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lunedì 9 novembre 2020

"Chiedi perdono" di Ann-Marie MacDonald - Adelphi

 

 

"Nutrivano il desiderio più triste e più folle di tutti, il desiderio di continuare a vivere."

" Tu ci credi che certa gente ha il corpo ancora vivo qui sulla terra e l'anima già all'inferno?"


Fine dell'800; Materia, di origini libanesi, e James, accordatore di pianoforti, si innamorano e, nonostante il rifiuto della famiglia di lei, si sposano e vanno a vivere in un'isola sperduta della Nuova Scozia. Lì metteranno su famiglia e porteranno avanti un matrimonio che si rivelerà essere una trappola per entrambi e da cui nasceranno tre figlie. Il destino, o meglio le stesse dinamiche familiari, trasformeranno le loro vite in un incubo, un incubo che durerà anni e che li condurrà verso destini ineluttabili e spietati.

"Ormai sono morti tutti", ecco l'incipit di questo romanzo datato 1999 e che ho voluto fortemente leggere, ma che ho fatto un'enorme fatica a portare a termine. Non è un romanzo semplice, sono più di 500 pagine di una durezza e ambiguità disturbanti. Sono tante le vite che si incrociano in questa storia, tanti personaggi che però conosciamo solo superficialmente; tutto sfugge in questo romanzo, tutto precipita inesorabilmente, tutto è fuori controllo.

Quella di Ann-Marie MacDonald è una scrittura importante, un'opera imponente che ha avuto un enorme successo, ma non è una lettura semplice, affronta temi gravi e pesanti, disturba e sconvolge, non si dimentica.

giovedì 8 ottobre 2020

"Inventario di un cuore in allarme" di Lorenzo Marone - Einaudi

 


 

" Ma l'ipocondriaco non conosce il termine "momentaneo", un ipocondriaco non deve uscire da nessun periodo difficile, il periodo difficile per un ipocondriaco è la sua stessa vita, nella quale la paura è una costante, un sibilo sordo che fischia nell'orecchio per ricordare che è lì e non se ne andrà tanto facilmente, può starne certo."

" C'è un codice scritto per noi ipocondriaci : mai pronunciare il nome della malattia."

" Ci vuole coraggio a vivere nel caso. Anzi, ci vuole coraggio a vivere."

"Il mio sogno è trovare un amico del cuore medico, cosa non facile, a dirla tutta."

 

Lorenzo Marone nel suo nuovo, recente romanzo parla di sè, o meglio della fobia che lo caratterizza da sempre, l'ipocondria. Lo fa con sincerità, ironia, precisione e soprattutto coraggio, perchè si mette a nudo parlando di una fobia sottovalutata e spesso utilizzata a fini umoristici ma che, per chi ne soffre, risulta a dir poco invalidante. Lorenzo Marone fa un'autoanalisi estremamente dettagliata, non omette nulla e, come ogni vero ipocondriaco, esorcizza le sue paure usando una sottile ironia che rende la lettura a tratti esilarante, senza per questo cadere nel ridicolo. Si potrebbe pensare che raccontando essenzialmente di sè, delle proprie fobie, si cada inevitabilmente nell'egocentrismo, ma Marone riesce ad evitare anche questo trasformando a tratti il suo romanzo in un saggio che parla di fondamenti e ricerche scientifiche, storia e tanto altro.

"Inventario di un cuore in allarme" è la Bibbia di ogni ipocondriaco (infatti ho sottolineato praticamente ogni pagina, trovando molto difficile scegliere poche frasi da citare qui), racconta la vita difficile di coloro che sono sempre appunto "in allarme", pronti al peggio, che non riescono a godersi un attimo di serenità, e per questi cuori in allarme questo libro ha il valore di un abbraccio, di una pacca sulla spalla, di quella comprensione di cui ogni ipocondriaco ha vitale necessità, di quel bisogno di non sentirsi soli con le proprie paure ma di poterle condividere con qualcuno che le capisca o che almeno le ascolti. Tra analisti, psicologi all'avanguardia e medicine, Marone capisce che forse la soluzione non è combattere a tutti i costi la sua fobia, forse bisogna solo imparare ad accettare le proprie debolezze e conviverci più serenamente possibile...e forse il segreto è tutto lì...

Lorenzo Marone è un grande scrittore, lo si era già capito dai suoi precedenti romanzi, ma per questo suo ultimo lavoro bisogna proprio ringraziarlo. Di cuore.


lunedì 21 settembre 2020

"Ti darò il sole" di Jandy Nelson - Rizzoli

 


"Ho bisogno di avere una scatola cranica integra. Fracassarmela sarebbe come mandare un bulldozer contro un museo segreto prima che qualcuno sia riuscito a vedere cosa c'è dentro."

" Perchè questo sono le madri, un paracadute."

" La mamma diceva che osservare l'arte è metà vedere e metà sognare."

  

Jude e Noah sono due gemelli adolescenti, legati come solo i gemelli possono essere, ma sono anche due personalità agli antipodi; Jude è una ragazza aperta, solare, sfrontata e piena di amici e spasimanti, mentre Noah è un artista, un tipo introverso, solitario ed arguto che vive per l'arte e non ha ancora trovato il suo posto nel mondo. Se Jude è simile al loro pratico padre, Noah è lo specchio della madre, estrosa professoressa di arte dall'infanzia complicata, che un bel giorno decide che il destino dei suoi figli dovrebbe essere l'Accademia, una scuola d'arte che fa sognare Noah soltanto sentendola nominare.

Due anni dopo però, il racconto a voci alterne delle loro vite ci fa capire che qualcosa è cambiato, che le loro vite si sono completamente ribaltate e che l'Accademia ha spalancato le sue porte soltanto ad uno di loro...

