guadagnare anche con dei piccoli trucchi infantili."

" Stanno lì appoggiati alle portiere aspettando i figli, incapaci di capirli ma pronti a difenderli e covarli, a dispetto di ogni stupido maestro che pretende di insegnare loro a pensare con la propria testa."

" Ecco, forse bisognerebbe che tutti facessero una visita al mattatoio, per capire la sofferenza degli animali, quando vengono uccisi a sangue freddo, i figli davanti alla madre, i padri davanti ai figli.


Nel recensire un romanzo di Dacia Maraini ammetto di essere un pò di parte perchè sono molto legata a questa grande scrittrice; la mia tesina al liceo riguardava proprio lei e le sue opere, e ho passato molto tempo in compagnia dei suoi splendidi romanzi.
"La bambina e il sognatore" però si distacca un pò dai precedenti romanzi. In realtà il romanzo sembra, soprattutto all'inizio, un pretesto dell'autrice per sfogarsi, per dire la sua su tanti temi, tutti importanti e differenti, di attualità e di cronaca.
Visto che personalmente condivido le sue posizioni e opinioni, ho apprezzato anche queste parentesi un pò ingombranti, ma capisco che per chi si trova d'accordo con la Maraini, possono risultare un pò stucchevoli.
Come dicevo, l'inizio incespica un pò e sembra introdurre una storia poco consistente, ma andando avanti la trama diventa più articolata e coinvolgente.
Il maestro Nani ha perso una figlia a soli otto anni, ed improvvisamente inizia a sognare una bambina che gli ricorda la sua Martina e che scopre in realtà essere Lucia, da poco scomparsa nel nulla nel suo paese.
Dopo il primo iniziale turbamento, decide di seguire gli indizi ma soprattutto le sensazioni che questi sogni gli hanno trasmesso, e si butta a capofitto in indagini che lo porteranno a scoprire realtà sconvolgenti e a rivivere il suo dolore, riaccendendo in lui però anche la speranza, la voglia di andare avanti nonostante tutto.

Sono temi difficili quelli che affronta la Maraini in questo libro; la violenza e i soprusi sui più indifesi, la pedofilia, la prostituzione, ma sempre col suo stile inconfondibile, pacato, mai urlato, mai fuori luogo.
Non è facile descrivere il dolore, ma lei sa farlo bene e senza strafare, e ogni frase di questo libro gronda saggezza e sensibilità, le caratteristiche che la contraddistinguono da sempre e la rendono speciale.

I sogni a volte ci dicono qualcosa di importante, qualcosa che noi spesso non vogliamo ascoltare e comprendere...ma a volte seguire l'istinto è l'unica soluzione possibile.




venerdì 18 marzo 2016

" Cercami nel vento" di Silvia Montemurro


" Esistono luoghi che ci chiamano, magari anche da molto lontano. Non ne conosciamo la ragione, ma, ancora prima di averli visti, sappiamo che seguendo il loro richiamo troveremo un pezzo della nostra anima."

" Da piccoli, c'è sempre qualcuno che ti tende la mano, che ti guarda scendere dallo scivolo, provare a fare la verticale, sbucciarti un ginocchio sull'asfalto. Questo qualcuno è lì per te, ti prepara da mangiare e ti consola quando piangi. Crescere vuol dire anche accettare che, nei momenti difficili, l'unica persona su cui possiamo contare siamo noi stessi."

" Potrei scrivere un elenco infinito delle cose che la malattia ti sottrae. Ma in cambio ti fa un regalo più grande: la meraviglia. Noi siamo essere speciali, piccola. Abbiamo ancora la capacità di meravigliarci."




La storia parte leggera, con Camilla che ha vent'anni, studia violino al Conservatorio e ha una cotta per il suo professore, finchè non incontrerà Teo, approdato da poco nel paesino di montagna in cui lei vive da sempre. Teo arriva dal mare, dalla Sardegna, ed è un tipo molto misterioso di cui nessuno sa niente ma che stuzzica subito la curiosità di tutti e soprattutto della popolazione femminile di Santa Croce.
Teo è un grande osservatore fin da quando era bambino e guardando le persone sulla spiaggia cercava di immaginarne la vita e lo stato d'animo. Camilla è spensierata e concentrata sul suo obiettivo principale; diventare una grande musicista.
Quando si incontrano scatta subito qualcosa che sembra solo una forte attrazione ma che si rivelerà qualcosa di più e li porterà forse ad affrontare una prova più grande di loro, a metterli davanti a realtà inaspettate e alle loro fragilità, lasciando da parte l'orgoglio, la vergogna, le paure.

