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giovedì 27 dicembre 2018

" Tu sei parte di me" - Garzanti






" Mia madre era diventata buona in seguito a un ictus e quella bontà improvvisa le era stata fatale!"

" Mi chiedo perchè alla maggioranza delle persone non piaccia l'inverno. Non c'è niente di deprimente in questo periodo dell'anno. È solo attesa prima di qualcos'altro."

" Bisognerebbe sempre avere un nome che corrisponda a ciò che siamo, altrimenti tutta la nostra vita diventa una bugia."



Tenevo molto a leggere questa raccolta di racconti, il cui tema è la maternità ed il rapporto madre-figlia, e devo dire non mi ha delusa.

Le autrici erano già una garanzia, i racconti sono completamente diversi uno dall'altro e mostrano tutte le sfaccettature dell'essere mamma tra dubbi, contraddizioni, morbosità, fragilità, nostalgie, ricordi.

Si inizia con Federica Bosco e il suo racconto "La diva", che parla di una madre frustrata per la fine della carriera di attrice, l'unica cosa che davvero le importava e le importeà per tutta la vita, a discapito dei suoi figli e soprattutto dell'unica femmina che non le assomiglia in alcun modo.

Il secondo racconto è "La donna di ghiaccio" di Cristina Caboni, la cui protagonista è una donna in carriera rimasta incinta di due gemelli, che decide di dare alla luce senza parlarne col padre. Una donna indipendente, forse fin troppo, abituata a fare sempre di testa sua senza preoccuparsi delle conseguenze, nemmeno se riguardano i suoi stessi figli.

Si continua con Valentina D' Urbano e il suo "Fame", che nel suo inconfondibile stile inizia con "Mia madre è pazza."  E la madre è pazza in questo caso è pazza davvero; una ex modella che cerca la sua personale rivalsa nella carriera (non voluta) della figlia, costringendola alla fame e a sacrifici inauditi.

Evita Greco in "Siamo noi la nostra casa" parla di un trasloco e di un cambiamento di vita di una madre e della sua adorata bambina; un racconto delicatoed introspettivo tipico dell'autrice.

Clara Sanchez con "Il mio cioccolatino" scrive di un fatto di cronaca realmente accaduto in Spagna nel 2014; un rapporto madre-figlia incredibilmente morboso e malato che porterà a risvolti assolutamente tragici ed inquietanti.

Carmela Scotti con "Adua" ci porta in un mondo di disperazione; una donna tradita dal marito e allontanata per anni dalla figlia, una donna indotta alla follia, fragile, innocente, la cui vita e quella della figlia viene completamente distrutta da un uomo privo di scrupoli. Una storia struggente, impossibile da dimenticare.

Chiude la raccolta Simona Sparaco con "Il giorno Zeta", che dà voce alla stanchezza di una neo mamma e ad un attimo di disattenzione che le cambierà la vita.

Difficile, forse impossibile raccontare la maternità, e ogni autrice di questa raccolta ci prova a modo suo, cogliendo sfumature ed emozioni differenti, in un'opera sicuramente da non perdere.



mercoledì 21 novembre 2018

" Se mi guardo da fuori " di Teresa Righetti





" Mi sento così mentre penso che non va bene - che le persone mi scelgono e io non le scelga mai."

" Le cose finiscono sempre mentre sei girato a guardare da un'altra parte."

Serena ha venticinque anni, si sta per laureare e nel frattempo lavora stagionalmente in un locale milanese.
Questa la trama del primo romanzo di Teresa Righetti (pubblicato da DeA), che utilizza la sua opera prima per mettere in scena il suo alter ego (la scrittrice è giovane, laureata in lettere e lavora come cameriera).
Serena ha sicuramente ottime capacità di osservazione, è una ragazza introspettiva, insicura e si sente invisibile anche tra la folla in cui è abituata a lavorare, si sente invisibile fino a quando conoscerà Leo, suo coetaneo ma molto diverso da lei e parecchio problematico.

Ora, io devo ammettere di non aver compreso questo romanzo. Davvero, non l'ho capito, o meglio, non ho capito dove volesse arrivare. Fin dall'inizio si è portati ad aspettare il colpo di scena, la svolta che dia un senso alla storia (ma quale storia???), e invece ciò non accade, perchè tutto il romanzo ruota intorno al Chiosco, il locale dove Serena lavora e trascorre la maggior parte del suo tempo. Serena descrive i clienti, quelli abituali e quelli meno, il proprietario,gli altri suoi colleghi, riporta minuziosamente dialoghi con poco senso, abitudini di questo e quell'altro, riporta minuziosamente i le sue stesse azioni, seppur davvero poco interessanti, e tutto risulta piuttosto insipido, debole, senza sbocchi degni di nota. Ci si trascina faticosamente fino all'ultima pagina, senza aver trovato la chiave di lettura che ci si aspettava di trovare.

A suo favore ci sono i temi dell'alienazione, del sentirsi soli e invisibili in una città non facile come Milano, c'è la sua scrittura che è laboriosa, minuziosa, introspettiva, ma il romanzo per me non trova la sua ragion d'essere, non coinvolge, non decolla, e non me la sento di salvarlo.
Peccato.




giovedì 1 novembre 2018

" Per lanciarsi dalle stelle" di Chiara Parenti - Garzanti



" La ragazza che non aveva paura di niente è stata uccisa dal Terrore. Io, invece, terrorizzata dalla vita, sono ancora qui."

" -Quello che ci serve, piccola, è solo un unico, singolo, magnifico istante senza paura.  È in quell'istante che si fanno le cose più impensabili.-"

" Perchè se c'è una cosa che ho capito da tutta questa impresa è che sono proprio le cose che non voglio fare quelle di cui ho più bisogno."



Comincio subito col dire che ogni volta che leggo un libro di Valentina D'Urbano, per fortuna o purtroppo quello che viene dopo è molto probabile che deluderà le mie aspettative e ci metterò molto tempo a finirlo, è quasi sempre così e il povero "Per lanciarsi dalle stelle" di Chiara Parenti non ha fatto eccezione.

Pur essendo un romanzo fresco, scorrevole, semplice, ci ho messo tantissimo tempo a finirlo, c'era qualcosa che mi bloccava e ora vedremo il perchè.
La storia aveva buone premesse; Sole ha circa venticinque anni, una vita fatta di routine, lavoro in un supermercato, vita sociale ridotta ai minimi termini in un paesino sul mare del Molise, genitori un pò anziani che l'hanno cresciuta nella bambagia per la paura di perderla, e soprattutto un'amica del cuore, Stella (notare i nomi delle due amiche...), che è (come spesso, troppo spesso oserei dire, accade) l'esatto opposto. Stella si butta a capofitto nella vita, ama le novità, il rischio, è sempre sorridente e intraprendente, cerca inutilmente di spronare l'amica a cambiare, a buttarsi, a vivere appieno la sua gioventù, ma con scarsi risultati, almeno fino al tragico giorno in cui perde la vita in un attentanto a Parigi.
Da quel giorno la vita di Sole prenderà una piega totalmente diversa, soprattutto quando troverà una lettera ed un regalo lasciatole dall'amica; un lancio col paracadute e l'invito ad iniziare a superare le sue mille paure, ad iniziare a vivere davvero.
Trasportata dal grande dolore per la perdita dell'amica, Sole stila una lista delle tante paure che la limitano da quando era bambina e si prefigge di affrontarne almeno una al giorno, aiutata da Samantha, figlia adolescente della sua odiata collega Serena, che creerà anche un blog su cui condividere le esperienze di Sole, e da Massimo, fratello maggiore di Stella, di cui Sole è ovviamente segretamente innamorata da secoli.
Piano piano Sole uscirà dal suo guscio, conoscerà persone nuove, capirà di poter avere prospettive differenti, affronterà il dissenso dei suoi genitori e soprattutto capirà che la paura va affrontata, non evitata come aveva fatto fino ad allora.

Dicevo che le premesse sono buone perchè il punto di partenza della storia, il tema della paura , delle debolezze personali, sono significativi, il modo in cui l'autrice descrive i sentimenti, le scene più intime, sono a tratti poetiche, però però però...
Qualcosa non torna; una protagonista adulta che vive e ragiona come un'adolescente alle prime armi, una lista di paure spesso poco credibili come il modo di affrontarle, questo sempre poco credibile cambiamento radicale di vivere e pensare, il fatto che nessuno in tutta la storia le faccia notare di essere sì paurosa, ma pure infantile e fastidiosa, e anzi la trovino tutti meravigliosa, unica, stimolante (???). Per questi motivi, il romanzo si classifica più come una sorta di Young Adult secondo me, perde quella credibilità e serietà che avrebbe dovuto ottenere da protagonisti già adulti e risulta a tratti stucchevole e poco realistico.

