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martedì 26 aprile 2016

" Splendi più che puoi" di Sara Rattaro


" Quando ci spezzano il cuore abbiamo bisogno di una sola cosa, una ragione per alzarci al mattino."

" In questo paese la violenza domestica è percepita come un affare privato e non come un reato da rendere pubblico."

" Dobbiamo dare un senso alla nostra vita. E' il nostro obiettivo. Lo troviamo nel sorriso dei nostri figli, nel conforto della fede o nel successo lavorativo. Poi ci guardiamo nello specchio e ci ricordiamo, semplicemente, di splendere. Ancora."


"Splendi più che puoi" è il primo libro che leggo di questa autrice, per la quale avevo grandi aspettative, che non sono state tradite.
E' un tema importante e difficile quello che affronta questo romanzo che si legge in pochi giorni, grazie ad una scrittura che definirei quasi scarna, essenziale, che non si perde in un linguaggio troppo descrittivo ma va dritta al sodo.
E' la storia di Emma e del suo matrimonio improvvisato con Marco, che lei conosce da poco e che sposa quasi per gioco soprattutto con l'obiettivo di dimenticare l'ex fidanzato e di rifarsi una vita. Marco è perfetto per lei, e quello che sembrava un gioco pare proprio la scelta migliore che Emma potesse fare; la loro vita insieme promette grandi cose.
Molto presto però quelle impercettibili sensazioni negative che le avevano trasmesso la casa di lui e qualche suo strano atteggiamento, si dimostreranno rivelatrici.
La vita di Emma diventa un incubo, lei stessa diviene prigioniera di suo marito; la sua dignità di donna, di moglie e successivamente di madre viene calpestata, la sua indipendenza negata, Emma diventa una donna fantasma, annullata dalle violenze fisiche e psicologiche di colui che avrebbe dovuto amarla e proteggerla.
Il mondo in cui sarà costretta a vivere per anni è un mondo folle, di quella follia in cui il marito trascorre la sua vita senza alcun obiettivo o vita sociale, quella stessa vita sociale che infatti le nega, proibendole addirittura di vedere i suoi genitori o di permettere alla figlia di frequentare l'asilo.
Proprio per il bene della figlia, Emma prenderà una decisione e cercherà di riprendere in mano la sua vita ricomponendo i pezzi della sua dignità di donna, o semplicemente tentando di tornare ad essere una persona.

L'autrice sa parlare delle donne, sa entrare nel corpo e nel cuore di Emma con naturalezza, riesce a farci sentire tutte delle possibili vittime di Marco, perchè non sempre "succede solo alle altre".
Ancora più delle violenze, la sensazione di alienazione, di isolamento è quella che si percepisce più chiaramente. Emma, come tutte le donne vittime di violenze domestiche, è profondamente e incredibilmente sola. Tutti sanno ma nessuno parla, nessuno fa nulla per aiutarla, quasi come se la colpa di quella situazione fosse sua, colpevole di averlo sposato.

E' una storia di denuncia, che ci ricorda quanto poco siano state tutelate le donne in Italia nei decenni passati ma quanto lo siano ancora oggi, nonostante le leggi siano cambiate, perchè nemmeno una legge può salvare una donna dalla solitudine, dalla paura, dalla vergogna.
E' però anche una storia di rivalsa, di speranza, di coraggio, perchè "Spendi più che puoi" non è solo un bellissimo titolo, ma anche e soprattutto una filosofia di vita che dovrebbe essere d'obbligo per ognuna di noi.



sabato 23 aprile 2016

" La ragazza delle arance" di Jostein Gaarder


" Nell'angoscia si è quasi completamente soli."

