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giovedì 20 settembre 2018

" Isola di Neve " di Valentina D' Urbano






" Se ami davvero qualcosa, la ami a tal punto da farti del male."

" Lo faccio perchè non hai nessuna speranza. Perchè qui nessuno ha speranza. Perchè quest'isola ti mangia, e tu invece sei ancora tutta intera. Sbrindellata, piena di crepe, una vela senza vento, ma intera. T'è rimasta solo questa notte, Neve. T'è rimasta solo questa notte, e io non te la voglio togliere."

" Vado via solo per tornare."

" - Resta viva - mormorò. - Qualunque cosa succeda, sopravvivi. Resta viva.-"


Il sesto romanzo di Valentina D' Urbano si chiama "Isola di Neve" ed è un libro di oltre quattrocento pagine. Avendo avuto poco tempo, ci ho messo più del dovuto a leggerlo, ma d'altronde per leggere un romanzo di Valentina non basta avere del normale tempo, serve piuttosto tempo di qualità.
Perchè nelle storie che lei scrive ci si deve letteralmente affondare, si viene risucchiati in una realtà parallela, si vive e si respira coi suoi personaggi, come mi accadde col suo incredibile esordio "Il rumore dei tuoi passi", come accade sempre quando lei scrive e tu leggi.
"Isola di neve" è uscito in libreria il 13 settembre, e ringrazio come sempre Longanesi per avermelo mandato alcuni giorni prima.
La storia è intricata e si dipana su due binari paralleli;
Nel 2005 il ventottenne Manuel si rifugia nella sperduta isola della sua infanzia, Novembre, in un momento in cui la sua vita sembra completamente perduta. Cerca la solitudine, vuole scomparire, ma i suoi piani verranno presto rovinati dall'incontro con Edith, giovane tedesca approdata a Novembre per fare luce sulla vicenda di un celebre violinista suo conterraneo, rinchiuso negli anni Cinquanta nel carcere di Santa Brigida, l'isoletta situata proprio di fronte a Novembre. Edith, anche lei appassionata violinista, e letteralmente ossessionata dalla storia di Andreas, cerca di far luce su ciò che successe all'epoca e su quella donna, chiamata Tempesta, che pare aver nascosto il suo prezioso violino.

È il 1952 e la diciassettenne Neve vive a Novembre da sempre, in una famiglia poverissima, con un padre alcolizzato e violento che la picchia quotidianamente, è l'unica in grado di provvedere alla famiglia, di andare a pescare ogni giorno prima dell'alba come un uomo. Proprio approdando un giorno a Santa Brigida, si imbatterà nel nuovo prigioniero del carcere, appena arrivato e scortato dalle guardie, Andreas. Descritto come prigioniero pericolosissimo, Neve resta invece colpita dal suo aspetto, così delicato e diverso da tutti gli uomini di Novembre, e conoscendolo attraverso le sbarre della sua cella, capirà che Andreas è diverso in tutto dagli uomini alcolizzati e violenti con cui lei è cresciuta. Grazie a lui capirà che forse nella vita c'è anche altro, che non è destinata soltanto a subire e tacere.

Cosa dire di questo romanzo se non che è sorprendente, è appassionante, scritto come sempre magistralmente, con la passione, la crudezza, la disperazione così poetica di cui solo Valentina è capace.
È una storia complessa, intricata, misteriosa, con svariati colpi di scena, con personaggi che ti entrano dentro, che non sono mai perfetti, belli e profumati, mai nei suoi romanzi, e per questo li si ama incondizionatamente.
C'è tanta forza femminile, c'è tanta empatia, c'è tanta speranza nella vita nonostante tutto, e c'è poesia...poesia nei luoghi decadenti in cui Valentina ambienta le sue storie, che sa dipingere meglio di un quadro, c'è poesia nelle frasi che arrivano così, all'improvviso, tra capo e collo, e ti spiazzano, ogni pagina di questo romanzo è poesia pura, potente e commovente.
Valentina D' Urbano ha scritto davvero un romanzo meraviglioso, maturo, unico, ancora una volta indimenticabile.

giovedì 6 settembre 2018

" Vorrei che fosse già domani" di Miriam Candurro e Massimo Cacciapuoti


"Il fatto che a sua madre non potesse nascondere nulla lo aveva sempre affascinato fin da bambino. Era incredibile quella sua capacità. Forse è una caratteristica delle mamme. Sono connesse sempre con l'anima dei figli."

