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mercoledì 11 novembre 2015

" Ho nascosto la mia voce" di Saniee Parinoush


" Fino ad allora nessuno mi aveva concesso il diritto di arrabbiarmi ed essere violento".

" - Un padre e una madre scontrosi avranno figli scontrosi. I vostri figli raccolgono quello che voi 
     seminate.-"

Un bel libro. Ambientato in Iran, narrato attraverso il punto di vista di Shahab che all'inizio della storia ha solo 4 anni e non parla, e di sua madre.
Shahab è fondamentalmente un bambino incompreso, sottovalutato e deriso dalla famiglia paterna e dal padre stesso, e vive una continua lotta non solo interiore che gli impedisce di fare quello che tutti si aspettano da lui; parlare.
Shahab non parla perchè è troppo intelligente per farlo, è troppo sensibile per accettare di essere chiamato "tonto" e trattato come tale, è troppo arrabbiato col padre che gli preferisce la sorellina più piccola (che parla già da un pezzo) ed il fratello più grande che fa di tutto per essere sempre il primo della classe e ci riesce a suon di grandi sacrifici. L'unica con cui tenta un dialogo è la madre, che lo protegge sempre ma che in fondo non lo comprende davvero e col suo atteggiamento esagerato scoraggia i timidi tentativi del piccolo di far sentire anche la sua voce.
E' un bel libro perchè sviluppa dinamiche famigliari che non sono per niente lontane dal nostro mondo Occidentale, la narrazione è scorrevole e si fa leggere d'un fiato, c'è tanta introspezione ma non risulta mai noiosa. Ogni personaggio è a suo modo vittima di una vita che forse non era esattamente quella che si aspettava di vivere...un tema che ci riguarda tutti molto da vicino.
Una lettura anche molto utile per comprendere meglio quello che pensano i bambini, il perchè di molte reazioni che noi adulti non sappiamo proprio comprendere ed accettare, per vedere la realtà anche attraverso i loro occhi. Per capire che in fondo hanno soltanto un gran bisogno di sentirsi amati.

Bello davvero.




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