Una storia complicata, piena di sorprese, un incastro imperfetto di tante vite, di persone in cerca di qualcosa e qualcuno che le completi, uno Young Adult ben scritto e narrato a due voci da una scrittrice al suo secondo romanzo, che affronta tematiche importanti come le difficoltà nel rivendicare la propria identità sessuale e sentimentale, il rapporto coi genitori in un'età difficile come l'adolescenza, l'amore per l'arte, l'elaborazione di lutti troppo dolorosi per qualsiasi età.

Non accade spesso di promuovere a pieni voti uno Young Adult, è una categoria di romanzi molto delicata e sottovalutata dagli stessi scrittori, ma "Ti darò il sole" è sicuramente un romanzo piacevole, ben scritto, saggio, adatto anche ad un publico più adulto.



 

lunedì 7 settembre 2020

"L' acustica perfetta" di Daria Bignardi - Mondadori

 


" Come se nei tramonti, nei cieli, tra le nuvole, cercasse l'assoluto che gli umani non potevano darle. Allora non me ne rendevo conto, ma Sara è sempre stata ostinatamente alla ricerca di qualcosa, come se la vita da sola non le bastasse."

" So che ogni volta che litighiamo pensa di divorziare, a differenza di me che non l'ho mai pensato veramente."

"Ho bisogno di stare da sola, di andare a caso, di uscire dalla gabbia che mi sono costruita."

"...sono rimasta col sospetto che esista una dimensione d'amore che mi è stata negata, che mi sono negata."

"...ogni volta che litighiamo, che tu non mi capisci, che mi critichi, che fai qualcosa che mi dispiace, per un attimo penso che se non stessi con te forse amare sarebbe più facile."


 

 Arno e Sara si conoscono da ragazzini e vivono insieme il loro primo amore, finchè Sara decide di lasciarlo "perchè ama gli amori complicati". Si ritrovano anni dopo, l'amore riaffiora prepotente e li conduce al matrimonio, tre figli, una vita insieme. Mentre Arno è fondamentalmente soddisfatto della sua vita e della loro storia, Sara mostra sempre più spesso segnali di disagio, fino al giorno in cui, senza nessuna spiegazione, abbandona tutto e tutti chiedendo di non cercarla. A questo punto le certezze di Arno iniziano a vacillare; a poco a poco si rende conto di non conoscere veramente la donna con cui ha diviso una vita, scopre bugie, segreti, e inizia a dover mettersi in discussione, a non essere più tanto sicuro di essere stato il marito presente, accogliente, attento di cui era convinto. La sua realtà si rivela una rassicurante illusione.

"L' acustica perfetta" era l'unico romanzo della Bignardi che non avevo ancora letto, ma è stato l'unico ad avermi un pò delusa, non mi ha convinta fin dall'inizio. La storia mi è sembrata piuttosto improbabile, i protagonisti fastidiosi, il finale stucchevole. 

Scrittura impeccabile e profonda come sempre, la tematica dell'incomunicabilità all'interno di una coppia offre spunti interessanti,  ma lo sviluppo della storia personalmente non mi è piaciuto, mi risulta tutto troppo poco credibile, motivo per cui non riesco a promuovere questo romanzo, pur adorando la sua autrice.





 

lunedì 3 agosto 2020

" Storia della bambina perduta" di Elena Ferrante - Edizioni E/O




" Ora che sono vicina al punto più doloroso della nostra storia, voglio cercare sulla pagina un equilibrio tra me e lei che nella vita non sono riuscita a trovare nemmeno tra me e me."

"Fa finta di essere una persona gentile e affettuosa, ma poi ti urta leggermente, ti sposta appena, e ti guasta."

"I buoni sentimenti sono fragili, con me l'amore non resiste. Non resiste l'amore per un uomo, non resiste nemmeno l'amore per i figli, presto si buca."

" Per scrivere bisogna desiderare che qualcosa ti sopravviva. Io invece non ho nemmeno la voglia di vivere."

" Ah, come sapeva usare le parole, quando voleva. Sembrava custodire un suo senso segreto che toglieva senso a tutto."


Nell'ultimo capitolo de "L'amica geniale" Lila e Lenù sono ormai donne mature, con alle spalle matrimoni, fallimenti e rinascite.
Mentre Lenù ha lasciato il "Rione" per tentare di rifarsi una vita e crearsi una carriera, Lila è rimasta ed è riuscita in qualche modo ad affermarsi e crearsi una reputazione tra la gente del quartiere.
La loro amicizia continua a subire lunghi allontanamenti e repentini riavvicinamenti in un continuo tira e molla che scandisce gli anni delle loro rispettive vite.
Tra eventi inaspettati, eventi storici e disgrazie, si passa attraverso gli anni ottanta per arrivare ai giorni nostri e tirare le somme di due vite tanto diverse quanto strettamente legate tra loro, e di un'amicizia che non si sa mai dove le porterà.

Elena Ferrante si conferma, con questo ultimo atto della celebre quadrilogia, una grandissima scrittrice.
Lila e Lenù sono due protagoniste impossibili da dimenticare, come anche tutti gli altri personaggi magistralmente descritti e le storie spesso spietate, il rione, Napoli, niente di questi romanzi è possibile dimenticare.
La scrittura di Elena Ferrante è ipnotica, le numerose pagine scorrono facilmente nonostante siano dense ed impegnative, il femminismo delle sue protagoniste è ammaliante.

"L'amica geniale" è un'opera letteraria italiana di cui non si può non andare fieri.

domenica 19 luglio 2020

"Per il mio bene" di Ema Stokholma - Harper Collins






"...provo una cosa che non avevo mai sentito prima nei suoi confronti: empatia. È un sentimento bello ma mi fa anche soffrire, perchè è più facile odiare una persona."

" La colpa non è solo del genitore, purtroppo. La colpa è anche delle maestre, dei vicini, la colpa è vostra ed è mia."