Resta comunque una lettura godibile e ricca di spunti di riflessione, frasi da annotare, piacevoli storie d'amore (un pò troppo perfette e romanzate per quanto mi riguarda), e luoghi da riscoprire.

lunedì 8 ottobre 2018

Collana per bambini "Donne straordinarie", Hachette


Essendo sempre in cerca di libri interessanti per mio figlio di quasi sei anni, ho scoperto l'uscita in edicola di questa nuova collana "Donne straordinarie".
È stata una piacevole scoperta; la prima uscita ad un prezzo speciale di 1,99 racconta la storia di Frida Kahlo con illustrazioni coloratissime come sono i suoi dipinti, e con molta delicatezza rende l'idea di quella che è stata la sua non facile vita.
La seconda uscita narra la storia di un'eroina contemporanea, la pakistana Malala che ha rischiato la sua vita pe lottare a favore di un'istruzione per tutti i bambini e contro la discriminazione femminile.
La terza uscita parlerà di Maria Montessori, le uscite avranno cadenza settimanale al costo di 6.99 euro per un totale di 45 libri.
Vale secondo me la pena collezionarli e leggerli non solo alle bambine, per far comprendere il valore del coraggio, della forza delle donne, contro tutti gli stereotipi.



giovedì 20 settembre 2018

" Isola di Neve " di Valentina D' Urbano






" Se ami davvero qualcosa, la ami a tal punto da farti del male."

" Lo faccio perchè non hai nessuna speranza. Perchè qui nessuno ha speranza. Perchè quest'isola ti mangia, e tu invece sei ancora tutta intera. Sbrindellata, piena di crepe, una vela senza vento, ma intera. T'è rimasta solo questa notte, Neve. T'è rimasta solo questa notte, e io non te la voglio togliere."

" Vado via solo per tornare."

" - Resta viva - mormorò. - Qualunque cosa succeda, sopravvivi. Resta viva.-"


Il sesto romanzo di Valentina D' Urbano si chiama "Isola di Neve" ed è un libro di oltre quattrocento pagine. Avendo avuto poco tempo, ci ho messo più del dovuto a leggerlo, ma d'altronde per leggere un romanzo di Valentina non basta avere del normale tempo, serve piuttosto tempo di qualità.
Perchè nelle storie che lei scrive ci si deve letteralmente affondare, si viene risucchiati in una realtà parallela, si vive e si respira coi suoi personaggi, come mi accadde col suo incredibile esordio "Il rumore dei tuoi passi", come accade sempre quando lei scrive e tu leggi.
"Isola di neve" è uscito in libreria il 13 settembre, e ringrazio come sempre Longanesi per avermelo mandato alcuni giorni prima.
La storia è intricata e si dipana su due binari paralleli;
Nel 2005 il ventottenne Manuel si rifugia nella sperduta isola della sua infanzia, Novembre, in un momento in cui la sua vita sembra completamente perduta. Cerca la solitudine, vuole scomparire, ma i suoi piani verranno presto rovinati dall'incontro con Edith, giovane tedesca approdata a Novembre per fare luce sulla vicenda di un celebre violinista suo conterraneo, rinchiuso negli anni Cinquanta nel carcere di Santa Brigida, l'isoletta situata proprio di fronte a Novembre. Edith, anche lei appassionata violinista, e letteralmente ossessionata dalla storia di Andreas, cerca di far luce su ciò che successe all'epoca e su quella donna, chiamata Tempesta, che pare aver nascosto il suo prezioso violino.

È il 1952 e la diciassettenne Neve vive a Novembre da sempre, in una famiglia poverissima, con un padre alcolizzato e violento che la picchia quotidianamente, è l'unica in grado di provvedere alla famiglia, di andare a pescare ogni giorno prima dell'alba come un uomo. Proprio approdando un giorno a Santa Brigida, si imbatterà nel nuovo prigioniero del carcere, appena arrivato e scortato dalle guardie, Andreas. Descritto come prigioniero pericolosissimo, Neve resta invece colpita dal suo aspetto, così delicato e diverso da tutti gli uomini di Novembre, e conoscendolo attraverso le sbarre della sua cella, capirà che Andreas è diverso in tutto dagli uomini alcolizzati e violenti con cui lei è cresciuta. Grazie a lui capirà che forse nella vita c'è anche altro, che non è destinata soltanto a subire e tacere.

Cosa dire di questo romanzo se non che è sorprendente, è appassionante, scritto come sempre magistralmente, con la passione, la crudezza, la disperazione così poetica di cui solo Valentina è capace.
È una storia complessa, intricata, misteriosa, con svariati colpi di scena, con personaggi che ti entrano dentro, che non sono mai perfetti, belli e profumati, mai nei suoi romanzi, e per questo li si ama incondizionatamente.
C'è tanta forza femminile, c'è tanta empatia, c'è tanta speranza nella vita nonostante tutto, e c'è poesia...poesia nei luoghi decadenti in cui Valentina ambienta le sue storie, che sa dipingere meglio di un quadro, c'è poesia nelle frasi che arrivano così, all'improvviso, tra capo e collo, e ti spiazzano, ogni pagina di questo romanzo è poesia pura, potente e commovente.
Valentina D' Urbano ha scritto davvero un romanzo meraviglioso, maturo, unico, ancora una volta indimenticabile.

giovedì 6 settembre 2018

" Vorrei che fosse già domani" di Miriam Candurro e Massimo Cacciapuoti


"Il fatto che a sua madre non potesse nascondere nulla lo aveva sempre affascinato fin da bambino. Era incredibile quella sua capacità. Forse è una caratteristica delle mamme. Sono connesse sempre con l'anima dei figli."

" Paolo si era reso conto di quanto potesse essere emozionante lasciarsi andare al destino."


Paolo e Cristina sono da qualche mese compagni di classe al Liceo scientifico, ma non si sono mai parlati, anzi Cristina sembra proprio ignorare l'esistenza del nuovo arrivato.
Hanno però una cosa in comune; entrambi, dopo esperienze piuttosto difficili, hanno deciso di rendersi invisibili, di non instaurare nessun tipo di rapporto di amicizia, di sopravvivere o vivere in sordina.
Non avevano però preso in considerazione il fatto che due esistenze simili spesso, in qualche modo, si incrociano; gli sguardi si incontrano, le rispettive stranezze diventano significative agli occhi dell'altro, e ignorarsi diventa impossibile, cercarsi necessario.

"Vorrei che fosse già domani", novità editoriale Garzanti, è una storia d'amore delicata, introspettiva, ma è soprattutto una storia di crescita, di diversità, di adolescenza.
Scritto a quattro mani e narrato a due voci ma in terza persona (elemento che non gioca mai a favore del lettore, a mio parere), è un romanzo interiore, psicologico, dal ritmo lento ma significativo, una storia che affascina e fa riflettere.
Paolo e Cristina sono due personaggi di grande forza e personalità nonostante la giovane età, e soprattutto non risultano mai banali o poco credibili.

Una lettura consigliata, soprattutto ai lettori più giovani che spesso sono i destinatari di storie d'amore scontate, prevedibili e mal scritte. Una perla di finezza e delicatezza nel panorama dei cosiddetti "Young Adult", un romanzo molto piacevole anche per un pubblico più adulto.

eccolo qui:

domenica 2 settembre 2018

" Chi ama non sa " di Gianna Schelotto





" Le lacrime di gioia scorrono più facili di quelle di dolore."

" Ho pensato che, se mi avevi scelto come antidoto alla paura, era perchè, a dispetto di tutto, sentivi che ti volevo bene."


Luca dovrebbe essere in sala parto accanto ad Alice, la madre di suo figlio che sta per nascere, invece lascia sua madre in ospedale e continua a guidare. Guida senza un perchè, senza una meta, senza un obiettivo, finchè non ne trova uno, un pò per caso e un pò per suo recondito desiderio; si dirige in piena notte a Rapallo, a casa di suo padre.

Così inizia il primo romanzo di Gianna Schelotto, esperta psicoterapeuta, giornalista e scrittrice di saggi.
Una carrellata di personaggi ordinari, difettosi come lo sono tutte le persone normali; Alice e Luca sono dei quasi quarantenni ancora immaturi ed incerti, le rispettive madri sono donne vedove e separate, ancora irrisolte come lo è zia Lula, la zia di Luca, una donna caotica e piena di contraddizioni. L'argomento centrale è la paternità di questo figlio, nato un pò per caso e per superaficialità di entrambi, ma alla fine tanto desiderato da tutti.

Sicuramente l'autrice ha attinto storie e caratteristiche dei suoi pazienti, ne descrive molto bene i tratti, le fragilità, senza giudicare, proprio come un bravo psicoterapeuta dovrebbe fare.