" Paolo si era reso conto di quanto potesse essere emozionante lasciarsi andare al destino."


Paolo e Cristina sono da qualche mese compagni di classe al Liceo scientifico, ma non si sono mai parlati, anzi Cristina sembra proprio ignorare l'esistenza del nuovo arrivato.
Hanno però una cosa in comune; entrambi, dopo esperienze piuttosto difficili, hanno deciso di rendersi invisibili, di non instaurare nessun tipo di rapporto di amicizia, di sopravvivere o vivere in sordina.
Non avevano però preso in considerazione il fatto che due esistenze simili spesso, in qualche modo, si incrociano; gli sguardi si incontrano, le rispettive stranezze diventano significative agli occhi dell'altro, e ignorarsi diventa impossibile, cercarsi necessario.

"Vorrei che fosse già domani", novità editoriale Garzanti, è una storia d'amore delicata, introspettiva, ma è soprattutto una storia di crescita, di diversità, di adolescenza.
Scritto a quattro mani e narrato a due voci ma in terza persona (elemento che non gioca mai a favore del lettore, a mio parere), è un romanzo interiore, psicologico, dal ritmo lento ma significativo, una storia che affascina e fa riflettere.
Paolo e Cristina sono due personaggi di grande forza e personalità nonostante la giovane età, e soprattutto non risultano mai banali o poco credibili.

Una lettura consigliata, soprattutto ai lettori più giovani che spesso sono i destinatari di storie d'amore scontate, prevedibili e mal scritte. Una perla di finezza e delicatezza nel panorama dei cosiddetti "Young Adult", un romanzo molto piacevole anche per un pubblico più adulto.

eccolo qui:

domenica 2 settembre 2018

" Chi ama non sa " di Gianna Schelotto





" Le lacrime di gioia scorrono più facili di quelle di dolore."

" Ho pensato che, se mi avevi scelto come antidoto alla paura, era perchè, a dispetto di tutto, sentivi che ti volevo bene."


Luca dovrebbe essere in sala parto accanto ad Alice, la madre di suo figlio che sta per nascere, invece lascia sua madre in ospedale e continua a guidare. Guida senza un perchè, senza una meta, senza un obiettivo, finchè non ne trova uno, un pò per caso e un pò per suo recondito desiderio; si dirige in piena notte a Rapallo, a casa di suo padre.

Così inizia il primo romanzo di Gianna Schelotto, esperta psicoterapeuta, giornalista e scrittrice di saggi.
Una carrellata di personaggi ordinari, difettosi come lo sono tutte le persone normali; Alice e Luca sono dei quasi quarantenni ancora immaturi ed incerti, le rispettive madri sono donne vedove e separate, ancora irrisolte come lo è zia Lula, la zia di Luca, una donna caotica e piena di contraddizioni. L'argomento centrale è la paternità di questo figlio, nato un pò per caso e per superaficialità di entrambi, ma alla fine tanto desiderato da tutti.

Sicuramente l'autrice ha attinto storie e caratteristiche dei suoi pazienti, ne descrive molto bene i tratti, le fragilità, senza giudicare, proprio come un bravo psicoterapeuta dovrebbe fare.

Il romanzo però assomiglia di più ad una novella, una "short story", e a parer mio non decolla, si perde nelle descrizioni, nei pensieri dei tanti personaggi, non riuscendo così a creare un vero pathos col lettore.