"Non si è al sicuro in nessun posto."
Con questa consapevole affermazione l'autrice inizia il suo sconvolgente racconto, la storia della sua infanzia e adolescenza con una madre violenta, sola e con seri problemi psicologici.
Nata e cresciuta in Francia con la madre ed il fratello maggiore Gwendal, un padre italiano che li abbandona in tenera età e molto saltuariamente ricompare senza mai interessarsi davvero a loro, la piccola Morween ha solo quattro anni quando si rende conto che nessun luogo è sicuro se c'è sua madre.
La loro infanzia è un susseguirsi di violenze fisiche e verbali inaudite, di accuse assurde, di umiliazioni, di paura di respirare in un certo modo, di avere le labbra troppo grosse o di essere troppo alta e troppo magra, troppo contenta o troppo silenziosa.
Se "il mostro"(come l'autrice chiama la madre) si infastidisce per qualcosa, allora è la fine; è capace di svegliarla in piena notte per buttarla in una vasca piena di acqua gelata, istigarla al suicidio, accusarla a sei anni di essere una sgualdrina che ama "andare con uomini adulti", e non c'è mai fine al peggio.
Nessuno si accorge di nulla, nessuno interviene, e l'unica via d'uscita resta la fuga, che porterà finalmente a termine a soli quindici anni, lasciandosi indietro un'esistenza da incubo e cominciando a vivere, certo con mille difficoltà, ma qualsiasi cosa sarà certamente migliore di ciò cha è stato.

"Per il mio bene" è un libro che si legge in poche ore, una fedele cronaca di avvenimenti, di precisi e dolorosi ricordi, scritto con grande chiarezza e soprattutto estrema dignità ed onestà.
Lo scopo dell'autrice è sensibilizzare la gente che assiste a scene di ordinaria violenza, spronare a denunciare, a non farsi i fatti propri, perchè per molti bambini potrebbe essere l'unica salvezza.

Ema Stokholma è il nome d'arte di Morween che, lasciatasi alle spalle la sua vecchia vita, diventa una celebre dj e attraverso questo libro cerca forse di liberarsi di quel macigno che è il suo passato. Un macigno di cui parla apertamente per la prima volta perchè prima era difficile farlo; c'era il pudore, la vergogna e forse anche qualche senso di colpa, ma ora no, ora deve parlarne per chiudere un cerchio e perchè la sua esperienza possa aiutare chi si trova tuttora in una simile condizione.
Ema Stokholma ce l'ha fatta, è una sopravvissuta, una che non riesce mai ad odiare davvero quel "mostro", è diventata una donna che ha saputo toccare il fondo per poi risalire a tutta velocità, una che ha dovuto contare esclusivamente sulle sue forze senza arrendersi mai e la cui dignità la accompagna fin da quando era bambina.
Allora solo una cosa possiamo dire a questa ragazza coraggiosa; GRAZIE. Grazie per la tua testimonianza, per quei ricordi così dolorosi, per quel tuo istinto di sopravvivenza che ti ha portato fino a qui.

lunedì 13 luglio 2020

" A proposito di niente - Autobiografia" di Woody Allen - La Nave di Teseo


"Ma lo vedete dai film che ho fatto: alcuni sono divertenti, ma nessuna delle mie idee sarà mai la base di una nuova religione."

" Posso sfoggiare giacche di tweed come un professore di Oxford, ma dentro sono un barbaro."

" La cosa divertente, quando si gira un film, è il fatto di realizzarlo, l'atto creativo. Gli applausi non significano nulla."

"Basta essere accusati per essere ritenuti colpevoli "

Woody Allen è un genio, e per me questa è una verità inconfutabile.
Se non siete d'accordo, se lo conoscete solo in quanto etichettato come "molestatore di figlie minorenni", se non avete mai visto un suo film, allora evitate di leggere questo libro...o forse no, forse dovreste proprio leggerlo! Per capire quanto sia potente l'ormai celebre "macchina del fango", quanto anche un movimento "Me too" può trasformarsi in un'arma a doppio taglio, per conoscere veramente un grande regista e cosa rappresentano i suoi film, per scoprire che dietro quella facciata di secchione un pò sfigato ed ipocondriaco si cela in realtà una persona assai diversa, un ex sportivo e appassionato, un ragazzino che odiava la scuola ma sapeva far ridere, e soprattutto un uomo umile, che non riguarda mai i propri film, non legge le critiche, nemmeno quelle positive, e non ritira premi.
Woody Allen sforna capolavori senza rendersene conto, aspetta ancora che arrivi il suo miglior film, e nel frattempo divide la vita con Soon-Yi, il suo grande amore, per cui ha pagato un prezzo molto alto.
Raccontare questa sua autobiografia (boicottata in ogni modo negli Stati Uniti e pubblicata coraggiosamente in Italia da La Nave di Teseo) ha senso solo se fatto attraverso le sue parole, certamente posso dire che è un libro impegnativo, fitto di parole, che ripercorre tutta la sua vita partendo dall'infanzia, tutti i suoi film (complimenti per la memoria perchè ricorda perfettamente il cast di ognuno, i tantissimi aneddoti, le difficoltà incontrate su ciascun set), le donne che ha amato, ed ovviamente la parte più difficile della sua vita, quella relativa a Mia Farrow e alle pesantissime denunce (da cui è stato ASSOLTO ) che gli hanno rovinato e continuano a rovinargli l'esistenza.
Il tutto condito dal suo celebre ed irresistibile humour.
Per una volta la parola se l'è presa lui, e merita di essere ascoltato.

domenica 7 giugno 2020

" Dormi stanotte sul mio cuore" di Enrico Galiano - Garzanti







" Siamo tutti silenzi in attesa della parola giusta."

" Come quando guardi un film o leggi un libro che ti prende tantissimo e a un certo punto non si sa perchè ma speri che sia tratto da una storia vera, o che almeno chi ha scritto la storia si sia ispirato a fatti realmente accaduti, ma poi alla fine compare la scritta - i personaggi sono frutto di fantasia-."

" Non trova le parole perchè il mondo è come quella città: un posto pieno di dolore, ma in cui bastano piccole schegge di bellezza per sentire tutta la meraviglia."