Il romanzo però assomiglia di più ad una novella, una "short story", e a parer mio non decolla, si perde nelle descrizioni, nei pensieri dei tanti personaggi, non riuscendo così a creare un vero pathos col lettore.



sabato 18 agosto 2018

" L' amore vero" di Anna Cherubini






"...ultimamente penso anche che non bisogna cercare di essere mamme contente per forza. Bisogna cercare di essere mamme nel modo che meglio ci riesce."

" Si riaccendono le luci per un momento, poi si spengono di nuovo e via con la vita adulta. Da figli a orfani. O semplicemente da figli a non più figli."

" Perdersi quel giorno per mio fratello doveva essere stato davvero significativo. Smarrirsi nel presente per ritrovarsi mille volte nel futuro."


Finalmente sono riuscita a leggere questo romanzo, uscito un paio di anni fa.
Ammetto che il motivo principale per cui ci tenevo a leggerlo fosse il fatto che l'autrice (autrice televisiva e sceneggiatrice) sia anche la sorella del più celebre Lorenzo, artista che seguo e ammiro da molti anni. Mi è capitato spesso di domandarmi che tipo di famiglia (numerosa, questo lo sapevo) fosse stata la sua; conoscendo lui come una persona sempre ottimista, aperta alla vita, creativa, solare, immaginavo una famiglia simile a lui, quasi perfetta e sicuramente serena.
Attraverso le memorie di Anna, la sorella più giovane, mi sono però ricordata che le famiglie perfette non esistono, che anche nelle migliori ci sono dinamiche complesse, ci sono sofferenze e solitudini, distacchi e incontri, lutti e gioie, litigi e personalità che si cercano e si respingono.
"L'amore vero" è un romanzo di memorie famigliari, che risalgono principalmente agli anni Ottanta e Novanta, quando Anna viveva la sua infanzia e adolescenza di unica figlia femmina dopo tre fratelli più grandi, per arrivare fino ai giorni nostri. Parla di una famiglia numerosa, vissuta nel Vaticano, dove papà, anzi babbo Mario (lui stesso diceva di non avere la faccia da papà, ma da babbo!) lavorava, alle dirette dipendenze del Papa. Anna e i fratelli nascono e crescono con vista su Piazza San Pietro, con mamma Viola casalinga non per scelta e donna di grande sensibilità ed esuberanza, e babbo Mario, impegnativo uomo tutto d'un pezzo e cultore dell'arte e della bellezza.
Anna ha un rapporto privilegiato con il fratello maggiore Umberto, ed è legata anche a Lorenzo con cui ha pochi anni di differenza, mentre negli anni perde un pò il rapporto con Bernardo.
Intorno a loro gravitano tante zie, tante amiche di Anna, tante fans di Lorenzo.

Ho amato molto questo romanzo, l'ho letto con grande passione perchè è un libro carico di affetto e nostalgia.
Le memorie di Anna sono sincere, il suo sguardo è obiettivo, i suoi ricordi nitidi, la sua scrittura riesce a non risultare mai pesante, utilizza anzi l'ironia con molta destrezza, mai fuori luogo.
"L'amore vero" è un romanzo commovente ma non triste, in cui ognuno di noi ritrova qualcosa delle proprie dinamiche famigliari, in cui si ama ogni personaggio e, quando lo si finisce, si ha solo voglia di andare a cercare qualche foto di babbo Mario, di dare un volto a lui ma anche ad Umberto e a mamma Viola, perchè li si sente un pò propri parenti.

Anna ci insegna una cosa in particolare secondo me, ed è l'importanza dei ricordi, anche di quelle piccole cose che mentre viviamo ci sembrano quasi futili o scontate, ma che negli anni diventeranno preziose.Com'è prezioso questo libro, che rimarrà nel cuore di chi lo leggerà perchè riguarda un pò le memorie di tutti noi e perchè Anna e la sua umiltà non possono non conquistare chiunque deciderà di lasciarsi trasportare dai suoi ricordi.
Lo trovate qui:

giovedì 9 agosto 2018

" Tutta colpa di New York" di Cassandra Rocca




" Era stata effettivamente desiderata da -un uomo come quello-. Da lui in carne e ossa, a dire il vero, ma non era ciò che aveva realmente sperato. Quel tipo di desiderio durava un attimo, non tutta la vita. E il suo attimo con Cade Harrison era già passato."

" Chi ama rischia sempre, tesoro. Ma non c'è niente di più bello a questo mondo." 

Agosto; tempo di vacanze, letture a spizzichi e bocconi sotto l'ombrellone, quindi perchè non seguire il consiglio di un'amica, appassionata del genere, e iniziare un romanzo rosa a tutti gli effetti?
Eccomi quindi a recensire un romanzo edito da Newton Compton nel 2013, opera d'esordio della giovane scrittrice Cassandra Rocca.

Clover vive a New York e lavora come personal shopper. Vive sola e non ha buoni rapporti con la sua famiglia, ma nonostante ciò adora il Natale e la sua atmosfera.
Cade è un giovane attore hollywoodiano famoso in tutto il mondo, reduce da una breve relazione (finita molto male e in mondovisione) con una collega,che vuole ritagliarsi del tempo solo per sè e per vivere le feste come una persona normale; perciò accetta di buon grado l'offerta di un amico che gli presta la sua villetta a New York per il periodo natalizio. La villetta in questione si trova proprio di fronte a quella di Clover...cosa succederà????

Storia d'amore di quelle che ogni donna sogna almeno una volta nella vita, non delude certamente in quanto a romanticismo, ironia, leggerezza che non sfocia in superficialità, scrittura scorrevole, mai volgare, mai stucchevole. Personalmente, avrei preferito fosse narrato in prima persona, ma è un mio gusto personale.

Un libro che ci fa tornare tutte un pò adolescenti, che fa sognare, emozionare, e sperare nel lieto fine, evadendo per un pò dalla razionale quotidianità che spesso lascia poco spazio all'immaginazione.

mercoledì 1 agosto 2018

"Tu che sei di me la miglior parte" di Enrico Brizzi



 " Loro ormai erano una coppia, condannati a sopportarsi a vicenda, mente io avevo ancora davanti tutto il ventaglio delle possibilità."

" Le donne non appartengono ai padri, non sono proprietà dei mariti e non devono diventare le serve dei figli."

" Con certe persone è più facile volersi bene da lontano, e se volevo ritrovare un rapporto sereno con mia madre, era indispensabile che non vivessimo più sotto lo stesso tetto."

Tommaso è un bambino che sta crescendo senza padre, morto in un incidente quando lui aveva solo due anni. Vive con la madre a Bologna, in un quartiere come tanti, e cerca la figura paterna nel giovane ed estroso zio viaggiatore, Ianez.
A partire dalla sua infanzia e continuando poi per tutta l'adolescenza, appare chiaro che Tommy abbia un'indiscutibile ed innata dote; legarsi a doppio filo ai personaggi peggiori della scuola e imboccare sempre la strada peggiore.
Nonostante la sua situazione sociale non sia certamente così disastrata infatti, il nostro protagonista riesce a partecipare ad un'azione più deplorevole dell'altra, in un concatenarsi di incontri ed eventi da far rabbrividire il peggiore dei delinquenti.
Dagli atti di bullismo piuttosto efferati, alle discriminazioni di ogni genere, dalle "scorribande" col suo gruppo di Ultras allo spaccio in quantità industriali, non si risparmia proprio nulla.
Ambientato tra gli anni '80 e '90, Brizzi ci riporta un pò indietro ai bei tempi della sua prima, fantastica opera, "Jack Frusciante è uscito dal gruppo", senza però riuscire ad eguagliarlo.
La sua scrittura è forbita ma anche dialettale, semplice ma non banale, il quadro sociale che va dipingendo in queste 580 pagine (!!!!!) è preciso e crudo. I dialoghi e le azioni dei ragazzi, i loro soprannomi, il loro gergo popolare, mi hanno ricordato, soprattutto nella prima parte, "Ragazzi di vita" di Pasolini, però...però il romanzo non decolla mai davvero, non appassiona come vorremmo che appassionasse il lettore. Tommaso non commuove, non suscita comprensione, non ha un carattere; non si capisce per quale motivo finisca sempre a dare il peggio di sè.
Nemmeno il suo innamoramento perenne per la bellissima (e poco realistica) Ester, riesce a renderlo un uomo migliore, e perfino colui che definisce "il suo peggior amico" Raul, finisce per risultare più gradevole e affascinante di lui.
Insomma, Tommy Bandiera non sarà mai il nuovo Alex di Jack Frusciante, come Ester non sarà mai Aidi, ma Enrico Brizzi è un ottimo scrittore, e ce ne farà leggere ancora delle belle.

giovedì 19 luglio 2018

"Un momento di chiarezza" di Silvia Trevisone







" Il tuo umore nero è un pugno in un occhio in mezzo a tutto questo pizzo rosa!"