" Dare la vita a un bambino non significa solamente fare a questo bambino il grande dono del Mondo. Significa anche riprendersi lo stesso inconcepibile dono. "


Georg ha quindici anni quando i nonni gli consegnano una lettera ritrovata nel suo vecchio passeggino e scritta per lui dal padre, morto quando lui aveva solo tre anni e mezzo.
Il romanzo è incentrato proprio sulla lettura di questa lettera, in cui il padre, già malato e conscio di non avere ancora molto tempo da trascorrere col figlio, decide di raccontargli una storia realmente accadutagli quando era ragazzo, l'incontro con la misteriosa ragazza delle arance.
La lettera è in realtà un modo per risvegliare nel figlio ricordi dei giorni trascorsi insieme quando era molto piccolo, per permettergli di ricordarlo e soprattutto conoscerlo, e per suscitare in lui riflessioni profonde.

E' un libro molto riflessivo, incentrato su temi come il tempo che scorre, il destino ineluttabile, il saper godersi le piccole grandi cose della vita, i propri affetti, il saper vivere ognuno secondo le proprie regole.
La storia che racconta il padre e che inizialmente intriga perchè sembra essere molto misteriosa, si rivela essere poi piuttosto debole e banale. Le arance sono ovviamente solo un pretesto e un simbolo, la storia è  lenta e ripetitiva e non riesce a catturare l'attenzione del lettore.
La nostalgia e l'angoscia del padre in procinto di lasciare così prematuramente la propria famiglia, il proprio lavoro, la propria vita, impregnano il racconto e contagiano inevitabilmente il lettore; il risultato è che la positività che ci vorrebbe trasmettere l'autore si trasforma in realtà in tristezza, e il racconto, così lento e ripetitivo, non appassiona.





martedì 19 aprile 2016

" Prima o poi ci abbracceremo" di Antonio Dikele Distefano


" Molti credono che il contrario dell'amore sia l'odio, ma non è così. L'indifferenza è il contrario dell'amore. Perchè l'odio è un sentimento forte, un sentimento che ti fa posare gli occhi su qualcuno.
L'indifferenza no."

" I genitori mettono al mondo i figli.
  I figli rimettono al mondo i genitori."

"...si devono fare così tante cose per sopravvivere che vivere non so più com'è."


Enrico è sul treno per Milano, non sappiamo ancora il perchè ma ci arriveremo attraverso le sue parole, attraverso il racconto in versi di quella che è stata la sua storia con Irene, il fatidico primo amore che ti segna e che ti confonde idee, sentimenti, principi e scelte.
Enrico e Irene non hanno due situazioni famigliari semplici alle spalle, sono vittime di disamori differenti, e cercano di affrontarle e rielaborarle come possono; lui amando lei, e lei facendo del male a se stessa e facendone anche a lui.

Raccontare questo libro è impresa ardua, definirlo un romanzo come tanti altri lo è ancora di più.
Non ho sbagliato a scrivere "racconto in versi" perchè è proprio la sensazione che mi ha dato; forse una nuova forma di romanzo, un modo di scrivere originale, un flusso di concetti espressi in frasi brevi e significative.
Purtroppo personalmente non sono mai stata in sintonia con la poesia, e non ho trovato questo libro di facile lettura, ma si tratta obiettivamente di un mio limite personale.
Di certo è sorprendente pensare che sia stato scritto da un autore molto giovane, che scrive di amore in tutte le sue forme in maniera così disincantata e profonda, e che in parecchie frasi di questo libro si trovi una saggezza semplice e inaspettata.

Penso che di Antonio Dikele Distefano ne risentiremo parlare presto, perchè ha di sicuro qualcosa da dire e perchè pare proprio, leggendolo, che scrivere sia la cura a tutte le sue ferite.





domenica 17 aprile 2016

" La tristezza ha il sonno leggero" di Lorenzo Marone

" La prima cosa che direi a un figlio, una volta adulto, sarebbe: - Fai il possibile perchè ciò che ti piace non diventi un passatempo da coltivare solo nel fine settimana. E' la via più diretta per trasformarsi in un infelice.-"

" Inutile temprare i bambini alle prove, tanto ci penserà la vita. Meglio giocare a pallone, finché si può."

