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mercoledì 1 agosto 2018

"Tu che sei di me la miglior parte" di Enrico Brizzi



 " Loro ormai erano una coppia, condannati a sopportarsi a vicenda, mente io avevo ancora davanti tutto il ventaglio delle possibilità."

" Le donne non appartengono ai padri, non sono proprietà dei mariti e non devono diventare le serve dei figli."

" Con certe persone è più facile volersi bene da lontano, e se volevo ritrovare un rapporto sereno con mia madre, era indispensabile che non vivessimo più sotto lo stesso tetto."

Tommaso è un bambino che sta crescendo senza padre, morto in un incidente quando lui aveva solo due anni. Vive con la madre a Bologna, in un quartiere come tanti, e cerca la figura paterna nel giovane ed estroso zio viaggiatore, Ianez.
A partire dalla sua infanzia e continuando poi per tutta l'adolescenza, appare chiaro che Tommy abbia un'indiscutibile ed innata dote; legarsi a doppio filo ai personaggi peggiori della scuola e imboccare sempre la strada peggiore.
Nonostante la sua situazione sociale non sia certamente così disastrata infatti, il nostro protagonista riesce a partecipare ad un'azione più deplorevole dell'altra, in un concatenarsi di incontri ed eventi da far rabbrividire il peggiore dei delinquenti.
Dagli atti di bullismo piuttosto efferati, alle discriminazioni di ogni genere, dalle "scorribande" col suo gruppo di Ultras allo spaccio in quantità industriali, non si risparmia proprio nulla.
Ambientato tra gli anni '80 e '90, Brizzi ci riporta un pò indietro ai bei tempi della sua prima, fantastica opera, "Jack Frusciante è uscito dal gruppo", senza però riuscire ad eguagliarlo.
La sua scrittura è forbita ma anche dialettale, semplice ma non banale, il quadro sociale che va dipingendo in queste 580 pagine (!!!!!) è preciso e crudo. I dialoghi e le azioni dei ragazzi, i loro soprannomi, il loro gergo popolare, mi hanno ricordato, soprattutto nella prima parte, "Ragazzi di vita" di Pasolini, però...però il romanzo non decolla mai davvero, non appassiona come vorremmo che appassionasse il lettore. Tommaso non commuove, non suscita comprensione, non ha un carattere; non si capisce per quale motivo finisca sempre a dare il peggio di sè.
Nemmeno il suo innamoramento perenne per la bellissima (e poco realistica) Ester, riesce a renderlo un uomo migliore, e perfino colui che definisce "il suo peggior amico" Raul, finisce per risultare più gradevole e affascinante di lui.
Insomma, Tommy Bandiera non sarà mai il nuovo Alex di Jack Frusciante, come Ester non sarà mai Aidi, ma Enrico Brizzi è un ottimo scrittore, e ce ne farà leggere ancora delle belle.

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