"Il giorno in cui morirai sarò salva. Non assolta o libera: salva."
"E divento anch'io, ogni giorno che passa, la pessima madre che sei stata per me."
"...papà che, come sempre, non si accorgeva di niente. Non l'aveva fatto quando ero bambina, non l'ha fatto dopo che sono cresciuta; aveva infilato la testa sotto la sabbia per non vedere, invulnerabile sotto uno strato di normalità. "
Ne sono rimasta un pò delusa, forse (come spesso accade) a causa delle aspettative troppo alte e forse, perché no, anche a causa delle recensioni alquanto generose lette sul web.
La storia (credo autobiografica) parla del rapporto sbagliato tra madre, definita appunto una madre medusa, e figlia, ormai adulta e diventata a sua volta madre; una madre che si rende conto di rischiare di ripetere gli stessi errori subiti in veste di figlia.
Quando madre medusa viene ricoverata in una clinica per una presunta, imprevista amnesia, l'autrice, Maria Elena , dovrà iniziare a fare i conti con il suo passato, inesorabilmente legato al presente e forse ancor più al futuro.
Se le riflessioni risultano sincere, profonde, condivisibili per chi ha avuto madri di questo tipo, la scrittura mi è apparsa troppo fredda, didascalica, e ho trovato eccessivo lo spazio riservato all'amico Ettore, come se spesso sembrasse lui il vero protagonista.
Detto ciò, è una lettura sicuramente impegnativa per chi ha vissuto esperienze simili, importante per poter indagare dentro se stessi e riconoscersi.
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