" Diciamocelo: se c'è una cosa che fa proprio paura è la felicità. Non sai mai quando arriva. E, soprattutto, quando se ne va."

Erri ha un nome strano come la sua famiglia allargata, ma è un tipo normale, fin troppo. Vive la sua ordinarietà come uno scolaro diligente, e forse gli va anche bene così, fino al giorno in cui la moglie Matilde lo sveglia dal suo torpore, comunicandogli che ha un amante e che tra loro è finita.
Da quel momento Erri dovrà riprendere in mano la sua vita, i suoi quarant'anni, e soffermarsi finalmente a fare ciò che più ha sempre temuto; guardarsi dentro e capire che cosa vuole davvero, che cosa davvero lo rende felice, scavando nei suoi ricordi e affrontando finalmente la sua ingombrante famiglia, capendo che forse è giunta l'ora di liberarsi (o ribellarsi?) da quel passato a cui ha sempre dato fin troppa importanza.

Che dire di questo libro dai capitoli brevi e dal ritmo incalzante? E' un bel libro, semplicemente un bel libro; divertente, autoironico, mai pesante, profondo e ricco di saggezza e di frasi da annotare.
Una galleria di personaggi unici, dalla madre Renata donna tutta d'un pezzo, politica di Destra, che sembra essere la causa principale dei problemi di tutti i suoi figli, al padre assente e un pò matto o solo sempre alla ricerca della sua personale felicità, all'affidabile patrigno Mario, ai fratelli cocchi di mamma fino alle sorellastre Flor e Arianna, due donne completamente diverse ma fondamentali nella sua vita.
Il racconto di Erri è un pò una confessione delle sue paure, delle sue manie, dei suoi ricordi e della sua nuova vita, che gli dà la possibilità di rimettersi in gioco, di sentirsi ancora vivo come quando si è ragazzi, togliendosi anche il fardello di quel figlio che non è mai arrivato e che ha mandato in pezzi il suo matrimonio.
E' una crescita, quella crescita che non è forse mai troppo tardi da intraprendere, di sicuro non per il nostro caro Erri, che ci diverte, ci commuove, obbliga anche noi lettori a soffermarci su quei pensieri che tentiamo di rimandare nella frenesia della vita quotidiana, e ci porta a scorpire quale sarà la sua decisione, quella che gli cambierà la vita, e che forse ci lascerà perplessi e un pò insoddisfatti, perchè la vita è anche questo.



mercoledì 13 aprile 2016

" Così dolce così amaro" di Barbara Delinsky


" Dunque, è peggio sognare quel che non si ha o vivere nel timore di perderlo?"

" - La vita non obbedisce ai nostri ordini, Nicole. Le cose non sono andate come volevi, ma devi accettarle..."


Nicole e Charlotte sono amiche dall'infanzia, da quando trascorrevano le loro estati sull'isola di Quinnipeague, ma da circa dieci anni si sono perse di vista e non si frequentano più, conducono vite completamente diverse. La riflessiva Nicole vive a Philadelphia col marito neurochirurgo Julian ed è diventata una foodblogger, mentre Charlotte è una giornalista single, con base a Brooklyn ma che viaggia continuamente per il mondo.
Quando a Nicole, il cui blog sta riscuotendo un inaspettato successo, viene chiesto di scrivere un libro, non esita a chiedere l'aiuto dell'esperta Charlotte, proponendole di passare un'estate sulla loro isola come i vecchi tempi, basando il libro sul cibo tipico di Quinnipeague ed in particolare sulle sue celebri erbe aromatiche.
Sono proprio gli aromi, la natura selvaggia ed incontaminata, le persone semplici e riservate dell'isola a far da padrone alle atmosfere di questo romanzo molto femminile, in cui l'amicizia ha un ruolo preponderante e la scrittura dell'autrice ci fa sentire parte dell'isola e ce la fa amare incondizionatamente.
Dietro a questa nuova estate insieme, si celano diversi misteri legati al passato, motivi per cui la loro amicizia si è bruscamente interrotta e che ci riportano indietro negli anni, trascinandoci anche verso un futuro altrettanto misterioso e incerto, anche a causa dello spettro di una malattia che tocca da vicino la realtà di una di loro.