Mia non riesce più a sfiorare nessuno, non riesce ad avere amici, non interagisce coi compagni di classe, da quando non ha più avuto notizie di Fede.
Fede è stato in affido nella famiglia di Mia per poco più di un anno, quando Mia aveva dodici anni e lui uno di più. In quell'anno in cui sono stati "quasi fratelli", Mia è segretamente riuscita a farlo uscire dal suo rigoroso silenzio e ad insegnargli un pò di italiano (Fede è albanese), e con lui ha scoperto il primo abbraccio rassicurante ed i primi batticuore.
Improvvisamente però il ragazzo scompare dalla sua vita; i genitori di Mia lo cacciano di casa senza spiegarle il motivo, e passeranno anni fino a quando lei riuscirà a comprendere cosa fosse davvero accaduto e soprattutto chi è il vero Fede.

Premettendo che è il primo romanzo di Galiano che leggo e considerando che, da professore di scuola secondaria, si rivolge soprattutto ad un pubblico di adolescenti, posso affermare che si tratta di un buon libro, già partendo dal titolo (e considerando i titoli dei romanzi precedenti, direi che sono sempre d'impatto).
La storia che unisce Mia a Fede è una storia d'amore, un amore quasi platonico e duraturo quanto travagliato, un amore che appare spesso sbagliato, scorretto, azzardato, ma che è molto più puro di quanto sembri.
Galiano scava nei sentimenti degli adolescenti, porta a galla le loro paure, le loro debolezze, li esorta a non fermarsi alle apparenze e a non arrendersi, a lottare per trovare la loro strada.
Mia accetta quasi passivamente le scelte dei suoi amati genitori, ma crescendo si renderà conto che la sua verità, le sue sensazioni, meritano di essere tenute in considerazione, verificate, affrontate anche grazie ai saggi consigli della sua unica vera amica Margherita, sua ex insegnante dalla parlata squisitamente toscana ( seppur un pò troppo ripetitiva)...

"Dormi stanotte sul mio cuore", novità editoriale Garzanti, è un romanzo da consigliare soprattutto ai ragazzi per la sua saggezza, e allo stesso tempo agli adulti per la sua ingenuità, perchè la sua forza sta proprio in questa dicotomia; la poetica utopia di cui si nutre è in grado di catturare gli adolescenti e far sognare gli adulti, riportandoli indietro nel tempo, in quegli anni in cui tutto è così complicato quanto possibile.

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martedì 26 maggio 2020

" Magari domani resto" di Lorenzo Marone - Feltrinelli



" -È 'na fesseria, Sasà, un'illusione, ci fa più comodo ricordare solo le cose belle, perciò il tempo già vissuto ci sembra perfetto.-"

" I genitori dovrebbero insegnare a rincorrere le passioni, non i progetti."

" Alla mia età ancora non ho capito come confrontarmi con una donna tanto diversa da me, eppure uguale. E poi c'è la casa, che è quella dove sono cresciuta, nella quale dovrei sentirmi a casa, per l'appunto, e invece non è così, perchè i luoghi che lasciamo cambiano, proprio come cambiano le persone."

 

Luce Di Notte (un nome emblematico) è una trentacinquenne napoletana abituata a cavarsela da sola. Ha una madre bigotta e anaffettiva, un fratello che vive al nord, un padre che li aveva abbandonati quando erano ancora piccoli. È un avvocato ma lavora nello studio di un personaggio poco raccomandabile, vive sola nei Quartieri Spagnoli in cui è cresciuta, col trovatello cane Aleria (detto anche Cane Superiore) ed è stata da poco lasciata senza preavviso dal fidanzato convivente.
Luce è una donna combattiva, schietta, anticonformista, non si è mai mossa da Napoli, ha un anziano vicino che diventerà suo miglior confidente, e grazie al suo lavoro conoscerà un saggio ragazzino di sette anni che le farà provare per la prima volta il desiderio di diventare madre.

Questo è il secondo romanzo di Lorenzo Marone che leggo, e come il precedente (qui la recensione)l'ho trovato molto ironico, con tanti spunti di riflessione, tante frasi memorabili, ma devo dire meno convincente. Non so se sia perchè la voce narrante è in questo caso femminile, o perchè l'autore ha voluto strafare con  digressioni e dialoghi eccessivamente introspettivi, tanto da risultare piuttosto improbabili, o forse perchè ho avuto la sensazione che la storia non decollasse mai veramente.

D'altro canto Marone scrive molto bene, ti strappa frequentemente un sorriso, descrive Napoli come solo un vero napoletano può fare, porta alla ribalta una protagonista realmente femminista, e ci fa riflettere in modo mai banale su famiglia, amore, scelte di vita.
Soprattutto lancia un messaggio che è anche il titolo del romanzo; "magari domani resto", perchè Marone va controcorrente, rassicurandoci del fatto che non sempre il viaggio, lo spostamento continuo siano l'essenza della vita e unica soluzione ai propri problemi. C'è anche chi resta, chi non fugge e sceglie coraggiosamente di provare a far funzionare le cose proprio lì dov'è nato e dove forse vivrà per sempre.
" Essere abitudinari non è poi così da sfigati. I bambini sono abitudinari. E i cani. Il meglio che c'è in giro."

 

lunedì 4 maggio 2020

" Storia di chi fugge e di chi resta" di Elena Ferrante - Edizioni E/O






" La vita di un altro, disse, prima ti si attacca nella pancia e quando finalmente viene fuori, ti fa prigioniera, ti tiene al guinzaglio, non sei più padrona di te.(....) È come se ti fossi fabbricata il tuo stesso tormento,"

" Non c'era modo con lei di acquietarsi, ogni punto fermo del nostro rapporto prima o poi si rivelava una formula provvisoria, presto le si smuoveva qualcosa nella testa che la squilibrava e mi squilibrava."

" - Vedi? Nelle favole si fa come si vuole e nella realtà si fa come si può."