" Io sono così, sincera fino alla cattiveria. Non posso trattenermi. E questo ferisce le persone e tu non te lo meriti."

È strano avere qualcuno che si occupa di te, una persona a cui puoi dire: oggi non ce la faccio. Reggilo tu il mondo!"

" A quanto pare, il posto più bello del mondo non è mai quello in cui sei..."



Inizio subito spiegando l'origine di questo romanzo; l'editore è Bookabook,un nuovo progetto editoriale molto ma molto interessante. In pratica, si tratta di una piattaforma di crowdfunding; gli aspiranti scrittori inviano il proprio manoscritto, che viene letto attentamente dai professionisti di Bookabook, dopodichè i manoscritti che superano la prova vengono sottoposti all'attenzione dei lettori pubblicandone un'anteprima sul sito. I lettori che apprezzano questo stralcio di libro, offrono una piccola cifra per sostenerne la pubblicazione, e passano parola sui social. Se entro un tempo prestabilito, si raggiunge la somma prevista, allora il libro verrà pubblicato e messo in vendita (principalmente come e-book ma non solo), altrimenti i lettori che ci avevano creduto verranno rimborsati.

Dopo questa necessaria premessa, passo alla trama di questo romanzo (che mi è piaciuto tantissimo);
la protagonista è la poco più che trentenne Daisy, che colpisce subito per il suo originale modo di porsi e per il suo cinismo. Daisy vive a Milano, in un appartamento simile ad un loculo e, nonostante la sua età, fino alla sera prima era vergine. 
Scopriamo subito che quello non era poi il suo principale problema, ma che si è voluta semplicemente togliere il pensiero, per poi tornare alla sua vita poco vissuta, quasi in stand-by da una decina d'anni, ovvero da quando lasciò improvvsamente, e senza apparente motivo, il suo lavoro di chimico di successo. Sì perchè Daisy ha un quoziente intellettivo fuori dal comune, e quando aveva soltanto ventitrè anni, inventò un polimero, mentre attualmente lavora in una gelateria, detesta il mondo come se stessa, e si ubriaca in improbabili caffetterie, attaccando bottone con uno sconosciuto più disperato di lei.

Non voglio svelare altro della storia di Daisy, perchè si perderebbe la scoperta di questa piccola perla, la storia meno banale, meno stucchevole, dai dialoghi meno scontati, che abbia letto negli ultimi mesi.
Daisy è una protagonista femminile indimenticabile, una donna piena di fragilità ma con più attributi di un uomo, una dispensatrice di verità scomode ma innegabili.

Il romanzo di Silvia Trevisone, alla sua prima opera, si legge tutto d'un fiato e stupisce per tanti motivi. Prima di tutto è scritto benissimo, strutturato anche meglio, e non stanca mai ma tiene il lettore incollato alle pagine, dalla prima all'ultima parola. Riesce ad amalgamare alla perfezione tematiche importanti e aspetti più leggeri, riflessioni mai banali e sottile ironia.
Insomma, una piacevole sorpresa in un panorama letterario spesso un pò piatto e prevedibile, che sancisce la nascita di una nuova, promettente scrittrice.
Lo trovate qui!

lunedì 16 luglio 2018

" Dieci cose che avevo dimenticato " di Lucrezia Sarnari






" Sento la leggereza dei miei vent'anni e ho un bisogno impellente di tuffarmici senza pormi nessuna domanda. Un bisogno improvviso. Che non avevo mai sospettato di avere."

" Il rimpianto se non lo curi ti condanna all'infelicità cronica e, per curarlo, l'unica via è afferrare le opportunità che la vita ti mette davanti."

" Mi chiedo se si possa soffrire di "mal d'Africa" pur non essendoci mai stati, in Africa."



Giò e Marta sono due sorelle poco più che trentenni, due sorelle un tempo molto legate ma che hanno poi fatto scelte molto diverse; Giò ha scelto la carriera, trasferendosi a Parigi lontana da tutto e tutti, Marta ha scelto l'amore e la famiglia.
Tra loro un mare di cose non dette, di piccoli rancori, di situazioni in sospeso, e tanti ricordi a legarle per sempre attraverso un filo invisibile tessuto negli anni soprattutto da nonna Caterina che, proprio venendo a mancare all'improvviso, dà loro un'ultima grande possibilità; tornare in quel paesino umbro dove sono cresciute, tra i profumi della sua adorata pasticceria, quel luogo in cui, grazie alla sua dolcezza e saggezza, hanno entrambe imparato e vissuto tanto.

Giò e Marta sono tutte noi, donne sempre un pò in bilico tra l'essere ligie ai doveri, coerenti con la vita che (almeno apparentemente) ci siamo scelte, e ciò che sarebbe potuto essere se, se e ancora se.
Il loro ritorno forzato a Colleferro imporrà loro di fermarsi e osservare le proprie vite con distacco e senza troppa fretta, metterà in discussione ogni loro certezza, metterà a dura prova le loro scelte ed il loro futuro.

Lucrezia Sarnari è una giornalista e blogger (Ceraunavodka, blog esilarante che seguo con grande passione) al suo primo romanzo, pubblicato da Rizzoli a fine giugno, con una copertina che già invoglia parecchio e rispecchia tutta la freschezza, la leggerezza mai superficiale o scontata di Lucrezia e della sua scrittura.
Riuscire ad analizzare così bene le paure, le gioie, le fragilità e le contraddizioni di tante donne, senza risultare pesanti o stucchevoli, non è cosa semplice, come non lo è dare voce alle mille sfaccettature della maternità, ma Lucrezia ci riesce molto bene, trasportandoci in una storia piena di frasi da annotare e conservare, perchè non riconoscercisi, non ritrovarci dei pezzettini di noi, è davvero impresa ardua.
Fermati e osserva la tua vita, ritrova la vera te stessa, è il messaggio che ci lancia l'autrice, e che prima o poi tutte dovremmo cogliere.

Un bel romanzo da leggere in pochi giorni o in poche ore, una voce amica a cui è difficile non cedere.



martedì 10 luglio 2018

"Divorare il cielo" di Paolo Giordano






" Dal letto dov'ero sdraiata, guardavo gli oggetti della stanza allontanarsi e avvicinarsi, come se la casa intera avesse un respiro."

"Scriveva enorme, al centro del foglio, -La nostra impresa è l'assalto al cielo!- scriveva -Noi dobbiamo divorarlo, il cielo!"


Teresa trascorre le sue estati di bambina e poi ragazza a Speziale, in quella Puglia terra di origine di suo padre, che la incanta e la attrae a sè come una calamita.
Quei tre ragazzi della masseria vicina, che scorge una notte farsi un bagno clandestino nella piscina della casa di sua nonna, segneranno per sempre la sua vita all'apparenza già ben delineata, sconvolgeranno quel destino di ragazza di buona famiglia che la attendeva senza troppi intoppi e sorprese.
Bern, Tommaso e Nicola. Soprattutto Bern, il suo unico grande amore; un ragazzo pieno di contraddizioni, tendente ai fanatismi, capace soltanto di passioni assolute.
Per lui Teresa lascerà ogni sua certezza, abbandonandosi ad una vita incerta, in una sorta di comune all'interno di quella masseria da cui non riuscirà mai a staccarsi, come stregata non soltanto dalla personalità di Bern, ma anche e soprattutto da quella terra, dalla sua gente, dalla natura impietosa.

"Divorare il cielo" è un romanzo potente, lungo, scritto magistralmente perchè Giordano è un vero scrittore e su questo non ci piove.
Narrato in prima persona da Teresa, indaga però molto bene nelle personalità e nei pensieri degli altri protagonisti.
Tocca temi importanti quali l'ambientalismo, la religione, la fecondazione assistita, la solitudine. Delinea personaggi complessi, ingombranti, contraddittori nel loro modo di agire e di rapportarsi agli altri.
Parla di amicizia, è forse più una storia di amicizia che non d'amore, e di sicuro è una storia non banale.
Anni fa avevo adorato la sua opera prima, "La solitudine dei numeri primi",e con questo suo ultimo romanzo Giordano conferma senza dubbio di essere un grande scrittore.

domenica 10 giugno 2018

" Eleanor Oliphant sta benissimo" di Gail Honeyman


"Ci sono giorni in cui i miei legami con la terra mi sembrano così labili che i fili che mi tengono fissata al pianeta sono sottili come una ragnatela, come zucchero filato."

"Mi rendevo conto che sarebbe stato utile parlarne con qualcuno. Lo ricordavo dal passato. A quanto pareva, parlare faceva bene e aiutava a dare alle preoccupazioni la giusta prospettiva."

"Dovevo far succedere qualcosa, qualsiasi cosa. Non potevo continuare a passare accanto alla vita, sopra, sotto, attorno."



