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venerdì 15 gennaio 2016

" Ognuno potrebbe " di Michele Serra


" Tutta gente che pensa dell'altra gente - ombre appena intraviste dietro il parabrezza - chissà dove diavolo sta andando, chissà perchè non se ne rimane a casa."

" La funzione di quelle parole è mostrarsi all'altezza della circostanza, ovvero nn sorpresi, non impreparati, persone informate, valorosi esponenti del circolo "A me non me la danno mica a bere" ".

" Mi dice che è stancante, alla lunga, sentirmi sempre fare lo spiritoso. Gli dico che è molto più stancante avere per migliore amico uno che anche al tuo funerale direbbe che ti riprenderai al più presto."


Conoscevo già Michele Serra; giornalista, scrittore, autore, (forse inquadrarlo in un'unica definizione è un pò azzardato), e leggendo alcuni suoi articoli ed ascoltando alcune sue inteviste, sapevo fosse piuttosto geniale.
Ne ho avuto conferma leggendo questo suo breve romanzo, solo 98 pagine quindi più simile ad un racconto, leggibile in una giornata.
Attraverso il protagonista Giulio Maria, 36 anni vivacchiati all'ombra dei genitori, schiavo dell' "avrei potuto fare ma non ho fatto", pessimista nato, Serra delinea in modo molto reale la nostra società "moderna", le sue ossessioni, le sue debolezze, i suoi paradossi. E' impossibile non riconoscersi nei luoghi, nei personaggi, nelle abitudini di cui Giulio si fa giudice al di sopra delle parti, pur facendone indubbiamente parte suo malgrado.
La trama è quasi inesistente, un pretesto per trarne un'analisi sociale irresistibile grazie al suo sottile umorismo e ai geniali termini coniati per l'occasione.
Lo smartphone di cui siamo tutti schiavi compiacenti diventa l'egòfono, responsabile dei sempre più frequenti incidenti dovuti alla "sindrome dello sguardo basso", di cui è vittima anche la fidanzata "digitambula" di Giulio.
Capannonia è la località senza pregi nè particolarità degne di nota in cui vivono, e potrebbe essere una qualsiasi località del Nord Italia industrializzato.
Il cinghiale che fa la sua comparsa in diverse circostanze nel racconto di Serra, innesca varie dinamiche tra cui il consueto e a noi molto famigliare dibattito senza nè arte nè parte, sempre più in voga nei bar, nei talk show, nella vita quotidiana (vedi scie chimiche, oscuri complotti, ricerche fatte al volo su internet tramite l'egòfono).
In questa storia senza obiettivi e senza motivazioni, la sola flebile speranza sembra ancora riposta nel ritorno alla concretezza, al lavoro manuale, alla creazione di qualcosa di tangibile. Forse anche l'inerme protagonista troverà un appiglio di salvezza dal torpore che lo domina da tutta una vita?




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