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martedì 24 maggio 2016

" La vita in meglio. Due storie" di Anna Gavalda


" E' più facile rifilare un anticoagulante che un frigorifero che ti spacca i coglioni ogni volta che entri in cucina..."

" ...ma come avrei apprezzato che insieme all'affetto mi avessero confidato quel piccolo segreto in più...Cioè che la felicità stava sulle scale e che non bisognava avere paura. Paura di fare rumore, paura di essere felici, paura di disturbare i vicini e di bestemmiare tutti gli accidentacci che si hanno sul cuore."

Due racconti; nel primo Mathilde, 24 anni e una vita fatta di feste, mojitos, un appartamento condiviso con due gemelle che sopporta a fatica. Le sue priorità e prospettive verranno bruscamente ribaltate da un incontro inaspettato, dopo aver distrattamente smarrito una borsa contenente diecimila euro.

Nel secondo Yann, ventiseienne intrappolato in una vita che non gli assomiglia, almeno finchè non incontra una famiglia che lo colpisce al cuore e che lo aiuterà a capire come poter essere finalmente se stesso.

Cosa dire di questo libro; non ho amato affatto la prima storia, che ho trovato piuttosto sgradevole e insignificante.
Ho apprezzato invece la seconda, che potrebbe essere descritta come una vera e propria storia di formazione, e in cui i personaggi sono pittoreschi e ben descritti.
In entrambi i casi ho avuto la sensazione che qualcosa in questo romanzo riportasse ad autori giapponesi come la Yoshimoto o Murakami...che ti lasciano (almeno a me) sempre un sentore di incompiuto, di poco chiaro, di distante, di impersonale.

Non ho amato la scrittura della Gavalda; l'ho trovata confusa, sopra le righe, confusionaria. Ho dovuto rileggere vari passaggi e ho perso il filo diverse volte, soprattutto nel primo racconto.
Ne ho apprezzato l'ironia e il fatto che le storie siano ambientate entrambe a Parigi, di cui si ha un affresco contemporaneo azzeccato, visto che la scrittrice vi è nata e ci vive tuttora.

Non l'ho trovata una lettura appassionante e ho faticato a finire il libro nonostante fosse piuttosto breve, ma è apprezzabile ed interessante lo spunto di riflessione che ci offre l'autrice, ricordandoci quanto spesso ci si ritrovi ingabbiati in una realtà che non ci rispecchia e non ci soddisfa, che ci rende vittime inconsapevoli di dinamiche quotidiane e di aspettative altrui, di meccanismi d'obbligo nella società e nelle città moderne.
E ci ricorda quanto può essere più semplice del previsto liberarsene.





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