Caso editoriale internazionale, edito in Italia da Garzanti,"Eleanor Oliphant sta benissimo" è l'opera prima della scrittrice scozzese Gail Honeyman.

Narrato in prima persona proprio dalla protagonista Eleanor, trentenne con una vita ordinaria fatta di ufficio, casa, routine e tanta solitudine, rischia di essere una storia piuttosto triste e piatta, ma appunto rischia soltanto.
Eleanor è un personaggio pieno di contraddizioni, soprattutto all'inizio può risultare persino insopportabile con la sua apparente ristrettezza mentale, con le sue paranoie, le sue insopportabili pignolerie, il suo dire sempre ciò che pensa anche se assurdo e per niente rispettoso.
Eleanor è anche dissacrante, spiritosa e leggera nonostante la sua vita tutt'altro che semplice; affronta tutto con uno spirito fondamentalmente ottimista, si crogiola nella sua solitudine ma in realtà aspetta solo di essere salvata.
Come una normale trentenne single, Eleanor lavora, interagisce quel poco che basta con colleghi con cui non condivide nulla e che anzi la trovano stramba e pure piuttosto sfigata, torna a casa, beve vodka e non ha nessun tipo di vita sociale, anzi perlopiù ignora la maggior parte delle convenzioni sociali.
L'incontro con Raymond, un suo coetaneo e collega da lei ignorato e mal considerato, e in seguito con l'anziano Sammy, segneranno lentamente un punto di svolta nella sua vita, fatta di ricordi incompleti e tragici che hanno segnato la sua complessa personalità.
La gentilezza e la capacità di ascoltare sono ciò di cui Eleanor aveva bisogno, doti sempre più rare nella nostra scoietà, dove non soltanto chi è vedovo, anziano, malato, può essere vittima di una spietata solitudine senza sbocchi, pur vivendo ogni giorno in mezzo a migliaia di persone.
Proprio scoprendo che esistono anche persone gentili, in grado di ascoltare e di non giudicare, Eleanor riuscirà pian piano ad aprirsi e a svelare i segreti che si celano dietro le sue manie e dietro alle spietate conversazioni telefoniche con la madre detenuta.

Una protagonista indimenticabile, che incarna perfettamente il signifcato della parola "resilienza".
Una scrittrice di sensibilità rara, che sa scavare nell'anima di individui spesso invisibili, ritenuti strani o disprezzati per il loro non conformismo. Sa dargli voce e sa andare oltre alle apparenze, alla superficialità collettiva, usando una scrittura minuziosa e delicata.
Un romanzo straordinario, perchè Eleanor Oliphant non sta benissimo, ma ha un insegnamento per tutti noi, anzi più di uno.

giovedì 17 maggio 2018

"Una casa a Parigi" di S.L.Grey





" Avevo paure di finire intrappolata nella routine di un lavoro noioso, come era capitato a Mark, o era semplicemente mancanza di ambizione?"

" Come sempre quando vedo le tombe dei bambini scoppio a piangere. Le bambole con il volto crepato, i fiori appassiti, i palloncini sgonfi: questo posto sembra una festa di compleanno interrotta brutalmente da una tragedia."

 

Come ho già detto in precedenti post, i thriller non sono il mio genere preferito, ma dopo aver letto alcuni thriller psicologici e non troppo cruenti, non disdegno qualche titolo ogni tanto.
Questo in particolare mi attirava sia per l'ambientazione che per la trama, e ringrazio come sempre l'ufficio stampa della DeA per l'estrema disponibilità.
Purtroppo però questo romanzo è stata una grandissima delusione, perchè non si tratta assolutamente di un thriller. Di psicologia però ce n'è parecchia, perchè il filo conduttore è il rapporto tra Mark, professore cinquantenne divorziato e orfano della prima figlia, e Steph, la sua nuova, giovane compagna nonchè madre della sua seconda figlia Hayden di soli due anni.
La coppia è stata recentemente vittima di una rapina nella loro casa, durante una tranquilla serata come tante, e da quell'evento non riesce più a riprendersi, il loro rapporto pare essersi irrimediabilmente guastato.
Per questo si lasciano convincere da amici a partire da soli per una vacanza a Parigi, vacanza che non potrebbero assolutamente permettersi se non scambiando la propria casa con quella di una coppia francese.
La prima parte del libro si svolge quindi in questa casa parigina, molto lontana da come i due se l'immaginavano. La loro vacanza si rivela da subito un totale fallimento, e i loro rapporti si fanno sempre più tesi e complicati, sullo sfondo di una Parigi inquietante e lontana, costellata di eventi infausti e assurdi che minano la psiche di entrambi.

La storia si legge pagina dopo pagina, il lettore mette insieme i vari elementi misteriosi della storia e prosegue senza sosta nell'attesa di scoprire un legame, una spiegazione a tutti questi strani accadimenti, si crea un'atmosfera di suspence che però viene lentamente disillusa. Pian piano infatti ci si rende conto dell'assurdità di ciò che accade, nulla è lontanamente verosimile, i personaggi sono sempre più frammentati, ciò che accade non ha nessun tipo di spiegazione nè legame logico, e tutto assume sempre più i contorni dell'horror e del paranormale.

Probabilmente ho sbagliato io il genere di libro, altrettanto probabilmente agli amanti del genere questo può risultare un romanzo degno di essere letto, fatto sta che a me è sembrato senza nè capo nè coda, con un fondo splatter soprattutto nella seconda parte, con fatti completamente slegati tra di loro e senza nessun tipo di spiegazione logica. La fine del libro non ci aiuta infatti a dargli un senso, anzi...è un finale affrettato e improbabile.

Insomma per un romanzo oltre tutto scritto a quattro mani, mi sarei aspettata be altro; le intenzioni erano buone, la trama psicologica anche, il senso di inquietudine che infonde nel lettore è tipicamente da thriller, ma tutto il resto lo boccio senza ombra di dubbio.

mercoledì 2 maggio 2018

"Chiedi al cielo" di Carmela Scotti






" Lei non era più un essere umano, era l'assenza di suo figlio fatta carne, tutto il suo corpo era fatto di quell'assenza, tanto che a volte si stupiva di non diventare lei stessa invisibile."

"Chi decide di ammazzarsi si porta con sé tutte le persone che lo hanno amato, e non lascia superstiti."

" Si può diventare tutt, il dolore ti porta dove vuole, ti cancella e ti rimodella come creta."

Anna è sordomuta da quando era ragazzina, ha un marito non proprio adatto a lei ma quel che conta e per cui vive è Luca, l'adorato figlio di nove anni.
Nel momento in cui Luca scompare, la sua vita va letteralmente in frantumi, come va in frantumi quella di Giona, il vicino di casa, chirurgo, che vive col figlio adottivo ventenne Leonardo da quando la moglie Paola è venuta a mancare.
Due storie, due disperazioni che si intrecciano e si confortano a vicenda, mentre intorno a loro la realtà assume contorni sempre più oscuri e misteriosi, che Giona intende dipanare a costo della sua stessa incolumità e nonostante non sia mai stato propriamente un uomo d'azione.

"Chiedi al cielo", novità editoriale Garzanti e seconda opera di Carmela Scotti (finalista al premio Calvino col primo romanzo), non è um libro semplice, per niente. Affronta temi forti come quello della pedofilia e del suicidio, descrive una realtà dura, angosciante, a cui nessuno vorrebbe mai pensare ma che è più verosimile di quanto vorremmo mai ammettere.
Anna e Giona sono fondamentalmente due persone sole e fragili; Anna vive nel suo rassicurante silenzio, Giona trovava sicurezza nel suo lavoro, fino a quando le loro solitudini iniziano lentamente a tenersi a braccetto permettendogli di intravedere di nuovo uno spiraglio di vita a cui nessuno credeva più.

La scrittura dell'autrice è da considerarsi impeccabile, ha uno stile classico e particolareggiato che fa pensare ai grandi romanzieri di una volta, ed è riuscita a dare alla storia una svolta noir che appassiona il lettore fino all'ultima pagina.

lunedì 16 aprile 2018

"Certi segreti" di Kim Van Kooten




 "La mamma da sola non ce la fa, con la vita. E io non posso farcela da sola con lei."

" Mi mancano tutte le cose che non sono mai avvenute, ma che potrebbero accadere se lei stesse meglio. Lei che ascolta qualcosa che le sto raccontando. Noi due che ridiamo insieme del corsetto della nonna, Io che le presento Tim, e lei che mi mostra il pollice ritto, alle sue spalle. Io che le dò un bacio, e lei che non mi dice di smetterla perchè non sono più una bambina."