"Storia di chi fugge e di chi resta" è il terzo capitolo della quadrilogia de "L'amica geniale"; avevamo lasciato Lila in una situazione di disagio scaturita dalla separazione dal marito Stefano, dopo la quale si era ritrovata sola con un figlio da crescere e senza nessuna stabilità economica. Quando Lenù va a trovarla la trova operaia in una ditta di frattaglie e quasi non la riconosce più.
Lenù invece a Pisa ha conosciuto Pietro ed è prossima ad un prestigioso matrimonio, nonchè reduce dal successo della pubblicazione del suo primo romanzo.
Con queste premesse inizia il nuovo capitolo della saga che ha appassionato milioni di lettori di tutto il mondo, capitolo che vede le protagoniste ormai adulte cercare un riscatto dalle loro origini, e attraversare gli ultimi anni Sessanta e poi i Settanta, in un contesto storico e sociale fitto di grandi cambiamenti, rivolte, terrorismo, movimenti femministi.
Se Lenù pare proprio aver trovato la sua strada, ben lontana dal "rione", Lila sembra non riuscire mai a separarsene davvero, nonostante tutto.

Come recensire un romanzo di Elena Ferrante? Si tratta di un'impresa impossibile, i suoi romanzi è vero non sono per tutti ma bisogna solo leggerli, immergersi nelle storie, nelle parole, e lasciarsi trasportare.
Ogni volta che inizio un suo romanzo, mi chiedo come abbia fatto a leggere piuttosto velocemente il romanzo precedente, visto che le pagine non sono poche e sono fitte di parole, di ragionamenti, di analisi introspettive, di particolari. Ecco, questa considerazione la dimentico regolarmente dopo poche pagine, perchè è vero che sono romanzi da leggere con la dovuta attenzione, ma è vero anche che ti ipnotizzano, ti rapiscono dalla realtà e ti trascinano pagina dopo pagina verso la fine, al punto che quando arriva l'ultima pagina controlli davvero se non ce ne siano altre.
Avevo lasciato la saga a metà, dopo aver letto "Storia del nuovo cognome", ma dopo aver visto l'omonima serie televisiva, perfettamente riuscita grazie anche alla collaborazione della stessa autrice, ho sentito il bisogno di leggere i capitoli successivi, e l'aver visto la trasposizione televisiva è stato (in questo caso più unico che raro!) un valore aggiunto.
In questo capitolo finalmente Lenù ottiene un ruolo da vera protagonista mentre Lila resta un pò più sullo sfondo. Si ritrovano vecchi personaggi della loro infanzia e se ne aggiungono di nuovi, ma il passato ritorna sempre, è sempre in agguato per entrambe, si incastra tra le pieghe del loro presente e anche in quelle del loro futuro.
La loro amicizia attraversa periodi di totale distacco ad altri di riavvicinamento improvviso, ma è sempre sul filo del rasoio, sempre ricca di cose non dette, di pensieri inconfessati, di rese dei conti mai affrontate apertamente.
Forse è proprio questo che chi legge sta davvero aspettando, la resa dei conti, che forse arriverà nell'ultimo romanzo che chiude, ahimè, la quadrilogia.
Intanto, una frase del libro spiega con semplicità il fulcro de "L'amica geniale", ed è questa: "Una comunità che trova naturale soffocare con la cura dei figli e della casa tante energie intellettuali di donne, è nemica di se stessa e non se ne accorge."
Chapeau, signora Ferrante.

domenica 19 aprile 2020

" L'estate più bella della nostra vita" di Francesca Barra - Garzanti


" Lei viveva in continua attesa di un riscatto sociale. E dunque tutto ciò che aveva a che fare con la memoria le puzzava di vecchio e di superato."

" A casa, a sognare l'estate più bella della nostra vita. Che però non arrivava mai."

" Solo che c'è un momento in cui ti confronti con le tue fantasie, e se rinunci diventi più forte."
 

Ida, Rossella e Beatrice sono tre sorelle nate e cresciute in un piccolo paese della Basilicata, un luogo da cui Ida e Rossella non vogliono e non riescono a separarsi, contrariamente a Beatrice che ha sempre mantenuto le distanze dalla sua famiglia, dai suoi compaesani, dalle sue origini, convinta di meritare di più.
La loro infanzia e adolescenza viene narrata a voci alternate da tutte e tre, permettendoci di cogliere i loro punti di vista e le loro emozioni più nascoste. Nella seconda parte invece il testimone passa ai ragazzi; i figli di Ida e quelli di Beatrice, il loro ritrovarsi, conoscersi e imparare ad amarsi sullo sfondo di quei luoghi che hanno visto crescere le loro madri.

"L'estate più bella della nostra vita" è un romanzo che parla di legami famigliari spesso complicati, di amori nati da ragazzi, di vite che cambiano irrimediabilmente e troppo presto, di luoghi che ti entrano dentro per restarci per sempre.

Personalmente, ho trovato la prima parte molto promettente ed interessante; i punti di vista delle tre sorelle, le loro personalissime sensazioni, i loro sogni, fanno sperare in una sviluppo della storia migliore di quanto poi si riveli nella seconda parte in cui i protagonisti diventano degli adolescenti dei giorni nostri e la narrazione diventa piuttosto banale e piatta, perde l'intensità con cui era partita.
Quello che resta invariato dall'inizio alla fine è invece l'amore dell'autrice per i luoghi in cui lei stessa è nata, che traspare da ogni descrizione e trasporta il lettore in quei paesini arroccati, su quelle spiagge incontaminate, ne fa sentire gli odori, percepire le atmosfere.
"L' estate più bella della nostra vita" è un romanzo intriso di positività, di speranza, di buone intenzioni, una lettura piacevole soprattutto in questo periodo in cui avremmo tutti bisogno di una vera e calda estate.

martedì 7 aprile 2020

"Da dove la vita è perfetta" di Silvia Avallone - Rizzoli




" Che ne sapeva lui, di cos'era un'amicizia femminile? C'era sempre una quota d'amore viscerale, tra due donne, altrimenti si trattava solo di conoscenti."

" Era un narratore, non un protagonista. Non poteva vivere una vita sua, solo quelle degli altri."

