giovedì 1 settembre 2016

" Quando la notte è più luminosa" di Nadia Hashimi


" Ci spostavamo verso paesi che non ci volevano, e temevamo a ogni passo di essere rimpatriati."

" Voglio una vita che non mi si sbricioli tra le mani. Un giorno tornerò polvere ma, fino ad allora, voglio vivere."

"Questo romanzo è stato ispirato dalla massa di persone di tutto il mondo che cercano un luogo da poter chiamare casa."  (parole dell'autrice nei ringrazimenti finali).

La storia di Fereiba; nata a Kabul, orfana di madre,un'infanzia difficile con la matrigna e le sue figlie, ed un padre incapace di proteggerla e di non farla sentire colpevole della morte di sua madre, morta nel darla alla luce. Poi il matrimonio, i figli, e l'arrivo dei talebani, l'inizio di una guerra feroce che li constringerà a scappare dalla loro terra, dalle loro origini, per imbarcarsi in un viaggio della speranza, un viaggio alla cieca, passando per Turchia, Grecia, Italia, Francia, nel tentativo disperato di raggiungere l'agognata Inghilterra dove vive una delle sorelle di Fereiba.

"Quando la notte è più luminosa" è un romanzo splendido che narra la fuga dall'incubo dei talebani in Afghanistan di una famiglia come tante, attraverso le voci della madre Fereiba e quella del figlio maggiore Saleem.
E' un libro che dovrebbero leggere tutti, che affronta il tema attualissimo dell'immigrazione e ci fa comprendere cosa significhi avere paura, vivere nel terrore e nella speranza continua di trovare un posto che non ti ripudi e che ti possa offrire un'altra possibilità ed un briciolo di tranquillità.
Attraverso una scrittura fluida e semplice, Nadia Hashimi riesce a descrivere situazioni atroci con grande delicatezza, a far vivere questa storia sulla pelle del lettore, a tenerlo sempre sul filo del rasoio, proprio come chi fugge ogni giorno dall'incubo della guerra e della violenza più bieca, trovando solo ulteriori, enormi difficoltà e chiedendosi ogni giorno se abbia fatto la cosa giusta.

"Quando la notte è più luminosa" è un libro pieno di speranza, è un urlo di denuncia, un inno alla solidarietà.
Un romanzo da leggere senza se e senza ma, da introdurre nelle scuole, per capire che Fereiba e Saleem, e i "profughi" che vediamo ogni giorno, potremmo essere tutti noi, e che le frontiere forse, in casi come queste, dovrebbero lasciare il posto all'accoglienza e alla comprensione.







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