Puck vive con la madre in un quartiere povero di Rotterdam. Senza un padre, senza giochi, senza soldi. Fino al giorno del suo quinto compleanno, quando una berlina nera e lussuosa le porterà in un'enorme casa piena di oggetti raffinati e costosi, la casa di Signor Zio, un anziano a lei sconosciuto che sposerà la mamma.
Da quel giorno la loro vita cambierà completamente; la mamma potrà godersi l'agognata ricchezza mentre Puck...beh, Puck dovrà iniziare a chiamare papà Signor Zio, perchè lui vuole così. E dovrà farsi lavare i capelli da lui più volte a settimana, perchè lui vuole così....

"Certi segreti" è un pugno nello stomaco ed è indubbiamente un gran bel libro, scritto benissimo e tratto da una storia realmente accaduta, anche se non lo si vorrebbe credere.
La voce narrante è quella di Puck, che all'inizio ha soltanto cinque anni ed esprime tutta l'innocenza, la fragilità, la dipendenza da una madre scapestrata, con parole semplici e un punto di vista commovente.
Il tema della violenza sui bambini è affrontato in maniera decisa, senza filtri, la voce di Puck racconta il baratro in cui si trova a sopravvivere, tra questo "nuovo papà" che fa cose molto strane, una mamma completamente concentrata su se stessa e su tutto ciò che può acquistare ed esibire, e la sua famiglia costellata di delinquenti.
Per tutto il libro si spera ardentemente in una salvezza per Puck, per tutto il libro non si crede possa finire peggio di così.
Un romanzo così non può non lasciare il segno, non può non smuovere nel lettore rabbia, impotenza, disgusto, ma incredibilmente in tutta questa narrazione ci si ritrova anche a sorridere, perchè Puck è pur sempre una bambina e i suoi racconti così sinceri e dissacranti alleggeriscono persino le pagine più cupe.

Novità editoriale De Agostini (DeA Planeta) , l'esordio di questa autrice è qualcosa di sorprendente, come la storia che racconta e che si legge rapidamente in un vortice di emozioni contrastanti, che non ci permetteranno mai di dimenticarlo.

acquistabile qui

mercoledì 4 aprile 2018

"Tre donne - Una storia d'amore e disamore" di Dacia Maraini



"Gli affetti famigliari sono complicati e covano delle implicazioni sconosciute. Ci si ama follemente ma anche ci si detesta. Si trovano insopportabili i gesti, le azioni, le scelte di chi ci vive accanto, ma nello stesso tempo si pensa con terrore a quando questa intimità terminerà."

"Com'è importante staccare da tutto quello che è quotidiano e noto e stranoto, dalle case che ci stanno strette per andare in visita in città sconosciute, fra volti mai visti, cercando di adattarsi a usi diversi." 

Dacia Maraini è un'autrice a cui sono particolarmente affezionata avendola scoperta molti anni fa, quando ero molto giovane. Un suo romanzo è sempre una garanzia, una scrittura impeccabile e dei personaggi, soprattutto femminili, che non si dimenticano facilmente.
L'ultima sua opera però, "Tre donne", edito da Rizzoli che ringrazio per avermi permesso di recensirlo appena uscito nelle librerie, non mi ha convinta del tutto.

Ci sono appunto tre donne, di età differenti; Gesuina la nonna sessantenne fin troppo eccentrica, mamma Maria, intellettuale, sempre immersa nelle sue traduzioni e nel suo mondo romanzato, e Lory la figlia adolescente e arrabbiata con il mondo.
La narrazione è a tre voci che non potrebbero essere più diverse; tre donne della stessa famiglia, che vivono nella stessa casa, e alternano amore e odio nei confronti una dell'altra.
Gesuina vive di "affettuose simpatie" con ragazzi molto più giovani di lei, Lory ha una storia poco impegnativa con un suo coetaneo, mentre Maria è innamorata persa di François, il bel francese con cui ha da anni una relazione a distanza, e che a volte si palesa a casa loro e la porta a fare viaggi per lei straordinari.

Come dicevo, questo romanzo non mi ha convinta perchè non mi ha appassionata più di tanto, e soprattutto nessuna delle protagoniste mi ha colpita particolarmente. Ognuna di loro tende ad infastidire il lettore; Gesuina per la sua esagerata voglia di essere ancora giovane ed intraprendente, per la sua malcelata leggerezza. Lory per il suo egoismo di adolescente un pò troppo superficiale, Maria per la sua eccessiva ingenuità e bontà d'animo che la fanno apparire in tutto e per tutto una vittima. Le prime due vivono in sostanza sulle spalle della povera Maria, che tira avanti la carretta da sola; in quella casa si vive grazie alle sue traduzioni e grazie al fatto che lei fa tutto per tutti. Le sue lettere a François sono di una tenerezza sconcertante, di un'ingenuità indifendibile anche per chi ama le storie d'amore.

Dopotutto, conoscendo l'autrice e la sua arguzia, penso che la Maraini abbia voluto di proposito scatenare queste sensazioni di fastidio nel lettore, abbia volutamente tratteggiato dei personaggi femminili non necessariamente positivi o interessanti, riuscendo ancora una volta a scoprire le fragilità di non una ma ben tre donne, e toccando corde delicate che spiazzano il lettore.

La delicata saggezza dell'autrice, che si ritrova in tante piccole perle sparse qua e là nel romanzo, vale ancora una volta la lettura di un suo romanzo, sperando non smetta mai di scriverne.

domenica 18 marzo 2018

"Fai piano quando torni" di Silvia Truzzi






" Si può tornare all'età in cui ti è concesso piangere, star male, e c'è qualcuno che per contratto viene a consolarti? A dirti: va tutto bene, stai tranquilla. Una mano sulla testa, che meraviglia la mano sulla testa...Invece no: adesso nessuno ne vuole sapere di una che sta male. Appena cominci a dar timidi segni di disagio, tutti si affannano a dirti che devi stare meglio, affrontare i problemi e fare qualcosa per ritornare in carreggiata."

"Televisione? No, alle quattro del pomeriggio potevo incappare solo in Maria De Filippi. Piuttosto un tavor."

"Sai solo star male. Ma guarda che star bene è più difficile che star male." 


Due donne bloccate in una stanza di ospedale, due donne che non potrebbero essere più diverse; la trentacinquenne Margherita, di buona famiglia, laureata, con alle spalle una storia finita da poco, e la signora Anna, ultrasettantenne nata povera, grande lavoratrice fin da bambina, quando non si era certo potuta permettere un'istruzione, vedova.
Margherita è arrabbiata col mondo, col suo ex Francesco, con la madre psichiatra sempre perfetta e misurata, con se stessa per la sua incapacità di vivere e di appassionarsi alla vita, coi medici che la assistono da tre mesi, da quando si è letteralmente schiantata con la macchina, fatto che ha instillato più di un dubbio sull'ipotesi di un suo tentato suicidio. Ora in quell'ospedale Margherita ha una nuova persona da odiare e su cui accanirsi; la sua compagna di stanza che la chiama "Bambina", la sommerge di parole, racconti, informazioni da lei non richieste, la disturba con la sua invadenza, le sue osservazioni fuori luogo, il suo assurdo modo di vestirsi e comportarsi.
Di giorno in giorno Margherita inizierà a conoscere tutto di questa molesta signora, che inspiegabilmente tiene tanto a raccontarle la sua vita e, soprattutto, la sua grande e quasi platonica storia d'amore che resiste nel tempo, nonostante tutto.

Primo romanzo, edito da Longanesi, della giornalista Silvia Truzzi, "Fai piano quando torni" è una lettura piacevolissima e tutta al femminile. Una voce narrante, quella di Margherita, che col suo cinismo, la sua mancanza di fiducia negli altri come in se stessa, il suo tagliente sarcasmo, fa sorridere e riflettere, emozionare e imeddesimarsi, arrabbiare e appassionarsi. Sia lei che Anna sono personaggi indimenticabili, profondi e complessi in due modi totalmente opposti, entrambe hanno qualcosa da imparare l'una dall'altra, entrambe hanno bisogno l'una dell'altra.
Se Margherita è spaventata e delusa dalla vita, nonostante il benessere economico e sociale in cui ha avuto la fortuna di nascere e crescere, Anna quella vita se la beve nonostante le mille difficoltà che ha sempre dovuto affrontare. Col suo italiano maccheronico fa sorridere e commuovere, con la corrispondenza tra lei e l'amato Nicola ripercorre un'epoca e ci insegna il sacrificio, quello a cui spesso non siamo più abituati, e allo stesso tempo ci mostra come godersi la vita.