" Cercava lo scontro, lo voleva. Perchè se niente aveva senso, allora tanto valeva distruggere tutto."

" Pensò che era una delusione, dopo. Dopo aver sognato, voluto, desiderato. La realtà era sempre diversa."

" Perchè i luoghi sono persone, di più: è dove rimangono per sempre le persone."
 
Adele ha solo diciassette anni quando la vita la pone davanti ad una scelta troppo difficile per la sua età. Manuel vuole uscire da quella realtà decadente in cui è nato e cresciuto, ma lo fa nel modo sbagliato. Dora ha un matrimonio quasi felice, ma non può vivere senza diventare madre e con Fabio, suo marito, tenta qualsiasi strada, in un percorso che li deteriora come coppia e come individui. Zeno è solo un ragazzo, ma non vive per assistere la madre gravemente depressa, e spia Adele dalla finestra di casa.
Intorno a loro ruotano numerosi altri personaggi, la realtà dei "Lombriconi", un quartiere degradato di una periferia qualsiasi, storie di genitori imperfetti, di figli disperati, di fratelli, sorelle, mariti, madri.
Storie di scelte, decisioni, fughe, rabbia e voglia di riscatto, disperazione e autodistruzione, di chi tocca il fondo per poi risalire, o almeno tentare, ma anche di chi lo tocca per sprofondare ancora più giù.

Silvia Avallone è l'autrice di "Acciaio", un romanzo a me molto caro, uno di quei romanzi che ti restano dentro, mentre "Da dove la vita è perfetta" è uscito nel 2017.
La sua scrittura è sempre molto efficace, il suo parlare di periferie, di "ultimi", non solo "ultimi" in ordine di ceto sociale, il dar voce anche agli aspetti più bui e distruttivi presenti in ognuno di noi, sono la sua cifra stilistica.

Non si può dire che questo non sia un bel romanzo, ma è un romanzo forse fin troppo corale ed ambizioso; i personaggi sono tanti, le storie si alternano continuamente, sarebbe un libro da leggere quasi tutto d'un fiato per evitare di perdere continuamente il filo.
Non so se sia stata solo una mia impressione ma, andando avanti di pagina in pagina, si ha come la sensazione di essere sempre in attesa di un "climax" che sembra non arrivare mai.
Insomma una buona lettura, una brava scrittrice, ma non una piena promozione.

domenica 1 marzo 2020

" L' amore imperfetto " di Nunzia Volpe - Mursia





"Chiusi gli occhi ma solo per un istante perchè era mille volte meglio l'azzurro dei suoi occhi che il buio nella mia testa."

" Sarei dovuta salire sul tavolo e distruggere tutto: io non facevo più parte di quella casa, di quegli oggetti, di quella famiglia. Non era giusto che ritrovassi tutto com'era rimasto, che ogni cosa avesse retto alla mia assenza, proprio come se io non fossi mai stata lì, come non fossi mai esistita."

" Io sono guasta, sono come acqua ferma, se mi smuovi viene a galla la melma." 

Sofia ha quindici anni ed è in chiesa con l'amata nonna paterna. Non sono ad una normale messa ma ad un funerale, e non di una persona qualsiasi ma di sua madre, uccisa per mano di suo padre.
La sua vita viene stravolta per l'ennesima volta; in quindici anni Sofia è stata felice ben poche volte, è stata vittima di violenza fisica e psicologica,  sradicata in tenera età da quella che lei considerava la sua unica casa, e soprattutto non ricorda più cosa sia l'amore.
Fino a quando, in vacanza a Varenna, conosce Emma, sua coetanea ma con una vita molto diversa alle spalle, che la aiuterà ad affrontare quei demoni che non le danno tregua e le dimostrerà di poter ancora amare ed essere amata.

Secondo romanzo della milanese Nunzia Volpe
(dopo "La bambina che parlava alla luna",  qui la mia recensione), edito da Mursia ed uscito da pochissimi giorni,  "L' amore imperfetto" è un romanzo sorprendente, doloroso, forte, che con la sua potenza narrativa non risparmia e non nasconde, mostra tutto il peggio di cui la natura umana può essere capace, ci ricorda che certe situazioni ai limiti esistono davvero, non soltanto nella nostra immaginazione e neanche poi tanto lontano da noi.
Sofia è una protagonista difficile da dimenticare; la si vorrebbe salvare, soprattutto dalla sua infanzia negata, dalla sua adolescenza tutta da rifare, dalle spietate condanne dei suoi genitori, dalla debolezza della sua adorata nonna, dalla violenza che l'accompagna quotidianamente fino alla morte della madre Carmela.
Emma, coi suoi limpidi occhi azzurri e la sua chioma rossa, rappresenta per lei il futuro, la riscoperta dell'amore, la possibile salvezza da quella pioggia incessante che fa da sfondo a tutti i momenti peggiori della sua vita.

Era tanto che non mi imbattevo in un romanzo così potente, un romanzo che speri non finisca mai e da cui il distacco risulta quasi doloroso. Mi succede di solito con i romanzi di Valentina D'Urbano, che come Nunzia Volpe parla delle periferie in cui sono entrambe cresciute (una a Roma e l'altra a Milano, ma le periferie più difficili di solito non hanno collocazione, sono realtà isolate, dure, chiuse in se stesse), e difficilmente con altri romanzi, ma in questo caso sono rimasta piacevolmente sorpresa e spero davvero che questa storia abbia il successo che merita e che in molti possano soffrire e rinascere insieme a questa indimenticabile protagonista, ricordando che l'amore, in fondo, non è mai qualcosa di perfetto. Questo splendido libro è ordinabile qui:

giovedì 20 febbraio 2020

" La Strada " di Ann Petry - Mondadori



" Sarebbe stato meglio ancora nascere senza cervello, in modo da essere del tutto ignari di qualsiasi cosa, senza nemmeno sapere che esistevano posti inondati di sole e buon cibo nei quali i bambini erano al sicuro."

