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lunedì 15 agosto 2016

" Ovunque tu sarai" di Fioly Bocca


" Penso che sono solo una piccola formica sulla crosta del mondo, innocente e colpevole, come tutti."

" Perche questa è la vita, ora lo vedo: la prova di un funambolo alla ricerca di equilibrio."

" Partire, quasi sempre, non è andare lontano, ma tornare a se stessi."

"...ogni lingua imparata è un passaporto per una vita nuova."


Anita, trentenne cresciuta in un paesino di montagna, vive da diversi anni a Torino. Ha un lavoro sicuro ed un fidanzato, Tancredi, con cui progetta matrimonio e figli.
Anita però ha anche una madre molto malata, e non vuole ammettere a se stessa che il cancro se la sita portando via per sempre, e insieme a lei una parte della sua vita.
Non vuole ammettere nemmeno, soprattutto davanti a sua madre, che la sua vita non è perfetta come sembra, e per questo ogni sera le scrive una mail mentendo accuratamente, descrivendole una realtà a dir poco edulcorata.
Sarà proprio la scomparsa della madre, e l'incontro inaspettato con Arun, scrittore di favole per bambini, a segnare una svolta, a permetterle di riappropriarsi della sua personalità e delle sue scelte.

"Ovunque tu sarai" è un romanzo delicato, commovente, saggio, femminile.
Anita è una donna in cui la maggior parte di noi si può ritrovare, una donna smarrita in una routine rassicurante da cui si lascia trascinare senza nessun tipo di soddisfazione, senza poter scegliere nulla, senza vedere alcuna via d'uscita. Persino il suo aspetto fisico le appare spento, dimesso, e proprio guardandosi allo specchio deciderà di tornare ad essere se stessa e di riprendersi la sua indipendenza restituendosi una possibilità.
L'autrice, che non conoscevo, ha una scrittura accurata ma scorrevole, e sa stupire il lettore con tante piccole, indimenticabili perle di saggezza.
Un romanzo sicuramente da leggere, un'autrice da scoprire.



mercoledì 10 agosto 2016

" Una volta nella vita" di Ahmed Dramé


" Non sopporto l'ingiustizia. L'impotenza dei deboli di fronte alla prepotenza dei forti mi dà il voltastomaco. Allora, se sono un testimone oculare, se mi riferiscono un fatto che mi disturba, provo l'impulso di intervenire. Non posso farne a meno. Intendo dire che non è per meuna questione di coraggio, ma solo di orgoglio."

" Le barriere, siamo noi a crearle. Basta negarle perchè smettano di esistere."

Questa è la storia del film che ha commosso la Francia e che è uscito proprio nel Giorno della Memoria.
E' una storia particolare perchè riguarda il riscatto di Ahmed, l'autore, nato e cresciuto nella banlieu parigina, a Creteil.
Crescere in una banlieu ed essere di colore suona come una condanna anche ai giorni nostri, ma Ahmed non si rassegna al suo destino e, grazie ad una madre tenace e dedita al sacrificio, e ad un'insegnante un pò fuori dalle righe, otterrà l'agognato riscatto. Lo farà riscoprendo, insieme alla sua scapestrata classe, una pagina terribile della nostra storia, l'Olocausto. Lui ed i suoi compagni sapranno guardare negli occhi le immagini di quelle persone solo apparentemente lontane, sapranno immedesimarsi in loro e percepire il loro dolore, e Ahmed stesso scriverà la sceneggiatura e il soggetto del film.

E' una storia di speranza, di tenacia, di riscatto, ma il libro non decolla; è molto breve (84 pagine), poco approfondito, scritto in maniera fin troppo semplice e quasi sbrigativa, non coinvolge nonostante l'argomento sia molto forte.
Probabilmente il film sarà di gran lunga migliore, per questo il libro era francamente evitabile.



sabato 6 agosto 2016

" Mess" di Ilaria Soragni


" Mavis non sapeva cosa volesse dire avere bisogno della violenza, ma poteva immaginare..."
 

Ho letto questo romanzo perchè la trama mi sembrava originale e perchè spesso gli Young Adult riservano grandi sorprese.
Ecco, non è questo il caso e mi stupisco ancora delle recensioni positive che ho letto sul web.
La trama era appunto promettente; ambientato in un riformatorio, protagonisti Mavis, finita lì un pò per sbaglio, e Niall, accusato invece di crimini piuttosto gravi. Il loro è un amore a prima vista, e a far da contorno ci sono altri giovani detenuti e le loro storie.
Detta così potrebbe anche essere una storia credibile, se non fosse per come l'autrice la tratta e la rende assolutamente priva di senso, come privi di senso sono anche i titoli in inglese che dà ad ogni capitolo.
Il riformatorio sembra un centro estivo; gente che va da una cella all'altra senza controllo, ragazzi e ragazze sempre insieme, che dormono nello stesso letto, che riescono a non prendere quasi mai le medicine prescritte. Persino Niall, che dovrebbe essere il detenuto più pericoloso, che viaggia con manette e guardie al fianco, non si sa come riesce a stare sempre in mezzo agli altri e insieme all'amata Mavis.
I motivi per cui alcuni dei personaggi scontano la loro pena sono trattati davvero in maniera assurda; uno di loro è un bravo ragazzo ma in un periodo di stress ha tentato di strangolare la sorella (????).
Il finale e la storia stessa non stanno in piedi, i personaggi si basano su stereotipi imbarazzanti, tanto imbarazzanti quanto i tentativi dell'autrice di trasformare Niall in un ragazzo quasi perfetto nonostante ciò che ha fatto.
Parlando della scrittura, ho perso il conto di quante volte ho letto le parole "fianchi" e "ridacchiò". Una morìa di vocaboli, delle descrizioni e metafore stucchevoli e prive di senso che rendono la storia poco chiara, una grammatica elementare.
Solo dopo ho scoperto che l'autrice ha diciassette anni e ha scritto questo romanzo utilizzando il telefonino e pubblicandolo poi su Wattpad, dove ha avuto un seguito molto consistente di adolescenti che le ha permesso poi di pubblicarlo. Sempre dopo ho scoperto che si tratta dell'ennesima fanfiction sui poveri One Direction.
Però io mi chiedo; ma perchè se si vuole scrivere un libro, pur essendo così giovani, non ci si informa prima molto bene dei temi che si vogliono trattare??? Va bene la fantasia ma qui si sfiora proprio l'assurdo, e l'unico merito che mi sento di riconoscere alla Soragni è quello di aver trattato il tema della violenza da parte di guardie e direttori carcerari a discapito dei detenuti.
Ecco almeno in questo si intravede uno spiraglio di realtà.