"Fai piano quando torni" parla di resilienza, di quella forza che sta dentro ad ogni donna anche quando proprio non la riusciamo a vedere, e tra una stanza di ospedale, Bologna, il mare toscano e verso la fine la maginificenza di una città come Napoli, inneggia alla bellezza della vita e alla fatalità del destino.

sabato 10 marzo 2018

"Nient'altro al mondo" di Laura Martinetti e Manuela Perugini






" Maria, ti ricordi quando sei stata un anno all'estero a studiare?(...)
  Quasi non ti riconoscevo. Eri libera nello spirito e nell'aspetto. (...)
  Nei tuoi occhi, lo scintillio di chi non ha lacci. Lacci di casa, di scuola. La tua era una bellezza selvaggia, spontanea. Nulla di artefatto. Solo vita, assaporata fino allo spasimo. 
  Ti ho invidiata. (...)
  Ma i lacci sono stati più forti e ti hanno riportata indietro. Hai rinunciato a parte di quello scintillio che non ho più rivisto. 
 In fondo tutti noi lo facciamo, con l'età adulta."

" Avevo paura di rivedere in un figlio naturale le mie imperfezioni unite a quelle di mia madre, la mia inadeguatezza oltre che la sua, la nostra incapacità di stare al mondo e di vivere senza sofferenza."

" I sentimenti non sono mai puri. Gioa contaminata dalla paura della perdita. 
  Dolore contaminato dalla speranza del cambiamento."


 
Alma e Maria sono amiche dai tempi della scuola; diverse eppure complementari, come spesso accade nelle amicizie di lungo corso. La loro amicizia però non si perde negli anni, ma muta e si adatta alla lontananza, al tempo che passa ma non basta mai, alle rispettive vite amorose, e soprattutto alla voglia di essere madri.
Alma ha avuto la fortuna di una giovinezza felice e spensierata, con una famiglia pressochè perfetta, tutto è sempre stato semplice per lei, è arrivata all'età della maternità praticamente indenne da ogni forma di dolore. Maria al contrario ha già toccato con mano la sofferenza, la solitudine, la morte, ma entrambe sono arrivate a quel punto della vita in cui, in un modo o nell'altro, si fanno i conti con la voglia, ma anche la paura, i dubbi dell'essere madri.

Ringrazio la Garzanti per avermi inviato questa novità editoriale, un romanzo la cui prima particolarità è l'essere scritto a quattro mani, da due scrittrici che, come le protagoniste di questa storia, sono prima di tutto due grandi amiche, e grazie a questo riescono a cogliere le tante sfumature, i tanti mutamenti che subisce nel tempo un'amicizia nata sui banchi di scuola.
Le voci di Alma e Maria si alternano nel raccontare le rispettive vite, e la bravura delle autrici sta tutta nell'indagare nelle pieghe delle loro esistenze, nel cogliere le loro paure, debolezze, sensazioni, emozioni, nel far parlare le loro anime senza mai risultare noiose o patetiche.

"Nient'altro al mondo" è un romanzo scritto con raffinatezza e sapienza, delicatezza e sincerità, è un romanzo al femminile che mette a confronto due destini nel momento cruciale della maternità, ma che soprattutto celebra la forza delle donne.

venerdì 2 marzo 2018

"Io e te come un romanzo" di Cath Crowley




 " - Ho detto che le poesie non influiscono sulla vita VERA (.....) Non possono guarire le persone dal cancro né restituirci chi è morto. E nemmeno i romanzi. Volevo dire che non hanno una funzione pratica. Mi è piaciuto un sacco che tu quella sera mi abbia letto la poesia, ma il mondo è rimasto uguale."

" A volte la scienza non basta. A volte c'è bisogno dei poeti."

" Anche l'amore per le cose che ti rendono felice può darti stabilità: i libri, le parole, la musica, l'arte. Queste sono le luci che riappaiono quando il tuo universo si spezza."

Esordisco subito questa recensione chiarendo che il titolo italiano è assolutamente fuorviante e riduttivo, più adatto ad un romanzetto rosa che ad un romanzo più che dignitoso come questo recente Young Adult targato ancora una volta DEA (che ringrazio come sempre per la disponibilità). Il titolo originale è "Words in Deep Blue".

Ambientato in Australia, racconta a voci alterne la storia di Rachel e Henry, diciottenni cresciuti insieme fino a quando, tre anni prima, Rachel non si trasferisce con la famiglia fuori città. Non prima di aver lasciato una lettera destinata ad Henry, che però non la leggerà mai, motivo per cui i loro rapporti si interrompono del tutto, ed Henry non verrà a conoscenza nemmeno della spaventosa tragedia toccata in sorte a Rachel, che perde improvvisamente l'adorato fratello Cal e decide di ritornare a vivere in città, ospite della zia. Il ritorno di Rachel è però solo in parte un ritorno al passato, perchè lei non è più lei, perchè Henry non la riconosce più e non capisce il perchè del suo allontanamento da lui, perchè Cal non c'è più e nessuno lo deve sapere.
A fare da cornice alla storia, c'è la suggestiva libreria di libri usati della famiglia di Henry, un luogo speciale per tante persone, un luogo in cui convergono passioni, ricordi, aspettative, segreti, il luogo in cui vive e lavora Henry e in cui inizierà a lavorare anche Rachel.
Una parte della libreria ha un ruolo fondamentale per molte persone, è quella parte in cui i libri non sono in vendita, bensì pronti per essere utilizzati dai lettori che possono lasciare al loro interno annotazioni, scambi epistolari, bigliettini. Un modo insomma per rispolverare un antico modo di comunicare, ormai perso con l'avvento della tecnologia e dei cellulari.
 È così che i capitoli sono intramezzati da scambi di lettere che portano a galla sfaccettature e segreti di diversi personaggi, riportandoci indietro nel tempo, a nostalgiche forme di comunicazione ormai perdute.
Quella che potrebbe essere una storia tra adolescenti, acquista tutto un altro sapore grazie alla passione che nutrono quasi tutti i personaggi per i libri. La lettura, la cultura, fa da sfondo a tutto ciò che accade, le tantissime citazioni letterarie sono delle vere e proprie perle, spunto di riflessioni molto profonde e filosofiche, di dialoghi e scambi a tratti commoventi e non certo scontati per un Young Adult.

Questo romanzo di Cath Crowley è un piccolo gioiello nello scenario della letteratura contemporanea per ragazzi, uno di quei romanzi che non si dimenticano tanto facilmente.







sabato 24 febbraio 2018

" Storia della mia ansia" di Daria Bignardi





"Mio fratello Piero gioca in camera sua, ma io non ho posti dove nascondermi dal dolore di mia madre perchè lo sento anche attraverso i muri. Ho cinque anni, e anche se mi chiudo in soggiorno, infilo un disco nel mangiadischi e svesto la bambola, sento il suo dolore dentro di me, una spanna sopra l'ombelico, e sto male."

" Ciò che spero di non dimenticare mai è che esiste un mondo parallelo di malati che vive accanto a quello dei sani."

" Non sono pronta per lasciare Shlomo né per accettarlo com'è."
 


Lea è sposata con un uomo freddo e complicato, ha tre figli abbastanza grandi da essere sufficientemente autonomi, un lavoro appassionante, un gatto, vive da sempre lottando contro l'ansia lasciatale in eredità dalla madre Gemma, e solo ultimamente si trova invischiata in una lotta che non aveva previsto, quella contro il tumore al seno.

Ho letto questo romanzo in un paio di giorni, e ringrazio la Mondadori per avermelo inviato il giorno stesso dell'uscita.
Descrivere la storia che Daria Bignardi racconta in questo suo ultimo romanzo è quasi superfluo; non è tanto la storia che rende straordinario questo libro, piuttosto il fatto che è scritto letteralmente a cuore aperto, con una profondità ed una delicatezza spietate.
Un racconto femminile senza essere femminista, che parla di malattia senza mai risultare patetico, mai banale, una storia di amore talmente imperfetto da sembrare sbagliato, di fragilità che possono diventare risorsa, punto di partenza, semplice accettazione e fatalismo, perchè a volte per chi soffre d'ansia, le batoste della vita possono essere quasi salvifiche "In compenso mi sembra di non soffrire più d'ansia. Di non potermelo permettere. C'è da sopravvivere, e non posso crogiolarmi nei vecchi tormenti."

Avevo già letto ottimi romanzi della Bignardi, e li ho sempre trovati splendidi, emozionanti, di una sensibilità che mi coinvolge sempre in modo totalizzante, e questo sono sicura mi resterà nel cuore ancora più degli altri, con le mille frasi sottolineate e le emozioni che mi ha dato.
Un romanzo meraviglioso, da leggere per non sentirsi sole e per capire il potere della scrittura vera.

martedì 13 febbraio 2018

" So tutto di te" di Clare Mackintosh







" La invidio. non perchè sia giovane e bella - come potebbe pensare tanta gente- ma per la sua passione. Provo a immaginare quello che avrei potuto fare; quale grande desiderio avrei potuto inseguire."

" Mi sembra di aver perso la mia identità, di essermi ridotta a un tragitto in metropolitana pubblicato su un sito e messo in vendita."



