domenica 18 marzo 2018

"Fai piano quando torni" di Silvia Truzzi






" Si può tornare all'età in cui ti è concesso piangere, star male, e c'è qualcuno che per contratto viene a consolarti? A dirti: va tutto bene, stai tranquilla. Una mano sulla testa, che meraviglia la mano sulla testa...Invece no: adesso nessuno ne vuole sapere di una che sta male. Appena cominci a dar timidi segni di disagio, tutti si affannano a dirti che devi stare meglio, affrontare i problemi e fare qualcosa per ritornare in carreggiata."

"Televisione? No, alle quattro del pomeriggio potevo incappare solo in Maria De Filippi. Piuttosto un tavor."

"Sai solo star male. Ma guarda che star bene è più difficile che star male." 


Due donne bloccate in una stanza di ospedale, due donne che non potrebbero essere più diverse; la trentacinquenne Margherita, di buona famiglia, laureata, con alle spalle una storia finita da poco, e la signora Anna, ultrasettantenne nata povera, grande lavoratrice fin da bambina, quando non si era certo potuta permettere un'istruzione, vedova.
Margherita è arrabbiata col mondo, col suo ex Francesco, con la madre psichiatra sempre perfetta e misurata, con se stessa per la sua incapacità di vivere e di appassionarsi alla vita, coi medici che la assistono da tre mesi, da quando si è letteralmente schiantata con la macchina, fatto che ha instillato più di un dubbio sull'ipotesi di un suo tentato suicidio. Ora in quell'ospedale Margherita ha una nuova persona da odiare e su cui accanirsi; la sua compagna di stanza che la chiama "Bambina", la sommerge di parole, racconti, informazioni da lei non richieste, la disturba con la sua invadenza, le sue osservazioni fuori luogo, il suo assurdo modo di vestirsi e comportarsi.
Di giorno in giorno Margherita inizierà a conoscere tutto di questa molesta signora, che inspiegabilmente tiene tanto a raccontarle la sua vita e, soprattutto, la sua grande e quasi platonica storia d'amore che resiste nel tempo, nonostante tutto.

Primo romanzo, edito da Longanesi, della giornalista Silvia Truzzi, "Fai piano quando torni" è una lettura piacevolissima e tutta al femminile. Una voce narrante, quella di Margherita, che col suo cinismo, la sua mancanza di fiducia negli altri come in se stessa, il suo tagliente sarcasmo, fa sorridere e riflettere, emozionare e imeddesimarsi, arrabbiare e appassionarsi. Sia lei che Anna sono personaggi indimenticabili, profondi e complessi in due modi totalmente opposti, entrambe hanno qualcosa da imparare l'una dall'altra, entrambe hanno bisogno l'una dell'altra.
Se Margherita è spaventata e delusa dalla vita, nonostante il benessere economico e sociale in cui ha avuto la fortuna di nascere e crescere, Anna quella vita se la beve nonostante le mille difficoltà che ha sempre dovuto affrontare. Col suo italiano maccheronico fa sorridere e commuovere, con la corrispondenza tra lei e l'amato Nicola ripercorre un'epoca e ci insegna il sacrificio, quello a cui spesso non siamo più abituati, e allo stesso tempo ci mostra come godersi la vita.

"Fai piano quando torni" parla di resilienza, di quella forza che sta dentro ad ogni donna anche quando proprio non la riusciamo a vedere, e tra una stanza di ospedale, Bologna, il mare toscano e verso la fine la maginificenza di una città come Napoli, inneggia alla bellezza della vita e alla fatalità del destino.

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