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lunedì 8 luglio 2019

" Accabadora" di Michela Murgia - Einaudi




 " - Non dire mai: di quest'acqua io non ne bevo. Potresti trovarti nella tinozza senza manco sapere come ci sei entrata.-"

" Durante quel viaggio Maria si ingegnò per non dormire mai, nemmeno un'ora. Il tempo le servì tutto per farsi accabadora dei suoi ricordi, e trattare gli avvenimenti che l'avevano portata a quella decisione come persone da far salire o meno sul traghetto per il continente."



Tra le letture che mi mancavano e che rimandavo sempre dando la priorità alle novità editoriali, non poteva mancare questo primo romanzo di Michela Murgia, scrittrice che ho conosciuto grazie alle sue recensioni televisive, che apprezzavo moltissimo, e di cui non avevo mai letto nulla.

"Accabadora" è il suo secondo romanzo, uscito nel 2009, e ha vinto diversi premi tra cui il Campiello.
Ambientato nella Sardegna (sua terra di origine) degli anni Cinquanta, parla del rapporto tra la vecchia Bonaria e la figlia adottiva Maria, bambina nata in una famiglia molto povera e che, misteriosamente, Bonaria decide di chiedere come "fill'e anima" alla madre, assicurando così a Maria una vita più semplice, un'istruzione e una maggiore disponibilità economica.
La vecchia Bonaria però ha una doppia vita; spesso di notte viene chiamata da altre famiglie del paese, sparisce per qualche ora e rientra a casa senza mai spiegare nulla alla bambina.
Maria scoprirà soltanto molto tempo dopo che la madre adottiva è l'accabadora; una donna che, su richiesta delle famiglie e soltanto in casi veramente molto gravi, praticava l'eutanasia nella tradizione sarda dei secoli scorsi.

Il tema dell'eutanasia, sempre molto controverso in Italia, è stata la carta vincente di questo romanzo, scritto in maniera eccelsa, con uno stile pulito, descrittivo senza risultare pesante, preciso senza diventare prolisso.
Un romanzo che parla di legami, di tradizioni, di una terra complicata e bellissima, di personaggi dipinti con grande cura, dell'ineluttabilità della morte.
"Accabadora" consacra Michela Murgia ed entra secondo me a pieno titolo tra i classici italiani.

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