"Nessuno può vivere in una strada così e rimanere una persona perbene. Prima o poi la strada se li sarebbe presi tutti, perchè risucchiava via l'umanità alla gente, in modo lento, sicuro, inevitabile."



Lutie Johnson è una giovane ed attraente donna afroamericana, vive a New York e più precisamente nel quartiere di Harlem, negli anni della Seconda Guerra Mondiale. Lutie ha un figlio di otto anni, Bub, che si trova a crescere da sola dopo che, come la maggior parte delle donne del quartiere, si è separata dal marito, fedigrafo e nullafacente.
Lutie si barcamena cercando di sbarcare il lunario con un lavoro che la constringe a lasciare solo Bub dopo la scuola; la sua maggiore preoccupazione è proprio quella di non sapere cosa faccia Bub in quelle ore da solo, costretto a uscire per non restare nell'asfittico tugurio in cui sono costretti a vivere, in balia della strada e dei disperati personaggi che la animano.
Se da una parte Lutie non vede vie d'uscita alla loro già scritta sorte, sebbene non si fidi davvero di nessuno e sia letteralmente schifata da tutti e tutto ciò che la circonda, in fondo crede ancora nel famoso "sogno americano". Lutie spera in una possibile rivalsa, spera di poter migliorare la loro situazione studiando e lavorando, perchè nessuno ti regala nulla e perchè i soldi non bastano mai. Bub deve rendersene conto subito, per questo lei gli parla continuamente di sacrifici e del valore dei soldi, per questo s' infuria quando Bub cerca di guadagnare qualcosa come fanno gli altri bambini, perchè la strada non deve diventare il loro destino, la strada li può inghiottire come ha fatto con gli altri, come ha fatto con l'emaciato e viscido custode del loro decadente palazzo, con Mrs Hedges che vive incollata alla sedia davanti alla finestra, con la povera Min...
Lutie sa che la strada ti inghiotte, ti distrugge, ti abbruttisce, ti uccide, e spesso chi riesce ad uscirne non cambia mai veramente, tutto quell'orrore ti resta dentro e non ti renderà mai una persona migliore.
Lei però deve continuare a lottare e soprattutto a sperare, deve farlo per Bub, deve portarlo in una casa degna di quel nome, deve trovare un lavoro che le permetta di non lasciarlo solo dopo la scuola, deve farcela, e forse una luce in fondo al tunnel la intravede davvero, forse...

"La Strada",pubblicato negli Stati Uniti nel 1946, è il primo romanzo scritto da una donna afroamericana che vendette più di un milione di copie, ebbe un impatto molto forte come si può immaginare e ancora oggi leggerlo è un colpo al cuore.
Pubblicato in Italia nel 1947, si è poi perso nei meandri della storia risultando purtroppo praticamente introvabile, per essere finalmente ripubblicato quest'anno da Mondadori.

I contenuti risultano ancora tristemente attuali; il razzismo, il vedere la donna sola come una preda, il grande divario senza vie d'uscita tra ricchi e poveri.
Ann Petry non si limita a vedere la realtà dal punto di vista di Lutie, entra infatti nella mente e nella vita degli altri personaggi, anche dei più reietti, analizza minuziosamente ogni aspetto, ogni sensazione, ci trasporta davvero ad Harlem negli anni Quaranta, ci fa sentire braccati, messi alle strette, disperati come Lutie e come Bub, e non si può non fare il tifo per loro fino alla fine, continuando a sperare che la strada non inghiotta definitivamente anche le loro fragili vite.

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lunedì 3 febbraio 2020

"Sto pensando di finirla qui" di Iain Reid - Rizzoli




"Quello che voglio, credo, è che qualcuno arrivi a conoscermi. A conoscermi davvero, meglio di chiunque altro e forse anche di me stessa. Non è per questo che ci impegniamo nelle relazioni?"

"Le famiglie hanno un sacco di difetti. Tutte, nessuna esclusa."

"...quello che ti disorienta, che capovolge ciò che dai per scontato, che disturba e scompagina la realtà, quello sì che fa paura."


La ragazza di Jake è in auto con lui in una serata gelida e nevosa; sono diretti verso casa dei genitori di lui, lei ha accettato di conoscerli ma in realtà sta pensando di mettere fine a quella breve storia. Jake le piace, è un tipo strano ma attraente, proprio come piacciono a lei, però lei ama la solitudine, la sua routine e poi...qualcosa non la convince fino in fondo.
Dopo aver cenato con i singolari genitori di Jake, in una casa dall'atmosfera a dir poco inquietante, sulla strada del ritorno, nel bel mezzo di una bufera di neve, Jake insiste per fermarsi in una gelateria e successivamente nei pressi di un liceo che pare abbandonato, per poi sparire al suo interno, mentre la sua ragazza resta sola in auto...

Novità editoriale pubblicata da Rizzoli il 28 gennaio scorso, esordio letterario di Iain Reid su cui sarà basata una serie Netflix molto attesa, "Sto pensando di finirla qui" è un thriller psicologico, di cui non sono esperta nè appassionata.
Posso dire però che, se nella prima parte i dialoghi mi sembravano un pò troppo filosofici e spenti per far decollare una storia di suspence e paura, pian piano mi ha coinvolta sempre di più. L'inquietudine che pervade tutta la storia, le atmosfere intorno a cui si sviluppa, creano un effetto disturbante che ingabbia il lettore e lo trascina verso la fine, con l'ansia di capire, chiarire, scoprire cosa ci sia dietro quei dialoghi sofisticati, quei particolari misteriosamente assurdi, quei dubbi apparentemente normali.

"Ma pensare, possiamo pensare tutto quello che ci va. Chiunque può pensare qualunque cosa. I pensieri sono l'unica cosa reale."
La chiave di questo romanzo è tutta racchiusa in questa frase, e  non sarebbe corretto svelare altro; il consiglio è di lasciarsi rapire da questa lettura, tenendo bene a mente che non si tratta di una lettura adatta a favorire il sonno, ed essendo un thriller direi che è proprio ciò che ci si aspetta.

mercoledì 29 gennaio 2020

"Faremo foresta" di Ilaria Bernardini - Mondadori



" Se dimentico tutto lasciami su una spiaggia a camminare."

