" Sperimentai l'enorme potere che hanno gli oggetti di rilasciare gli odori e le voci che hanno assorbito."
" Sapevo che una madre conteneva due estremi e passava dall'uno all'altro senza preavviso. E tu potevi odiarla finchè volevi, ma poi arrivava sempre la necessità fisica di farti abbracciare e accettare."
"Perchè i genitori, senza i figli, forse non litigherebbero mai, non si lascerebbero."
"Il futuro procede per sottrazioni, non aumenta nulla, solo la nostalgia."
Elisa vive in una cittadina del Piemonte con la stravagante madre Annabella ed il fratello maggiore; un'infanzia complicata alle spalle, la mancanza del padre da cui viene improvvisamente costretta a stabilirsi in età adolescenziale. All'improvviso si troverà a dividere la casa con il padre che è per lei uno sconosciuto, ad iniziare un nuovo liceo in una piccola città di mare Toscana, ad essere sempre considerata quella nuova, quella diversa, quella straniera, e se già dove viveva prima non brillava per vita sociale, la faccenda ora si complica ancora di più. Un giorno, non sa bene come, stringe amicizia con l'invidiata Beatrice Rossetti; un'amicizia complicata, a tratti disfunzionale, una ragazza completamente diversa da lei, determinata, appariscente, sempre impeccabile, concreta, cinica. La voce narrante è quella di Elisa che, ormai trentaquattrenne dei giorni nostri, ripercorre il passato vissuto a T e poi a Bologna con Beatrice, i loro alti e bassi, la loro passione reciproca, le invidie, le incomprensioni, fino al vero punto di rottura avvenuto 13 anni prima, quando Beatrice stava per diventare per il mondo "la Rossetti", influencer di fama mondiale.
Un'amicizia al femminile quella che racconta la bravissima Silvia Avallone (di cui ho amato tanto il pluripremiato "Acciaio"), un'amicizia potente, tossica, totalizzante. Due personalità così diverse (Elisa si sente sempre inadatta, si nasconde, non stringe facilmente amicizia, si tuffa nei libri, ama la cultura, la politica; Beatrice invece è un caterpillar, prende la vita di petto, deve brillare e brillerà) accomunate da un background familiare incerto, difficile.
Elisa ripercorre i giorni della loro adolescenza fino ai tempi dell'università a Bologna, e lo fa descrivendo con affetto e nostalgia quei luoghi che dava per scontati, ricordando i tempi in cui Beatrice scopriva il potere di internet e lei passava i pomeriggi a fotografarla suo malgrado, e lo fa col disincanto dell'età adulta e di chi sa quanto siano ormai diverse e lontane le loro rispettive vite. La rabbia che Elisa prova per Beatrice, per l'indifferenza che le ha riservato l'amica negli ultimi tredici anni, si scontra con quel legame sottile ma allo stesso tempo indissolubile che non riesce a cancellare mai del tutto. Elisa si sente sempre piccola e fuori luogo al cospetto di Beatrice, e le due rappresentano una dicotomia tipica dei nostri anni; l'essere, il vivere rispetto all'apparire. L'esplosione dei social network ci pone davanti all'amletico dubbio "apparire è davvero l'essenza dell'essere, davvero per esistere bisogna raccontarsi, soprattutto attraverso le immagini, e davvero si deve sempre apparire al meglio, in immagini patinate, simulando una perenne felicità che il più delle volte è solo un'illusione?".
" Per quanto possa sembrare folle Bea, tu, mostrandoti ogni giorno, ogni ora, non hai fatto altro che nasconderti"...proprio così. Beatrice si mostra per nascondere al mondo il suo passato, il suo essere, mentre Elisa nascondendosi chiede di essere finalmente vista, considerata, in perenne attesa di un riscatto che tarda ad arrivare.
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