"Cercami nel vento" è un New Adult e ovviamente una storia d'amore. Non è solo questo però, perchè affronta anche temi molto duri e complicati, come quello della malattia e precisamente della malattia del secolo, il cancro ( comune denominatore per vari libri che ho letto ultimamente...trend "Colpa delle stelle"???). Descrive molto bene e con delicatezza la vita negli ospedali, quella che improvvisamente diventa odiosa routine per ogni malato, parla dei B. livers; ragazzi colpiti dal cancro, che non rinunciano alla loro gioventù e portano avanti innumerevoli iniziative per continuare a vivere e darsi forza uno con l'altro.
L'amicizia che legherà Camilla a uno di loro, Marco, è parte fondamentale del libro e del titolo stesso, e forse anche la più commovente.

Ho trovato questo romanzo poetico...in ogni capitolo ci sono frasi, a cui dà risalto un carattere di scrittura diverso, che ho apprezzato molto, alcune di queste frasi sono delle vere e proprie perle. Ho amato molto anche le descrizioni paesaggistiche,  l'opposizione mare-montagna, le diverse sensazioni che trasmettono e che rivestono un ruolo importante nella storia tra i due protagonisti.
Ciò che ho amato meno è stato invece il modo in cui viene descritta la passione tra Camilla e Teo, che ho trovato spesso un pò fuori luogo.

"Cercami nel vento" è senza dubbio un romanzo che merita di essere letto.



lunedì 14 marzo 2016

" Storia del nuovo cognome" di Elena Ferrante




 " Non mi venne mai in mente, come invece era accaduto in altre occasioni, che avesse sentito la necessità di umiliarmi per poter sopportare meglio la sua umiliazione."

"...il tempo semplicemente scivolava via senza alcun senso, ed era bello solo vedersi ogni tanto per sentire il suono folle del cervello dell'una echeggiare dentro il suono folle del cervello dell'altra."



Seconda parte della saga de "L'amica geniale", dove ritroviamo Lila e Lenuccia, amiche d'infanzia tra alti e bassi, tra cose dette e cose non dette, tra rancori più o meno celati e competizione mai dichiarata che rende i loro rapporti sempre tesi ed altalenanti.
Lila, la più arguta e promettente, la più temuta e audace delle due, capisce subito di aver commesso un grave errore sposando Stefano, che nonostante i soldi e gli agi che le può offrire resta sempre un uomo del "Rione" da cui entrambe speravano di uscire. Il matrimonio prematuro la rende di fatto ancora più prigioniera dell'odiato Rione, mentre Lenù, che cova sempre una grande ammirazione e invidia per l'amica, si rende conto di avere ancora tutte le porte aperte grazie allo studio che non ha mai abbandonato e nonostante si senta sempre legata e addirittura frenata da Lila.
Mentre la vita di Lila brucia le tappe e sembra trascinarla verso un destino cupo e segnato, quella di Lenù stenta a decollare, restando sempre un pò nell'ombra dell'ingombrante presenza dell'amica.
La parte più interessante e ricca di significati di questo libro è senza dubbio l'estate dei loro sedici anni ad Ischia, un'estate che deciderà tante cose e cambierà molte vite.

Anche in questo romanzo Elena Ferrante riesce a catturare l'attenzione del lettore e a fargli respirare l'aria tesa e degradata del Rione, di una Napoli dei bassifondi degli anni Sessanta, con la sua violenza, crudeltà, ignoranza, con una galleria di personaggi pittoreschi e realistici.
La scrittura è diretta, senza fronzoli, cruda; sa narrare le sottili dinamiche di un'amicizia femminile, come dei complicati rapporti tra coniugi o parenti, entra nel cuore e nella mente dei suoi personaggi in modo sottile e disincantato.
Elena Ferrante la si ama o la si odia, e per quanto mi riguarda non posso che amarla.