"Ero l' Arminuta, la ritornata. Parlavo un'altra lingua e non sapevo più a chi appartenere. Invidiavo le compagne di scuola del paese e persino Adriana, per la certezza delle loro madri."
"Restavo orfana di due madri viventi."
"Non hai colpa se dici la verità. È la verità che è sbagliata."
Avere tredici anni e ritrovarsi all'improvviso senza più nessuna certezza, rifiutata dalla famiglia che ti ha cresciuta e costretta a tornare nella casa in cui sei nata ma in cui non hai mai vissuto.
Passare dall'essere figlia unica al dover dividere i piccoli ed angusti spazi con Adriana, la sorella più giovane, e tre fratelli adolescenti e ostili.
Essere abituata agli agi di una famiglia borghese, e piombare nella povertà di una famiglia povera e non istruita, nell'Abruzzo degli anni Settanta.
Questo è ciò che accade all' "arminuta", la ritornata in dialetto abruzzese, come la chiamano tutti da quella maledetta mattina d'estate in cui la sua vita cambia per sempre e senza una spiegazione.
Terzo romanzo di Donatella Di Pietrantonio, caso editoriale e vincitore del Premio Campiello 2017, "L'Arminuta" è un romanzo potente, complesso, ricco di spunti di riflessione, capace di emozionare, commuovere, rapire.
Una scrittura pulita, essenziale, equilibrata, tagliente, che mi ha riportata spesso allo stile (e anche alle ambientazioni e ai personaggi) di Elena Ferrante.
Una storia indimenticabile, una protagonista di grande dignità, una galleria di personaggi dipinti così bene da sembrare proprio lì, davanti a noi.
La maternità, la famiglia, i bambini in affido, l'Abruzzo con la sua pittoresca durezza, la nostaglia di ciò che è stato e non sarà più, il mistero della "prima madre"...
"L' Arminuta" è un romanzo che va letto più che raccontato, va vissuto e sentito, toccato con mano e affrontato, è una perla rara da non farsi sfuggire.
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