Zoe è una quarantenne come tante, con due figli grandi, un nuovo compagno, una casa ed un lavoro che non ama ma che si tiene ben stretta, e per cui ogni giorno si confonde tra le migliaia di pendolari londinesi che si riversano nelle stazioni metropolitane della città. Un popolo di persone con abitudini precise, quotidiane, prevedibili, persone che si incrociano ogni giorno ma non si guardano, si ignorano, non si vedono. Come reagirebbero, come regiremmo, se sapessimo invece che la nostra rassicurante routine viene osservata, se sapessimo che qualcuno ci pedina, prevede esattamente ogni nostra mossa, se una nostra foto venisse estrapolata dai Social e pubblicata su qualche misteriosa inserzione pubblicitaria?
Questo è ciò che accade alla londinese Zoe e ne stravolge completamente la vita, in un susseguirsi di colpi di scena, in una costante sensazione si essere spiati, di non essere mai davvero al sicuro.

Non sono solita leggere thriller, mi ero fermata a "La ragazza del treno" e non pensavo che avrei trovato facilmente un altro romanzo del genere che mi appassionasse e tenesse incollata alle pagine fino alla fine, ma grazie alla DEA che mi ha inviato questa sua novità editoriale, mi sono dovuta ricredere.
Il romanzo ruota intorno a personaggi femminili come Zoe, la protagonista, Kelly la poliziotta che si occuperà del caso,  secondariamente Katie, la figlia diciottenne di Zoe, e Melissa, la sua migliore amica. I personaggi maschili sono perlopiù misteriosi, hanno una connotazione minacciosa, anche i più insospettabili, al punto che Zoe non riuscirà più a fidarsi di nessuno, nemmeno del suo adorante compagno Simon.
Ho trovato questa storia molto attuale e disturbante; le vite esibite sui Social, il quotidiano su e giù dai mezzi pubblici per andare al lavoro, l'incrociare continuamente, ogni giorno, le stesse persone senza nemmeno accorgersene, l'essere soli e invisibili anche in mezzo ad un fiume di persone, anche in pieno giorno, ripetere le stesse azioni, le medesime abitudini che ci annoiano ma allo stesso tempo ci rassicurano, ma non pensiamo mai possano renderci vulnerabili e metterci in pericolo, perchè forse non siamo poi davvero così invisibili...

Clare Mackintosh è un'ex poliziotta al suo secondo romanzo (il primo, "Scritto sulla sabbia", ha avuto un enorme successo e mi riprometto di leggerlo), sa scrivere molto bene, in modo dettagliato senza risultare pesante, tiene magistralmente in piedi un thriller psicologico senza mai perdere il ritmo e la suspence, e soprattutto conosce bene quello di cui scrive.




martedì 23 gennaio 2018

" Dodici ricordi e un segreto" di Enrica Tesio



" Le paure hanno sempre un nome, solo che è difficile pronunciarlo ad alta voce."

" Che mondo strano quello dove si corregge il difetto e non la presa in giro."

" I figli è più facile amarli quando fanno parte di te, il difficile è quando li lasci andare per il mondo e affronti il rischio che diventino degli sconosciuti."

" - Non si fanno foto quando si è tristi?- 
  - Di solito no, della tristezza ci si ricorda facilmente. La felicità si dimentica.-"


Il secondo romanzo di Enrica Tesio si intitola "Dodici ricordi e un segreto" (un grazie alla casa editrice Bompiani-Giunti che me ne ha inviato una copia), ed è molto diverso dal primo " La verità, vi spiego, sull'amore", che ho recensito molto entusiasticamente essendo stata una lettura piena di risate ma anche di spunti di riflessione.
Se il suo primo romanzo era strettamente legato alla sua vita e al suo celebre blog, quest'ultimo è tutta un'altra cosa, è un romanzo maturo e ben strutturato, una storia che vive di vita propria e che non sa cosa sia la banalità, che ci sa stupire e tenere incollati alle pagine quasi come farebbe un buon thriller.

Il tema centrale è la famiglia; Aura non riesce proprio a chiamare "mamma" la sua giovane e fragile madre Isabella, nemmeno quando la loro piccola famiglia inizia a sgretolarsi, ovvero quando il nonno che le ha cresciute si ammala, e prima di farsi ricoverare in un istituto per anziani, fa promettere alla nipote che non andrà mai a trovarlo, che anzi deve partire, fare un viaggio lungo un anno, lontano da tutti. Nonno Attilio non vuole saperne di farsi vedere debole, malato, non più in grado di riconoscere la sua adorata nipotina, vuole che Aura mantenga di lui il ricordo del nonno che è stato, la colonna portante della loro famiglia, la loro unica figura maschile di riferimento. Aura accetta, ma al ritorno dall'Irlanda si rende conto di quanto quella promessa sia impossibile da mantenere, di quanto la richiesta di Attilio sia per lei ingiusta e di quanto le pesi la sua assenza. A quel punto che fare se non tentare in ogni modo di farsi dire da sua madre, o da Tomaso, il figlio del nuovo compagno di Isabella, o da Guglielmo, il suo migliore amico (suo e di sua madre, per la verità), o da Gemma, la prima fidanzata del nonno, dove si trovi esattamente Attilio?
È proprio cercando suo nonno che Aura si troverà a scavare nelle origini e nel passato della sua famiglia, a scoprire dinamiche e personaggi che mai avrebbe immaginato, a scavare nella sua solitudine e in quella delle persone che la circondano o che l'hanno circondata...

Si ride meno in questo romanzo, si perde un pò l'inimitabile e invidiabile ironia dell'autrice, ma si ritrova la sua poesia, perchè Enrica Tesio è una poetessa in prosa, e non è un caso che spesso le presentazioni dei suoi libri siano curate dal poeta Guido Catalano.
I suoi personaggi femminili sono pieni di contraddizioni e per questo reali, sono donne un pò bambine che non ci tengono proprio a crescere del tutto, e questo è il loro punto forte.
Enrica riesce a scavare in profondità nelle persone di cui parla senza risultare mai pesante, i suoi romanzi si bevono una pagina dopo l'altra, si sottolineerebbero dalla prima all'ultima parola, si amano.
Se volete un libro da amare, l'avete trovato.

martedì 2 gennaio 2018

" Remember - Un amore indimenticabile" di Ashley Royer






"Le persone più taciturne hanno le menti più chiassose: la mia grida in cerca d'aiuto, ma le mie labbra non si muovono."

" - È come la vita, immagino.Cambia di continuo e non sai mai cosa succederà. Devi solo essere preparato ad accettare quello che ti riserva.-"


Rieccomi con un romanzo tipicamente "Young Adult", gentilmente offertomi dalla DeA; una trama che mi attirava e mi riempiva di speranze di ritrovare uno Young Adult non etichettabile come tale, come mi è accaduto in passato, quando alcuni romanzi prettamente dedicati ad un pubblico giovane, mi hanno piacevolmente sorpresa.
Non è questo il caso purtroppo, ma chiariamo; il romanzo si legge con piacere, è piuttosto ben scritto, ma si percepisce che è stato scritto da una ragazza molto giovane (ha avuto un enorme successo su Wattpad, e finora non ho avuto esperienze positive con questi "fenomeni"), non ci sono sfumature, è tutto nerissimo o bianchissimo.
I protagonisti non sono stereotipati, questo no (se spesso in questo genere di romanzi si sprecano le descrizioni fisiche, stranamente qui non se ne trovano affatto!); Levi è australiano e vive un periodo molto buio dopo la morte della sua amata ragazza Delia. Da quel giorno Levi non parla più, se non attraverso il suo telefonino, la sua vita si è letteralmente fermata e non vede alcuna via d'uscita. Quando la madre decide di mandarlo momentaneamente a stare negli Stati Uniti dal padre, con cui non aveva più molti rapporti, la situazione sembra precipitare per lui, ma la nuova vita nel Maine gli riserverà parecchie sorprese.
La partenza è buona; il tema della depressione nei ragazzi, la mancanza di dialogo con gli adulti, la ricerca della felicità o quantomeno di un proprio posto nel mondo, sono validi motivi per iniziare la lettura, che però procedendo diventa a mio avviso sempre meno realistica...il povero Levi rischia di sembrare una macchietta a causa della quantità di lacrime che versa in continuazione, le persone che incontra sul suo cammino sono tutte, indistintamente, eccezionali ed irreprensibili nei suoi confronti, tutto sembra improvvisamente fin troppo semplice.
A suo favore posso affermare che si tratti di una storia assolutamente ottimista, in grado di infondere speranza e positività, cosa che non guasta soprattutto nei confronti di un pubblico giovane.

Se avete voglia di una lettura scorrevole, di una storia piacevole senza troppe aspettative, di positività, questo libro fa al caso vostro, nonostante il sottotitolo...