" -Non mi sento più sicura.- ha aggiunto lei. Attorno a noi moltre delle cose del mondo erano brutte. Le scritte sui muri. Il supermercato con le insegne distrutte dai vandali. L'ingresso di un parcheggio sotterraneo costruito male. Certe schifezze lasciate lì per terra, sporche e di plastica o di carta sudicia. I titoli dei giornali. Il nostro paese. Anche noi non eravamo granché in quanto a bellezza."

" È  molto facile amarsi dove non si possiede niente e niente chiede di essere riparato."


Anna è con Maria il giorno in cui tutto crolla; si sta lasciando col marito e non sa come spiegarlo al loro bambino di 4 anni, Maria si sente male e finisce in ospedale e in contemporanea Alessandro, il fidanzato di una delle sorelle di Anna, ha un gravissimo incidente in moto.
Una giornata che segna l'apice di un periodo di grossi cambiamenti e di smarrimento sul come affrontarli, per tante persone, compresa la madre di Anna che si ritrova alla sua età a dover ricominciare (o forse meglio dire proseguire) una vita da sola.
Da quel momento in poi Anna e Maria si ritroveranno a ricominciare pian piano insieme, ricostruendo il terrazzo di Anna grazie al lavoro e alle doti di giardiniera di Maria; partendo dal piantare, seminare nuove piante e tagliare, estirpare, rimuovere "cadaveri" di vecchie piante, le due donne iniziano a seminare quella che sarà la loro nuova vita, estirpando paure vecchie fragilità e puntando su nuovi progetti e vite in continuo divenire.

In questo romanzo si parla tanto di famiglia e di amicizia, di legami in continua mutazione. "Fare foresta" significa creare un ambiente favorevole all'evolversi e sedimentarsi di legami partendo anche da situazioni apparentemente sfavorevoli, come accade alle piante, come il rinsecchito terrazzo di Anna che lentamente rifiorisce, rigoglioso e anche un pò invadente, quasi incontrollabile.
Allo stesso modo le loro vite cambiano, rifioriscono, rinascono dalle loro ceneri, nonostante soltanto pochi mesi prima sembrasse impresa impossibile.

Ilaria Bernardini, scrittrice e sceneggiatrice per la televisione, mette nero su bianco i suoi pensieri (o quelli della sua protagonista...), in un vero flusso di pensieri, sensazioni, considerazioni molto personali e anche molto poetiche e delicate.
Molto bello il modo in cui viene raccontato il rapporto tra Anna ed il figlio Nico, c'è tanta sensibilità in questo libro, c'è tanta pacatezza e tanta voglia di andare avanti.  Lo trovate qui

domenica 19 gennaio 2020

" Una storia nera" di Antonella Lattanzi - Mondadori


" ...ti ha amato da morire, è solo che il suo amore era un campo di battaglia."

" Eravamo rabbiosi, passionali, innamoratissimi, e ci odiavamo da morire."

" Sono rimasta con lui tutto questo tempo perchè, nel profondo, sapevo che ero come lui."


Vito e Carla hanno tre figli; Nicola e Rosa già adulti e Mara che va ancora all'asilo. Si sono separati da poco dopo una vita insieme ed un rapporto difficile, fatto di amore ed odio, di violenza fisica, gelosia, minacce da parte di Vito, che è però una persona stimata dalla società e dai colleghi di lavoro, e ha alle spalle una famiglia d'origine piuttosto potente a Massafra, luogo a lui sempre caro, dove ha voluto nascessero tutti i suoi figli.
Carla è una donna apparentemente fragile, bella, dedita alla famiglia e soprattutto ai figli, che decide di crescere a Roma, dove si stabiliscono tutti e dove Vito lavora.
Nel momento in cui si separano, purtroppo le minacce di Vito non finiscono e Carla ed i figli non si sentono mai del tutto al sicuro, nonostante Vito sia sempre stato un padre piuttosto affettuoso.
La sera del compleanno della piccola Mara, su richiesta della bambina Carla invita tutti a cena per festeggiare come una famiglia normale, e la serata sembra andare bene, senonchè il giorno successivo Vito scompare.
L' angoscia di non sapere cosa gli sia accaduto inizia a pervadere le giornate soprattutto di Rosa, che scopre di essere affezionatissima a quel padre imperfetto. Tutti lo cercano, compresi i parenti di Massafra, ma di lui non c'è nessuna traccia...

"Una storia nera" è un romanzo poco catalogabile; un pò noir, un pò thriller, un pò dramma famigliare, di sicuro spiazza il lettore proprio come il titolo promette di fare.
Tanti gli elementi che la rendono tale; l'ambiguità dei rapporti tra i due protagonisti Vito e Carla, ma anche quelli poco fraterni tra Nicola (un pò alter ego del padre) e Rosa, le descrizioni di una città anonima, la presenza inquietante di voraci gabbiani un pò ovunque che fanno da padroni soprattutto sulla scena della discarica di Spinaceto.
Il mistero legato alla scomparsa di Vito, che si chiarisce pian piano nel procedere della narrazione, l'esistenza di una sua seconda famiglia, i meccanismi sottili che legano gli ingarbugliati rapporti umani tra i tanti personaggi.
La stessa posizione di Carla cambia varie volte nell'evolversi della storia, nessuno sembra essere veramente innocente e forse nessuno lo è mai.
Una narrazione ritmata, incalzante, permette al lettore di non annoiarsi e di giungere al finale in un avvincente crescendo.
Ho trovato questo romanzo molto interessante per le tematiche trattate e per come si srotolano i fatti procedendo nella lettura, apprezzabile anche l'analisi che fa la Lattanzi dei rapporti umani, di quelle a volte neanche troppo sottili dinamiche che li governano.
Un bel libro.

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