Non chiedetemi perchè abbia deciso di leggere questo libro; non lo so nemmeno io.
Mi ha attirata la copertina, il titolo, in parte la trama ed ero curiosa di capire perchè fosse diventato un bestseller in America.
Purtroppo non posso parlarne positivamente; inizia male, la prima parte non ingrana, la si legge con fatica, personalmente anche con fastidio perchè troppo incentrata sul cibo (e ricordiamoci che siamo in America...) e sulla sua presentazione, Nicole ne è ossessionata (e ormai è un argomento che definirei saturo), e la storia sembra non voler portare a nulla di fatto.
La parte centrale è la migliore; Charlotte dà una sferzata di vita e svela il mistero più interessante del libro, facendoci appassionare alle sue peripezie e a quello che verrà dopo, e facendoci sperare in un finale degno...ma così non è, perchè sfortunatamente il romanzo crolla di nuovo verso un finale improbabile quanto a dir poco stucchevole.

Pentita di averlo letto? no ma se decidete di leggerlo, non esagerate con le aspettative e godetevi i paesaggi.




lunedì 4 aprile 2016

" Se chiudo gli occhi" di Simona Sparaco


" Come tutti i genitori era stato una risposta quando ero bambina, ed era diventato una domanda appena mi ero fatta donna."

" Ripensavo a lei come a qualcuno che abita la vita aspettando sempre che accada qualcosa, e intanto il tempo passa e la vita è quello che è già successo, quello a cui non abbiamo prestato la dovuta cura."

" Questo romanzo è la mia calma e la tua storia. La storia delle tue partenze e dei tuoi ritorni. Di quando sei passato a prendermi, per poi ripartire di nuovo."


Viola ha una famiglia, un marito e una figlia di quattro anni, un lavoro part-time in un negozio di fotografia, una vita ordinaria e senza sbocchi, una situazione che non le si addice e che la porta a nascondersi dietro ad abiti informi e a gesti meccanici e rassicuranti.
Tutto cambia il giorno in cui il padre, la figura che più ha latitato nella sua vita, segnandola profondamente, ricomparirà all'improvviso e la trascinerà in un breve ma intenso viaggio alla scoperta delle sue origini, tra i monti Sibillini che fanno da sfondo e sono allo stesso tempo il cuore del suo passato,e segneranno forse anche il futuro di entrambi.
Il rancore che Viola continua a provare per questo padre misterioso e sfuggevole si attenuerà man mano che Oliviero, celebre scultore, le rivelerà aspetti della sua infanzia, del suo passato, da lei del tutto ignorati, e la condurrà fino al doloroso ma per lei salvifico presente.

Una storia con risvolti magici (la leggenda delle Sibille, i "poteri" della nonna di Oliviero e della misteriosa Nora), molto introspettiva e piena di spunti di riflessione interessanti, incentrata su legami famigliari spesso delicati ed oscuri, su dinamiche dettate da orgoglio, rancore, cose mai dette, mai spiegate, molto immaginate.
Una storia di famiglia e di rinascita, di rivelazioni, di vere e proprie epifanie sullo sfondo di un paesaggio suggestivo e severo come solo quello della montagna sa essere.

La scrittura è poetica ed estremamente accurata, forse poco spontanea e troppo descrittiva per quelli che sono i miei gusti, e chi ama la mitologia apprezzerà i numerosi rimandi alle antiche leggende, di cui il libro è imperniato.
Tante le frasi da annotare e conservare, e un grande insegnamento sempre valido; guardare la realtà da diversi punti di vista, non fermarsi alle apparenze, scavare a fondo nelle storie e nelle emozioni delle persone, perchè anche le persone a noi più care possono non essere ciò che sembrano.