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sabato 23 aprile 2016

" La ragazza delle arance" di Jostein Gaarder


" Nell'angoscia si è quasi completamente soli."

" Dare la vita a un bambino non significa solamente fare a questo bambino il grande dono del Mondo. Significa anche riprendersi lo stesso inconcepibile dono. "


Georg ha quindici anni quando i nonni gli consegnano una lettera ritrovata nel suo vecchio passeggino e scritta per lui dal padre, morto quando lui aveva solo tre anni e mezzo.
Il romanzo è incentrato proprio sulla lettura di questa lettera, in cui il padre, già malato e conscio di non avere ancora molto tempo da trascorrere col figlio, decide di raccontargli una storia realmente accadutagli quando era ragazzo, l'incontro con la misteriosa ragazza delle arance.
La lettera è in realtà un modo per risvegliare nel figlio ricordi dei giorni trascorsi insieme quando era molto piccolo, per permettergli di ricordarlo e soprattutto conoscerlo, e per suscitare in lui riflessioni profonde.

E' un libro molto riflessivo, incentrato su temi come il tempo che scorre, il destino ineluttabile, il saper godersi le piccole grandi cose della vita, i propri affetti, il saper vivere ognuno secondo le proprie regole.
La storia che racconta il padre e che inizialmente intriga perchè sembra essere molto misteriosa, si rivela essere poi piuttosto debole e banale. Le arance sono ovviamente solo un pretesto e un simbolo, la storia è  lenta e ripetitiva e non riesce a catturare l'attenzione del lettore.
La nostalgia e l'angoscia del padre in procinto di lasciare così prematuramente la propria famiglia, il proprio lavoro, la propria vita, impregnano il racconto e contagiano inevitabilmente il lettore; il risultato è che la positività che ci vorrebbe trasmettere l'autore si trasforma in realtà in tristezza, e il racconto, così lento e ripetitivo, non appassiona.





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